BOYS PARMA 1977

Ultras Liberi

Servizi Rss Ultras Liberi
Ultras Liberi
Motore di Ricerca di Ultras Liberi

La battaglia per la libertà di tifo continua...

19 - 10 - 2007

L'articolo che segue, a cura di Raffaello Brunasso, è tratto dal "Nerazzurro" di Bergamo.
[I collegamenti ipertestuali (link) rimandano ad altre pagine di questo sito e sono stati da noi aggiunti per chi volesse sviluppare alcuni argomenti]

Vittoria di Pirro

Prendete debitamente nota della data, giovedì 11 ottobre, perché nel nostro piccolo, di noi tifosi da stadio nonostante tutto intendo, ha un sapore ed un valore particolare. Quasi una rivincita. Accade infatti che il più grande quotidiano nazionale, il Corriere della Sera, attraverso la penna del giornalista Alessandro Pasini, dedichi addirittura una pagina intera agli "effetti collaterali" provocati dalle leggi speciali Pisanu e Amato, con il contorno dei divieti ed interventi vari a carico dell'Osservatorio per le manifestazioni sportive del Viminale (Ministero degli Interni).
A stringere, il buon Pasini sottolineava un'ovvietà lapalissiana: "Andare allo stadio? Caro, scomodo e complicato. Biglietti nominali, perquisizioni, rischi: meglio la tv".
Sulla stessa lunghezza d'onda, quasi avesse sotto mano l'articolo di cui sopra, nel Tg dello sport di RAI 2 delle 18.10, un servizio a cura di Amedeo Goria ricalcava le analisi, gli approfondimenti e le conclusioni già lette nel pezzo del Corriere. Incredibile! Già, perché risulta evidente a tutti che se certe riflessioni ce le facciamo tra di noi, gli effetti sono minimi, sia pur, nevvero, si contribuisca in modo determinante a far circolare le idee. Fenomeno pericolosissimo per il sistema calcio e quant'altro.
Anche il Nerazzurro, certo, sorta di samizdat, è partecipe di questo fenomeno spontaneo e irregolare (nel senso che non esiste una regia), di pieno e aperto dissenso verso la gestione plutocratica del calcio moderno. Il fatto che il quotidiano istituzionale per antonomasia, sempre così compassato e rispettoso dei poteri costituiti, si sia in qualche modo esposto su un tema scivoloso come quello della gestione dell'ordine pubblico durante le gare di calcio, rappresenta ovviamente una novità significativa sulla quale occorre soffermarsi doverosamente.
Il Pasini-pensiero. L'incipit del nostro giornalista ricorda in qualche modo l'approccio ed i preliminari prima di un rapporto amoroso: tenero, dolce e vellutato.
"L'ultimo stadio è un luogo triste e inaccessibile da cui è meglio tenersi distanti, se già non provvedono a obbligarti le autorità. Loro hanno mille giustificati motivi per farlo. E forse, in una fase storica di transizione, questo è il necessario prezzo da pagare... Ma la sensazione - e la frustrazione - di molti tifosi ‘normali', non ultrà, oppure ultrà che non hanno mai fatto male ad una mosca e avrebbero solo il bizzarro vizio di andare allo stadio tra amici con bandiere, striscioni e canti, e che ci si stia spostando da un estremo all'altro. Dal ‘liberi tutti' di prima agli attuali ostacoli che, partendo da un tornello, arrivano al caso limite delle gare a porte chiuse... Come se per fronteggiare i pirati della strada si decidesse di chiudere la circolazione a tutti".
Applausi e commozione, una standing ovation da parte di tutti i tifosi di tutti gli stadi d'Italia. Pasini si sofferma poi, analizzandoli ad uno ad uno, sugli effetti collaterali: le lungaggini per l'acquisto del biglietto ("fra code, tornelli e perquisizioni. Decidere di andare alla partita è come pianificare un viaggio, ma senza il piacere del viaggio. Vale ancora la pena?"), l'esigenza, nonostante Italia '90, di nuovi impianti sportivi più confortevoli, accoglienti e funzionali, l'assurdità del divieto di seguire la propria squadra in trasferta e la tristezza degli stadi senza più colore e calore.
"Fare scenografie è diventato impossibile. Così i colori scompaiono dal tifo e impera il grigiore. In compenso, fumogeni o striscioni razzisti non mancano mai. Adesso la vita dello spettatore ‘normale' è complicatissima". Il giornalista del Corriere, in chiusura di articolo, segnala anche i rischi derivanti dalla inibizione alle trasferte. Può succedere che, vedi la gara tra Inter e Napoli, i tifosi ospiti, chiuso e sigillato il settore del tifo avversario, acquistino in massa biglietti di altre zone e si riversino in massa a fianco dei supporter di casa. Una situazione pericolosissima, sulla quale Pasini chiosa: "... in attesa di un mondo fantascientifico in cui tutti i tifosi si mischieranno in pace e amore come a Woodstock, non può essere solo il divieto generalizzato. Neanche se questo è più facile dell'isolamento del singolo colpevole. L'unico che deve davvero stare fuori dallo stadio".
Oggi le comiche. Diverse e circostanziate, sia pur con un taglio diverso, diciamo sul "giustifical istituzionale", le posizioni assunte dal giornalista di Repubblica, Corrado Zunino, nella stessa giornata di giovedì 11 ottobre. Il titolo del pezzo, "Ultrà. Estorsioni, violenza, affari nel calcio è sempre paura", giustifica ampiamente un ouverture che riporta essenzialmente frasi pronunciate in conferenza stampa dal Ministro degli Interni, Amato. Anche secondo la Melandri la cura degli stadi chiusi e delle trasferte proibite avrebbe funzionato, dimenticandosi però, un'amnesia da poco, ad esempio, che a Milano 1500 tifosi del Napoli, in barba ai divieti, hanno acquistato autonomamente i biglietti riservati ai tifosi interisti nelle ricevitorie del capoluogo lombardo, posizionandosi gomito a gomito con i supporter del biscione. Situazione esplosiva che per puro miracolo non è degenerata. Nel quadro generale ottimistico non si fa menzione ad esempio che sì, è vero, la situazione dentro lo stadio è stata normalizzata grazie a repressioni e militarizzazioni, lo stesso, par di capire, nevvero, non lo si possa affermare per quanto accade nei dintorni degli impianti o negli autogrill. Già, perché si sono voluti abolire i treni speciali e, quindi, gli Ultras ed i tifosi al seguito della propria squadra si muovono ora un po' come gli pare. Non ci pare proprio un miglioramento nella gestione dell'ordine pubblico.
Allo stesso modo, si è dato in testa ai vertici delle Curve attraverso DASPO ed altri provvedimenti restrittivi, con il risultato che, soprattutto nei grandi centri metropolitani, la frammentazione del tifo è degenerata in schegge impazzite, violente ed in qualche caso legate alla malavita comune. Ottimo risultato, complimenti vivissimi. Fa sorridere, poi, come si giunga a strumentalizzare certi fatti alla propria bisogna. Si vogliono infatti evidenziare due risultati positivi già raggiunti dal decreto Amato: interi settori extra-curva hanno preso le distanze dagli atti di violenza (vedi l'esempio il lancio del fumogeno del tifoso bergo-juventino a Torino) e diversi gruppi Ultras in provincia hanno scelto la non belligeranza (diciamo che la DASPO ha falcidiato tutti i Gruppi). Nel primo caso, basta ricordare che il tifoso protagonista del gesto non era "nascosto" nella "torcida" della Curva, ma era ben sistemato su un seggiolino della tribuna. Stessa solerzia, invece, non hanno dimostrato i napoletani nei confronti di quel tifoso che ha scagliato una bottiglietta contro un guardialinee e costretto l'Osservatorio, nella gara successiva con il Genoa, a castigare il Napoli con lo stadio a porte chiuse. Anche in questo caso, spesso lo si dimentica, il "corpo contundente" è stato lanciato dai distinti. Poi, che non si riesca ad individuare il protagonista di questo atto di violenza (ma la videosorveglianza funzionava? I biglietti nominativi a cosa servono, allora? I tornelli?), pare francamente sconcertante.
Ovvio, se metti il mondo del pallone nelle mani dell'Osservatorio, dove la presenza delle forze dell'ordine è influente e nutrita, beh, quelli si comportano per come sono stati addestrati, non ci vedo nulla di sconvolgente. Mi chiedo solamente se viviamo in uno Stato di diritto.
L'atteggiamento dei tifosi. Se pure il Corriere si è accorto, pur non menzionando la protesta civilissima promossa dalle Curve, che i risultati del decreto Amato si possono leggere in chiaroscuro, vuol dire che i tifosi non hanno perso la loro battaglia. Già, perché ora ci ritroviamo in molti casi con stadi da paesaggio lunare, spenti, grigi, addirittura lugubri (beh, l'esempio lo abbiamo in casa...) e, soprattutto, semivuoti. Le famiglie non tornano e non potrebbe essere altrimenti.
Il fatto, però, che ci si interroghi sulle conseguenze di questi decreti, è una chiara vittoria del mondo delle Curve e di quei tifosi che comunque allo stadio ci vogliono andare. Fare terra bruciata non è servito a molto. Il problema violenza, come ampiamente previsto da più parti, si è aggravato e più semplicemente spostato in altre aree delle città, come d'altronde il modello inglese (sic) aveva già dimostrato.
A Bergamo l'atteggiamento dei tifosi è stato coerente e tutti dovrebbero prenderne atto. Istituzioni comprese. La protesta delle Curve incolori è una risposta chiara e vincente, nella quale si riconoscono migliaia (milioni?) di appassionati. La partita a scacchi continua, ma le certezze aumentano. E Bergamo, ancora una volta, si ritrova sull'argine giusto.
In alto i cuori.

BOYS PARMA 1977

Curva Nord Matteo Bagnaresi Rispetto per noi che ci siamo Ultras Liberi Minoranza Rumorosa Diffidati BOYS