BOYS PARMA 1977 ad Udine
Comunicato BOYS PARMA 1977
01 - 10 - 2007
Pochissimi parmigiani hanno seguito il Parma calcio a Udine. 150, forse 160. Come BOYS eravamo una settantina. Ci siamo presentati davanti ai cancelli dello stadio Friuli in buon anticipo, con alla mano i biglietti nominali da noi regolarmente acquistati e pagati (addirittura tre in più di quanti eravamo, perché alcuni ragazzi avevano dovuto rinunciare a partire). Ci siamo sottoposti al pre-filtraggio meticoloso degli steward, alle perquisizioni degli agenti di Polizia e al metal detector. Ma qualcuno di noi sarebbe dovuto rimanere fuori. Perché? Qualcuno perché in possesso di biglietto nominale intestato ad altra persona (per fare le modifiche bastava una biro e un foglio di carta), qualcun altro perché provvisto di cinghia per sorreggere i calzoni.
I BOYS arrivano in gruppo, entrano in gruppo e se ne vanno in gruppo; perché sono un Gruppo ultras.
Dopo le norme anti-tifo dell'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive (che vietano striscioni, bandieroni, megafoni e coreografie), dopo il decreto Amato-Melandri che disincentiva la partecipazione alle trasferte e azzera i diritti di ultras e tifosi, dopo i decreti Pisanu sui biglietti nominali, ecco dipendenti sottopagati e funzionari pronti ad applicare leggi e norme (per altro ingiuste e anticostituzionali) dimenticando il più elementare buonsenso. Ma nessuna regola, fosse anche sensata, può funzionare se non è applicata con RAGIONEVOLEZZA.
Per rispettare le regole (seppur sbagliate) sarebbe bastato segnare i dati dei PAGANTI (perché TUTTI avevano regolarmente pagato), ed evitare di tormentare persone che avevano viaggiato per ore. Le cinghie dei pantaloni sono un capo d'abbigliamento estremamente comune ed estremamente necessario. Volerle vietare ai tifosi del Parma, prima di farli entrare in un settore riservato ai soli tifosi del Parma, si palesava per ciò che era: un sopruso. E i BOYS non amano farsi mettere i piedi in testa da nessuno.
Così siamo restati fuori, per cercar di far valere i nostri diritti. Abbiamo parlamentato, discusso (anche animatamente), minacciato di abbandonare lo stadio per andare in città, e provato ad uscire dai cancelli. Alla fine, un funzionario più intelligente dei suoi colleghi, ha risolto tutto con molta pacatezza e rapidità.
I soprusi di cui siamo stati vittime hanno provocato attimi di tensione, che sarebbero anche potuti degenerare in situazioni peggiori. Anche le persone più miti, dopo aver pagato e viaggiato per ore (per seguire il loro Parma), non accettano di vedersi scippato un diritto sacrosanto. Tutto questo, però, ci ha costretto a perdere i primi trenta minuti della partita, nonostante avessimo regolarmente pagato per vederla TUTTA QUANTA.
Gli stadi vuoti e senza colore non piacciono a nessuno. E questo, ormai, lo hanno capito tutti. Criminalizzando e penalizzando il TIFO e i TIFOSI, il calcio si sta privando di un futuro.
Chiediamo libertà di tifo e di trasferta, per ACCOMPAGNARE LA SQUADRA DEL CUORE!