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Intervista all'avvocato Contucci:

"Chiudere il settore ospiti a Genova è una buffonata"
Tratto da AGS Media

27 - 08 - 2007

L'inizio del campionato è alle porte e la violenza negli stadi ritorna alle luci della ribalta. E i primi segnali non sono molto incoraggianti. Già alla prima giornata del campionato di serie A, alcuni tifosi non potranno seguire la propria squadra in trasferta. Accadrà a Genova, per i tifosi del Milan. E la stessa sorte potrebbe toccare agli ultras del Cagliari che forse non potranno andare a Napoli. E il condizionale è d'obbligo visto che ancora oggi si legge sul sito ufficiale del Cagliari Calcio "probabilmente i tifosi rossoblu dovranno rinunciare a seguire la squadra in trasferta per l'esordio in campionato a Napoli. Quella del San Paolo è infatti considerata una gara a rischio, e i gruppi dei tifosi del Cagliari potrebbero non essere abilitati a partire". Sembra uno scherzo, ma così non è. Resta solo da capire cosa succederà quando il questore di Napoli darà l'ok definitivo per la chiusura del settore ospiti e qualche centinaio di cagliaritani sarà già sul traghetto.
Per quanto riguarda Genova, la decisione di chiudere il settore dedicato agli spettatori milanisti era già nell'aria da tempo. Il precedente tra le due tifoserie, infatti, è molto grave: nel 1995 il genoano Vincenzo Spagnolo fu accoltellato da un ultrà del Milan e morì poco dopo in ospedale. Da quel giorno le due tifoserie non si incontrano. Per questo il prefetto Giuseppe Romano ha deciso di chiudere il settore dedicato agli ospiti del Milan. Lasciando pero' aperta la vendita dei biglietti per tutti e quindi, se questi volessero, anche ai tifosi del capoluogo lombardo che a quel punto potrebbero ritrovarsi sparsi nello stadio ed essere, quindi, incontrollabili.
Una riflessione, però è d'obbligo. Il segnale già all'inizio del campionato non è per niente confortante. È evidente che se c'è bisogno di chiudere i settori ospiti la legge antiviolenza non ha funzionato. E intanto non è tutelata la libertà di movimento dei tifosi. Ne abbiamo parlato con Lorenzo Contucci, avvocato penalista, gestore del sito "Curva Sud", esperto in materia legislativa di norme contro la violenza negli stadi.

Domanda. Cosa pensi della decisione del prefetto genovese di chiudere il settore dedicato ai tifosi milanisti?
Risposta. Credo sinceramente che sia una buffonata, degna solo del nostro Paese. È veramente singolare che, cessata l'emergenza e varata la legge antiviolenza con consenso bipartisan, ancora si debbano chiudere stadi e vietare trasferte.

D. Consideri la legge antiviolenza inutile?
R. Voglio fare alcune considerazioni. È stata fatta una legge severissima che, si dice, ha risolto il problema della violenza negli stadi. O è vero, ed allora non ha senso il provvedimento del prefetto, o non è vero e allora non ha senso la legge, che dovrebbe essere abrogata. E ancora, avevano detto che il biglietto nominativo avrebbe risolto il problema della violenza negli stadi. O è vero, ed allora non ha senso il provvedimento del prefetto, o non è vero e allora non ha senso la legge. Infine, avevano sempre detto che il divieto di vendita dei biglietti il giorno stesso della partita avrebbe contribuito ad eliminare il problema della violenza negli stadi. È chiaro che anche in questo caso o è vero, e allora non ha senso il provvedimento del prefetto, o non è vero e allora non ha senso la legge.

D. La decisione di chiudere il settore ospiti dello stadio Marassi è stata dettata dalla storia dell'uccisione di Spagnolo, ma anche dall'analisi delle minacce scritte sui muri di Genova e sui siti internet, fatta anche dall'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive. Da avvocato cosa ne pensi di questo organo a cui la legge voluta dai ministri Amato e Meandri ha dato molti poteri?
R. L'Osservatorio altro non è che un organismo fine a se stesso degno di uno Stato di polizia totalitario che ha solo un modo per ritenere una partita piú o meno a rischio: l'esame del "muro" di Tifonet (dal 1995 la "community" dei tifosi delle curve ndr), il forum di "Vivere Ultras" sui quali può scrivere chiunque e l'analisi dei muri delle città su cui, pure, può scrivere chiunque. Quando internet non esisteva e quando la violenza nel calcio era assai più diffusa rispetto ad oggi, tutte le partite venivano regolarmente disputate, i biglietti non erano nominativi e si potevano acquistare il giorno della partita.

D. A questo punto, quindi, chiunque potrebbe far gridare alla partita a rischio facendo comparire scritte sui muri...
R. Esattamente. Secondo questo principio, qualunque tifoseria o prefetto può approfittare di scritte sui muri per evitare che i tifosi avversari possano incitare la propria squadra e creare così un ambiente che possa incoraggiare i propri giocatori, quando questo non avviene in nessun altro paese d'Europa, Inghilterra in primis. Non ci verrà mai assegnato alcun altro europeo o mondiale di calcio se si dà al mondo l'impressione di un calcio sotto assedio, nonostante leggi di estremo rigore quali quelle varate.

D. E se la legge antiviolenza sembra avere fin dall'inizio molte falle, anche i prefetti non si comportano proprio ottimamente. Non è troppo semplice chiudere una parte o tutto uno stadio piuttosto che affrontare la gestione dell'ordine pubblico?
R. È chiaro che è molto facile gestire l'ordine pubblico chiudendo uno stadio, un settore dello stadio o vietando la vendita dei biglietti per il settore ospiti. In questo modo il Prefetto ammette di non saper gestire l'ordine pubblico Sinceramente, penso che poiché il compito del Prefetto è proprio quello di gestire l'ordine pubblico non impedendo l'esercizio delle libertà fondamentali sancite dalla Costituzione, tra cui la libertà di circolazione, l'unica conseguenza logica che si puó trarre è che il prefetto non è in grado di gestire l'ordine pubblico in armonia con la Costituzione, sicché dovrebbe immediatamente dimettersi.

D. Intanto i tifosi milanisti e forse anche quelli cagliaritani questa domenica non potranno seguire la propria squadra. Tu cosa faresti?
R. In casi simili bisognerebbe organizzarsi prendendo a priori biglietti di un altro settore, visto che non è affatto vietato, andando allo stadio in incognito e senza segni di riconoscimento. Ovviamente, non al fine di creare incidenti, ma solo per esercitare il sacrosanto diritto di vedere la partita della propria squadra ovunque, prefetti o non prefetti, così come si è fatto dal 1898 fino allo scorso anno. Alla prima scazzottata, il prefetto di turno viene mandato a dirigere il traffico a Macomer e tutto torna come prima.

D. E mentre si varano leggi speciali per gli stadi, non si fa altrettanto per tutti quei luoghi dove morti e violenza sono in continua ascesa.
R. Infatti, attendiamo che vengano chiuse autostrade e strade di ogni città perché ci sono persone che guidano in modo imprudente provocando feriti e morti in misura assai superiore rispetto ad un qualsiasi fenomeno sportivo nonché che vengano chiuse discoteche e piani bar, in quanto il numero delle persone che ogni anno vengono accoltellate o perdono la vita davanti o nei pressi delle stesse è molto superiore rispetto al numero dei tifosi accoltellati o che perdono la vita in uno stadio, nonostante anche la discoteca sia un luogo di divertimento.

D. Secondo te esiste un disegno più grande dietro a questa decisione del prefetto genovese? Cosa accadrà in occasioni come quella del derby romano?
R. Ciò che conta, purtroppo, non è l'uniformità dei principi che dovrebbero governare l'ordine pubblico, ma i soldi di Sky e quindi del potere politico/economico che siede in Parlamento. Per un qualsiasi prefetto sarebbe il sogno della vita far disputare tutte le partite - anche quelle non a rischio - a porte chiuse. Far disputare poi un qualsiasi Roma-Lazio a porte chiuse sarebbe fantastico e da raccontare ai posteri. Peraltro, se si seguissero i principi che hanno vietato ai milanisti Genoa-Milan, sarebbe anche assolutamente sacrosanto, persino razionale. Invece no. Il massimo che potrà fare il Prefetto sarà il far disputare il derby alle 15.00 o alle 18.00. Se proprio sui muri ci sono tante scritte, potrà persino decidere di farla disputare al sabato, così da penalizzare chi lavora e fare qualche migliaio di spettatori in meno. Potrà dire di aver fatto spostare il derby e quindi sarà, almeno in parte, compiaciuto. Sky sarà comunque contenta, forse un po' meno di un derby alle 20.30. Un colpo al cerchio e uno alla botte. La razionalità e i principi che da essa discendono sacrificati al denaro. Che tristezza.

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