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Il vero ed inquietante Osservatorio del Viminale

09 - 10 - 2007

L'articolo che segue è tratto da "Asromaultras.it".
Asromaultras.it riprende un intervista de "Il Romanista" del 06 ottobre 2007, effettuata da Daniele Galli al Dott. Felice Ferlizzi (presidente dell'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive), e la commenta.
NB: Il testo in corsivo è il commento curato da Asromaultras.it.
[I collegamenti ipertestuali (link) rimandano ad altre pagine di questo sito e sono stati da noi aggiunti in un secondo tempo, per chi volesse sviluppare alcuni argomenti]

Ultras siamo pronti ad ascoltarvi

Il Televideo impostato su pagina 101. "Ultim'ora". Nel cuore del Viminale, tra una nota di Bach e un'altra di Beethoven, tra una foto del Papa e un tricolore, la tivù di Felice Ferlizzi è sempre accesa.
Il presidente dell'Osservatorio sulle manifestazioni sportive, l'uomo che assegna rischi all'Italia del pallone, in fondo, ama l'informazione.
«Va bene, facciamola questa intervista. Ma so già che mi processerà (e perché?)», sorride diffidente.

Presidente, partiamo dagli ultimi incidenti tra tifosi. Vi stanno facendo "sballare" tutti i dati positivi e ottimistici che avevate stilato sulle curve. Non crede che fossero viziati dalla chiusura degli stadi e dai divieti delle trasferte, del dopo - Raciti?
«Non è stato falsato nulla. Le spiego. Che il calcio italiano avesse dei problemi da qualche anno (direi da sempre, ma - se si riferisce alla violenza - chissà dov'era Ferlizzi negli anni '80... se invece si riferisce alla corruzione, ai vari Moggi che si acchittavano le partite e le cui mogli venivano scortate durante lo shopping allora ha ragione), è un fatto condiviso da tutti. La stagione appena trascorsa è stata, però, certamente particolare.
Nel campionato di Serie B c'erano realtà importanti come Juventus, Genoa e Napoli. Nonostante l'aumento delle presenze sugli spalti, dopo l'11a giornata registravamo comunque una flessione del numero di incidenti tra tifosi. L'unica nota stonata era rappresentata dal maggior numero di feriti contati tra le forze dell'ordine.
Ci chiedemmo allora se questo non dipendesse dalla mancata messa a norma degli impianti (E avete pensato di sì, non frequentando lo stadio come facciamo noi.
Invece no: dipendeva - oltre naturalmente ad una frangia violenta di tifosi propensi allo scontro - ANCHE dalla non professionale gestione dell'ordine pubblico e dall'abuso del DASPO, che ha fatto salire il veleno a tutte le tifoserie d'Italia.
Avete sostituito la P.S. con gli steward e le cose sono migliorate.
Tra un po' gli steward si "celerizzeranno", come già sta avvenendo, e saremo da capo a dodici. Resta il fatto che gli impianti ora sono a norma ma, ciò nonostante, siete costretti a chiuderli o a vietare le trasferte, quindi è ovvio che non era solo quello il problema)
.
La legge c'era, era la Pisanu (daje Torres! Un occhio di riguardo per favore!) del 2005, ma le società di calcio avevano usufruito continuamente di proroghe (più che proroghe, deroghe. E chi gliele dava? I Prefetti!!!).
La situazione precipitò a febbraio, allorquando l'ex commissario straordinario della Figc, Luca Pancalli, fermò tutto il calcio, dopo gli omicidi del dirigente, Ermanno Licursi e dell'ispettore di polizia, Filippo Raciti (più per il secondo che non per il primo). Con il decreto Amato si disse "basta" alle proroghe per gli stadi non sicuri (bastava non concedere più deroghe, il decreto non era necessario, già c'era la Legge Pisanu che nessuno - società e polizia - applicava), aprendoli solo agli abbonati (rimedio ipocrita: se uno stadio non rispetta le norme di sicurezza, ciò vale anche per gli abbonati). Alla fine della stagione, i nostri dati sulla sicurezza furono confortanti (stendiamo un velo pietoso)».

Resta il fatto che quelle statistiche fossero state influenzate dalla parziale chiusura degli impianti.
«Certo, anche quello è un dato di fatto. Ma noi non dobbiamo vendere un prodotto a qualcuno. L'Osservatorio deve fare una fotografia per altri enti, anche per le società di calcio. E questa fotografia è assolutamente obiettiva (magari sull'obiettivo della macchina fotografica c'è qualche filtro...). Non voglio mica dire, poi, che i nostri dati siano positivi in assoluto. Ma incoraggianti, questo sì (Alcune mini inchieste hanno dimostrato, per tabulas, come tali dati siano decisamente discutibili, volendo usare un eufemismo. Mi piacerebbe fare diverse domande al Dottor Ferlizzi su come vengono rilevati questi dati, da chi, e, soprattutto, se vengono aggiornati. Io ho dimostrato che non sono corretti, utilizzando gli stessi dati forniti dalla Polizia di Stato e dal suo Osservatorio, prima presieduto dal Dott. Francesco Tagliente, ora Questore di Firenze)».

Come fa l'Osservatorio a stabilire che una partita è più a rischio di un'altra?
«Cominciamo con il dire che l'Osservatorio non è un Tribunale (ce ne eravamo accorti tutti: un Tribunale è imparziale!), né si sostituisce alla giustizia sportiva. Dà all'autorità provinciale (i prefetti, ndr) dei pareri. Peraltro, da quest'anno diamo questi consigli quindici giorni prima della partita sotto esame, non più solo sette. Fatte queste premesse, viene condotta un'istruttoria».

Un'istruttoria?
«Ci sediamo tutti insieme al tavolo, componenti delle forze dell'ordine e sportive. Io coordino l'attività. Ma non decido da solo. Cerco di moderare gli interessi che si contrappongono (denaro e sicurezza), poi si vota. Le determinazioni passano con i due terzi dei voti dell'Osservatorio».

Quali sono i criteri che adottate?
«Vengono presi in esame due criteri precisi ai fini della determinazione dell'Osservatorio: "l'indice di rischio" e la "gravità". Anche qui serve fare chiarezza. Allora, l'indice di rischio si riferisce alla partita. Se quel match può comportare maggiori o minori problemi di ordine pubblico (per questo leggono collegialmente il muro di Tifonet e analizzano le scritte sui muri, vedi Genoa-Milan). Ma il vero patrimonio genetico di una tifoseria è rappresentato dal coefficiente di "gravità", una sorta di punteggio attribuito dopo ogni partita, che tiene conto dei verbali stilati dalle forze dell'ordine, delle comunicazioni delle società, della giustizia sportiva nonché della posizione dello stadio. Se l'impianto garantisce una maggiore o minore sicurezza. L'indice di gravità è un voto che poi la tifoseria si porta dietro (Il criterio, da questo punto di vista, può anche essere corretto. Tuttavia mi chiedo: l'indice di gravità viene cancellato o ridotto quando la tifoseria non dà problemi o rimane per l'eternità? Roma-Napoli o Genoa-Milan non si potrà mai più giocare da qui fino al 2100? E perché non vietate la vendita ai tifosi ospiti in un qualsiasi Roma-Lazio o Lazio-Roma? Vi crederò e dirò che avete agito correttamente solo quando farete giocare Roma-Lazio o Lazio-Roma a porte chiuse, visto che la partita è a rischio elevatissimo. Ma non lo farete mai e sapete bene perché). Che influisce sulle determinazioni future dell'Osservatorio e che va da zero a tre».

Dopo Roma-Inter, ci risulta che alla società giallorossa sia stato dato un tre, mentre all'Inter un uno.
«Non vedo perché ci si scandalizza di questi nostri criteri. Io sarei più preoccupato dei due romanisti che danno la classica "puncicata" ai due interisti, solo perché sono interisti (Su questo sono d'accordo. Quello che contesto è l'ipocrisia: a Roma-Manchester United che coefficiente verrà dato? Farete disputare la partita di giorno? Perché non imponete all'UEFA un orario diurno? Perché non potete farlo, in quanto gli interessi che si contrappongono prevedono che il denaro prevalga sulla sicurezza e perché in Europa riderebbero dietro all'Italia, ecco perché! Altro che Europei 2012! In tutta Europa ci sono i problemi dell'Italia ma solo da noi ci sono questi rimedi elimina-tifosi)».

È che non si capisce dove inizia e dove finisce la responsabilità oggettiva di una società. Tanto per capirci, se un tifoso dell'Inter viene aggredito a Ponte Milvio, la Roma è penalizzata. Ma se la stessa aggressione avviene a Piazza Navona? Avete una sorta di "distanza" limite? (domanda correttissima)
«Lei sa che la responsabilità oggettiva (un mostro giuridico) è già contemplata dalla giustizia sportiva. Nel calcio, una società paga per il comportamento dei propri tifosi.
Ma a noi questo non interessa, non facciamo un discorso di responsabilità oggettiva.
È semplicemente il nostro sistema di lavoro. In caso di incidenti che possano pregiudicare la gara, e ovunque accadano (Il Dottor Ferlizzi dice "ovunque": occhio a litigare nei pub che poi alla Roma gli squalificano il campo!), è giusto tenerne conto. Dispiace per la Roma, certo. Ma la Roma, accanto a sé, è circondata da fatti di questo genere (tradotto: di violenza, ndr). Non possiamo prescinderne. Sia chiaro, nessuno qui vuole danneggiare la Roma, come una qualsiasi altra società di calcio. Se dall'istruttoria emerge un voto negativo, purtroppo, e dico "purtroppo" perché i voti non mi piacevano nemmeno ai tempi della scuola, dobbiamo regolarci di conseguenza».

Si ricorda l'andata della finale di Coppa Italia? Roma-Inter si giocò alle 18 dopo un'accesissima riunione che si consumò qui all'Osservatorio, tra Lega calcio (con l'alleanza delle altre componenti sportive, come la Figc) e rappresentanti delle forze dell'ordine. Matarrese voleva che si giocasse in notturna, per i diritti delle tv (che pagano). Si consumò una "frattura istituzionale"?
«L'Osservatorio non si spaccò. Al tavolo furono rappresentati sicuramente una pluralità di pensieri e di interessi (soldi vs. sicurezza). Alla fine, per il bene di tutti, una soluzione venne trovata (un colpo al cerchio e uno alla botte). Si giocò alle 18, una via di mezzo. Vorrei però ricordare che noi venivamo da un accordo preso (con la Lega, ndr) dopo i due omicidi di Licursi e Raciti, in cui era stato stabilito che le partite a rischio non sarebbero più state disputate in notturna. Questo fino alla fine della stagione. La finale di Coppa Italia rientrava nei patti».

Perché, allora, ci fu chi insistette per la notturna di Roma-Inter?
«Perché qualcuno disse: "Se gli stadi li abbiamo messi a norma, possiamo fare una deroga per la finale di Coppa Italia" (più che altro, se gli stadi sono stati messi a norma e, come diceva prima Ferlizzi, era quello il problema della violenza, non ha senso vietare le partite in notturna o vietare ai tifosi dell'hockey (sic!) di andare a seguire il Follonica a Vicenza... a quando i divieti per le partite a bocce?). Ma valeva l'intesa che avevamo raggiunto mesi prima. Attenzione, però, perché dal giro di tavolo, alla fine, emerse la volontà comune di giocarla di sera».

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