26 - 09 - 2007
Serie A
Si gioca mercoledì sera, primo turno schifosamente infrasettimanale, l'importante sfida contro il Toro. Dopo la bella prestazione di Milano (anche quella, naturalmente, in notturna) c'è voglia di sostenere i ragazzi per agguantare la prima vittoria stagionale.
Alcuni ragazzi del Gruppo si trovano in Sede prima della partita, mentre altri (per motivi di lavoro) arriveranno direttamente al Tardini.
La Lega Calcio continua imperterrita sulla strada dei posticipi-anticipi, delle partita in notturna, degli incontri tutti trasmessi dalle pay-tv, della Serie B al sabato. Non c'è rispetto per i tifosi, ma soprattutto: non c'è amore per questo sport, ormai condannato a stadi tristemente vuoti. Eccezion fatta per gli ultras, tifosi e spettatori (comprese le organizzazioni dei medesimi), sembrano essersi arresi (senza lottare) al sistema. Si accetta tutto in silenzio, quando è troppo (troppo caro, troppo scomodo, troppo rischioso) si sta a casa. Forse la differenza è proprio qui. Noi a casa non ci vogliamo stare, perché amiamo troppo il Parma, lo stadio, il nostro essere BOYS.
I mezzi d'informazione di massa raccontano di stadi che tornano a riempirsi, ma è tutto falso. Gli stadi sono sempre più vuoti, ma non per la violenza come raccontano, ma per le partite taroccate, per i passaporti falsi, per il doping insabbiato, per le ore di coda davanti a questi cazzo di tornelli, perché andare allo stadio costa troppo e tutte le partite sono visibili in tv, perché il calcio professionistico italiano ha perso tutta la sua credibilità. Matarrese, Galliani (di recente rinviato a giudizio per falso in bilancio), Carraro, Abete. Questi gli uomini immagine del calcio nostrano, quello di calciopoli, delle sentenze accomodanti, dell'impunità e del riciclaggio (dopo aver truffato milioni d'italiani). Chissà perché gli stadi non si riempiono più...
Alcuni ragazzi del Gruppo entrano di buon ora per montare i pannelli che narrano i 30 anni di storia dei BOYS. Una storia parmigiana, di tifo e di libertà, quel tifo e quella libertà che oggi ci sono impediti.
L'esposizione è visitata da tantissime persone (di varie generazioni). C'è chi si rivede in qualche foto e ricorda i vecchi tempi, chi scopre la sua importante eredità.
Anche oggi ai tornelli c'è fila, e alcuni tifosi non riescono ad entrare in tempo per l'inizio. Qualcuno arriva incazzato e ha ragione d'esserlo. Dopo una giornata di lavoro, dopo aver pagato, dopo aver fatto la fila, non riesce a vedersi tutta la partita. Chissà perché gli stadi non si riempiono più...
All'ingresso delle squadre, oltre ai soliti leoni e ai soliti due-aste, alziamo anche i nostri tre-aste, che insieme riproducono lo striscione "BOYS". E' la nostra semplice coreografia di oggi. Non abbiamo chiesto nessuna autorizzazione in merito, perché la libertà non chiede permesso.
Il tifo inizialmente stenta un po'. Al centro siamo molto costanti ma di rado riusciamo ad essere potenti. Qualche ragazzo del Gruppo si è posizionato sul lato destro della Nord, per aiutare a lanciare i cori in assenza dell'impianto.
Nel secondo tempo, sicuramente aiutati dal Parma in campo (che con due gol in rapida successione ipoteca la prima vittoria), il tifo alza il volume. Canta più gente e con più grinta. Ricordiamoci, però, che il Parma ha bisogno di noi sempre, soprattutto quando non sta vincendo, soprattutto quando ci sono avversari alla sua portata (con cui è assolutamente necessario fare punti).
I granata sono circa 500. Buona la loro prestazione con bei battimani, sono calati un po' nel finale ma si vede che è una tifoseria compatta. Con loro ci scambiamo offese.
Non denunciano nessun striscione e non hanno "Ciao Fe'" (fermato ai cancelli da quegli eroi della questura) dietro il quale si riconoscono oggi tutti i gruppi del Toro, scioltisi dopo i fatti di Catania.
La sfida termina con una bella vittoria del nostro Parma che viene a ringraziarci sotto la Nord. Finalmente una gioia e tre punti.
La nostra giornata finisce in Sede. Siamo contenti per com'è andata e speriamo sia di stimolo a partecipare alla trasferta di Udine.
DIFFIDATO NON MOLLARE