Desolazione al ministero... di "Ragazzi di Stadio"
25 - 03 - 2007
Non c'è altra parola per descrivere le sensazioni dopo l'incontro a Roma con Ministro Melandri e sottosegretari vari.
Non c'è altra parola per riportare il triste sapore di amaro in bocca che un simile consesso ha lasciato.
Ma facciamo un piccolo passo indietro. A margine del nuovo ed ennesimo decreto contro la violenza nel calcio, dopo una serie corposa di norme repressive, inibitorie, limitative e chi più ne ha più ne metta, c'è un articoletto, l'ultimo, nel quale si prevede la possibilità di un tavolo di lavoro fra istituzioni e "associazioni virtuose" per portare avanti e diffondere le buone pratiche e, proprio in virtù di tale norma, lo scorso 12 Marzo si è tenuta a Roma una riunione fra, appunto, la ministro Melandri, il sottosegretario Lolli ed il Commissario Pancalli, alla quale hanno partecipato alcune associazioni o enti appositamente invitati dal ministero.
Sorte o non so cosa, ha voluto che l'invito fosse esteso anche alla nostra Associazione editrice di Sport People. Visto che il decreto non aveva avuto ancora conversione in legge, tale invito ci è sembrato un'occasione, last chance, per esprimere perlomeno le nostre perplessità sulle nuove norme. Non ci aspettavamo tanto ma quello che è venuto fuori è ben peggiore delle più sgradevoli previsioni.
Un tavolo di lavoro lo si intende con una sorta di livello paritario, invece l'incontro è stata un'audizione di pochi minuti, con tanto di gentile signorina pronta a sfilarti dalla mani il microfono non appena scaduto il tempo, come si trattasse di una supplica al sire di medieval memoria. Un'ora e tre quarti alla presenza del Ministro che poi, ma guarda te, è dovuta andar via causa ulteriori impegni e ci ha lasciati nelle mani del sottosegretario, lasciando un po' tutti di stucco considerato che, in fondo, mica l'avevamo fissato noi l'incontro. Forse non si aspettava che arrivassero tante associazioni o forse aveva fatto male i conti, quello che pensiamo è che quando si chiede e si ricerca il parere di quella che un tempo si chiamava "la base" ci deve essere anche la volontà di ascoltarla fino in fondo, almeno con la stessa pazienza con la quale noi abbiamo ascoltato lei nelle sue argomentazioni a difesa del provvedimento. Argomentazioni che poi si riducono in un laconico "la violenza c'è e noi dovevamo far qualcosa".
A parte questa defezione, per il resto le audizioni hanno avuto come protagonisti associazioni che lavorano con bambini e ragazzi all'interno del mondo dello sport e poi le immancabili federazioni dei vari Club di tifosi che si lamentavano dell'impossibilità di ottenere biglietti e, aggiungiamo noi, dell'impossibilità della gestione degli stessi. Voci contrarie al decreto per quanto riguarda l'aspetto legato al divieto di ingresso per striscioni e bandiere ci sono state e, da parte nostra abbiamo cercato, nello scorrere veloce di tre minuti, di porre l'accento sulla diffida preventiva, sul caro prezzi e sulla storia e l'unicità della cultura ultras.
Parole al vento: credete, parole al vento.
Mentre il ministro Melandri invocava, parole uscite dalle sue labbra, misure drastiche, il sottosegretario Lolli, almeno a parole, ci è sembrato un attimino più cauto nel dare giudizi su un "mondo" che ai non addetti ai lavori sembra risultare semplice anche se poi, alla prova dei fatti, questa semplicità si perde in azioni che dire discutibili è un eufemismo. Comunque il sottosegretario Lolli ha tenuto banco per diverse decine di minuti in cui si è dichiarato affascinato dal mondo dello sport e del calcio ed in particolare ed ha puntato il dito su razzismo e violenza ribadendo che questi fenomeni vanno combattuti alla base e perciò anche la scuola deve fare la propria parte.
Belle parole, anche se noi pensiamo che violenza e razzismo non siano fenomeni esclusivi del calcio, ma che anche nella vita sociale, e men che meno in altri sport, si assiste a manifestazioni che anche Melandri & company non approverebbero. Noi abbiamo insistito sui problemi che deve affrontare un ragazzo per andare a vedere la partita, abbiamo puntato il dito contro la diffida preventiva, contro il sistema televisivo, contro quei personaggi ambigui, e sono tanti, che navigano nel mondo del calcio.
La controparte, dal dietro al suo bel tavolone, non ha neppure preso nota: evidentemente non sono queste le cose che vogliono sentire. Il dissenso non è ammesso e, forse, è anche mal tollerato; il dissenso non trova posto nelle stanze del potere anche perché, come è stato ben rimarcato, il decreto è passato al Senato alla quasi totale unanimità.
Non tocca le poltrone, non mina le maggioranze relative, non lede i personali privilegi o gli interessi di lobbies o categorie. In fondo il decreto limiterà la libera espressione, limiterà le possibilità creative, inibirà le libertà personali, introdurrà uno spirito nuovo di far giustizia basato sull'indizio e sul preconcetto invece che sulla prova e sulla presunzione di innocenza finché non vi sia verdetto contrario.
In fondo il decreto vale solo per gli ultras e solo nella cornice dello stadio, quell' universo a parte dove la giustizia è amministrata in modo sui generis, andando contro il principio che ispira il resto del mondo che sta fuori.
Insomma nessuno cambierà il decreto perché il decreto va bene così o, come ha detto il Ministro e ripetuto il sottosegretario, si doveva far qualcosa e quel qualcosa eccolo qua.
E se da domani non potranno entrare gli striscioni la colpa non è del decreto ma dell'Osservatorio Nazionale sulle manifestazioni sportive al quale il governo ha delegato la vigilanza sull'attuazione dello stesso sia in materia di sicurezza (tornelli, telecamere..), sia in materia di striscioni e diffide.
E poco importa se i membri dell'Osservatorio sono espressione del mondo delle forze dell'ordine, che da sempre spingono verso provvedimenti sempre più repressivi, e della Lega, che da sempre avversa gli ultras rei di aver criticato fin dagli albori la gestioni managerialistica del calcio fatta di pay tv, business e illegalità diffusa.
Poco importa se le linee guida dell'Osservatorio sono quelle enunciate da uno dei suoi componenti sulla Gazzetta di Sabato 17 Marzo, sulle cui pagine si legge che, per l'osservatorio, megafoni e tamburi sono oggetti attraverso i quali diffondere violenza (un tamburo???????), e che, sempre per l'Osservatorio, la composizione delle nostre curve è fatta da due "caporioni", una decina di "potenziali violenti" ed il resto (mettiamo cento, trecento, mille) "IMBELLI" condizionabili. Ragazzi, per l'Osservatorio, a parte il capo e i suoi adepti che, per preconcetto, sono violenti, il resto siamo una manica di pecoroni che seguono le parole e i gesti del primo scemo di turno.
Ma che bella considerazione dei giovani ha l'Osservatorio al quale il Governo lascia la delega: dalle nostre parti si dice se piove di quel che tuona...
Insomma non siamo in mani buone e non lo saremo mai finché chi legifera in materia di stadio non si renderà conto che la vita di curva, la vita da ultras è una vera Cultura e come tale va trattata e non come una accozzaglia di emeriti scemi che pende dalle labbra del capetto di turno. Forse questo accade in altri ambienti dove disciplina e comando sono l'imperio per tutti e dove alla parole del superiore si risponde solo "si signore" e si annuisce accondiscendo.
La curva non è una caserma, ma è un laboratorio, è una fucina di idee in movimento. È l'unione di menti e pensieri che hanno rappresentato per quarant'anni uno dei pochi momenti di libera espressione della vitalità giovanile italiana. L'esperienza ultras è, nella sua complessità, un esempio concreto di autoregolamentazione e autogestione fatto da giovani per i giovani, è una delle esperienze autoctone italiane copiate, studiate e esportate in tutta Europa ed è, per questo, una fabbrica in continua evoluzione, scambio culturale, esperienza unica.
Ma questo poco importa a chi decide, poco importa al Governo, Ministro, Sottosegretario, Parlamento, poco importerà all'Osservatorio, poco importerà all'italiano medio lobotomizzato dalla comoda e attraente televisione che fa dell'ultras animale violento e del calcio prodotto dal facile consumo mediatico. Poco importerà se si perderà forse l'unica possibilità che è data ai ragazzi e alle ragazze di poter far parte di qualcosa di veramente speciale proprio perché libero e allo stesso tempo denso di significato.
Gli stadi saranno polifunzionali, con tanto di sauna, piscina e centro commerciale, il calcio sarà solo un diversivo tra una seduta di spinning e la scelta del detersivo da lavatrice. I biglietti saranno nominali, con le impronte digitali e lo schema dell'iride, il chip tecnologicamente immodificabile e le telecamere controlleranno se il capello bianco che avevi la settimana scorsa sulla tempia destra c'è ancora.
Tutti gli spettatori saranno seduti ed allacceranno le cinture e lo steward, prima di inizio gara, mostrerà a tutti le uscite di sicurezza mentre lo speaker le ricorderà a voce. Staremo comodi e rilassati gustando caviale e sorseggiando champagne, chi se lo permetterà, per tutto il resto del mondo ci saranno comodissimi pacchetti home tv con tanto di snack incorporato che un lesto fattorino consegnerà a domicilio.
Tamburi, striscioni, cori, battimani, coreografie, lasceranno il posto ad imbellettate ragazze pon pon ed a coreografi di grido che dirigeranno lo spettacolo. Non ci sarà più violenza, forse, ma non ci saranno più passione, sentimento, tribolazione, rabbia, gioia, frenesia, attaccamento, impulso, slancio emotivo. Ci rinchiuderemo in noi stessi senza avere la gioia di stringersi al gol con chi ci sta accanto perché non è più l'amico di tante trasferte, il compagno di mille avventure, il tuo amico di gruppo che come te vive e sente le stesse emozioni perché ormai fanno parte dello stesso comune vissuto, ma è un semplice sconosciuto che, se va bene si interessa alla tua stessa squadra. Insomma non ci saremo più persone vive e vitali ma semplici comparse che siederanno su comodi seggiolini da bravi e indottrinanti consumatori del prodotto calcio. E dei tifosi non resterà che un flebile ricordo nelle menti di chi ci ha, un giorno, creduto.
Good luck, ultras, ce n'è davvero bisogno!!!
Barbara Salamone e Valerio Poli per "Ragazzi di Stadio"
P.S.: abbiamo lasciato in dote al ministro Melandri, al sottosegretario Lolli e al commissario Pancalli il nostro documento che riportiamo fedelmente: la nostra speranza è che lo possano aver letto e riflettano su alcune tematiche.