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Schedatura preventiva della "gentile clientela"

12 - 09 - 2005

Stadio di Verona, 11 Settembre 2005. Avviso destinato alla 'gentile clientela' preventivamente schedata a mezzo di biglietti nominaliA sinistra un preoccupante cartello, visibile ieri, davanti alle biglietterie dello stadio Bentegodi di Verona, prima della partita ChievoVerona-PARMA.
Iniziamo a leggerlo. Innanzitutto ci si rivolge ai tifosi, che sono la buona parte di coloro che vanno allo stadio, chiamandoli "clienti". Un termine freddo, commerciale, che non tiene in nessuna considerazione la passione, l'amore e il calore del tifoso, riducendo il tutto ad un rapporto prettamente economico, come se andando allo stadio ci si recasse a comprare una qualsiasi merce in un negozio. Eppure, se questo sport è riuscito ad attrarre milioni di persone, a mobilitare città e a far emozionare intere generazioni, è proprio grazie a quell'insieme di sentimenti ed ideali che i tifosi hanno voluto trasferirvi. Senza d'essi terminerebbe ogni magia, e rimarrebbe sul campo verde solo la cruda realtà: milionari in calzoncini corti che tirano calci ad una sfera di cuoio. E forse, allora, terminerebbero anche gli ingenti guadagni di chi, oggi, lucra infischiandosene della nostra passione.
Si rivolgono a noi cortesemente, almeno a parole, chiamandoci la "gentile clientela". Eppure, un metro più avanti, chiedendo un semplice biglietto d'ingresso allo stadio, saremo automaticamente privati di alcuni diritti di cui godono gli altri nostri connazionali. Saremo preventivamente schedati, preventivamente perquisiti, preventivamente filmati per tutto il tempo di permanenza, magari dietro una rete (preventiva) o all'interno di una gabbia (preventiva), esattamente nel posto indicato sul nostro biglietto nominale, senza alcuna libertà di movimento. Misure che sarebbero considerate disumane anche per dei carcerati, ovvero persone, al contrario di noi, processate e condannate per un determinato crimine. Al contrario dei terroristi, dei mafiosi, dei pedofili e delle mamme che assassinano i loro figli, la "gentile clientela" può essere "diffidata", quindi condannata senza nessun tipo di processo.
Lo stadio, ma specialmente la Curva, è da sempre un luogo d'aggregazione e socializzazione. Un'occasione per fare amicizie, scambiare opinioni e vivere insieme la stessa passione. Vietare, in essa, la libertà di movimento, impedendo alle persone che la vivono di conoscersi e frequentarsi, significa privarla completamente della sua funzione sociale. Probabilmente è proprio questo che vogliono fare, per trasformarla in luogo frequentato da un'insieme di singoli senza legami. Non più tifosi ma spettatori, magari d'età più elevata (se la Curva cesserà d'essere luogo d'aggregazione saranno proprio i ragazzi i primi ad andarsene) con maggiori possibilità di spesa, pronti ad acquistare biglietti a prezzi elevati e a spendere nelle strutture commerciali che dovrebbero caratterizzare gli stadi del domani.
Stiamo esagerando? Magari. Se avete qualche dubbio... date un'occhiata al prossimo documento.

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