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Inter-Napoli striscioni e rappresaglia

17 - 10 - 2007

La Curva Nord dell'Inter. Vuota Dopo gli articoli anti-trasferta della Melandri-Amato, l'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive ha lanciato una nuova moda: chiudere i settori ospiti. Ma il giudice sportivo Gianpaolo Tosel è andato oltre. Applicando il nuovo articolo 18 comma "e" del Codice di Giustizia di Sportiva (quel codice che i giudici hanno ignorato quando dovevano giudicare le grandi società di calciopoli 2006) ha chiuso una curva di casa (nella fattispecie quella dell'Inter). Stadio aperto ma popolari chiusi. Una decisione che colpisce i tifosi meno abbienti, molti dei quali hanno già pagato per un abbonamento alla squadra nerazzurra. Morale: per vedere la partita bisognerà spendere di più, se non pagare ancora.
L'articolo 18 comma "e" (obbligo di disputare una o più gare con uno o più settori privi di spettatori;) tutela gli interessi economici delle società (nell'immediato) e colpisce i tifosi nel mucchio. L'obbiettivo della nuova norma è proprio quello di disgregare le tifoserie. Attraverso una rappresaglia indiscriminata il sistema cerca di stimolare una conflittualità interna alle medesime. Una strategia che già ha dato dei risultati. Dopo mesi di propaganda anti-ultras e anti-tifo, un tifoso (reo di aver lanciato un petardo che non ha ferito nessuno) è stato aggredito e consegnato alle forze dell'ordine da altri spettatori a Torino. Segno evidente dell'avvenuta rieducazione che ha stravolto il concetto di giustizia nella pubblica opinione, per cui si ignorano crimini e scandali gravissimi, ma si è pronti a giustiziare sommariamente chi tifa in modo acceso allo stadio.
Gli striscioni esposti dagli ultras interisti nel corso di Inter-Napoli del 06 ottobre 2007 non erano né violenti né razzisti, al contrario di quanto fatto credere da alcuni mezzi d'informazione. Non erano violenti perché non incitavano alla violenza. Non erano razzisti perché non promuovevano alcuna discriminazione su base razziale (è anche bene ricordare che Milano e Napoli sono due città italiane, i cui popoli - storicamente - sono d'origine europea). Erano, semplicemente, striscioni offensivi.
Le offese (più o meno felici) tra opposte tifoserie mantengono vive le rivalità, quelle che hanno contribuito a fare del calcio lo sport nazionale per eccellenza. La chiusura degli stadi e dei settori popolari; la censura su striscioni, megafoni e bandiere; la burocrazia che penalizza la partecipazione; servono solo a favorire l'esodo dei tifosi, che stanno abbandonando gli stadi della penisola.

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