Giustizia per Gabriele!
10 - 11 - 2008
E' passato quasi un anno dall'11 novembre 2007 quando l'agente di polizia Luigi Spaccarotella sparò ammazzando Gbriele Sandri (ultras laziale) presso l'autogrill di Badia al Pino (vicino ad Arezzo). Gabriele stava seguendo la sua squadra del cuore in trasferta. Un omicidio volontario e immotivato, come testimoniato da chi ha assistito alla vicenda.
Appena la notizia trapelò (perché i media ufficiali parlavano incredibilmente di "colpi in aria") gli ultras di tutt'Italia si mossero, contro un sistema che voleva mettere a tacere tutta la vicenda e un mondo del calcio che continuava imperterrito per la sua strada.
A Parma, dove si giocava la partita contro la Juventus, noi BOYS esponemmo in Nord lo striscione "La morte è uguale per tutti", con riferimento alla morte dell'ispettore Raciti (vicenda ancora irrisolta, nonostante le leggi anti-ultras e anti-tifo prodotte da chi ha utilizzato una tragedia per aumentare la repressione e restringere la libertà). Ci astenemmo dal tifare e annullammo la coreografia prevista.
In tutti gli stadi comparvero striscioni e ci furono proteste. A Bergamo la partita fu sospesa dalla determinazione degli ultras, mentre a Roma scoppiarono disordini in vari punti della città.
A Parma, nei giorni successivi all'omicidio, ci presentammo come BOYS in due trasmissioni televisive (Tv Parma - Teleducato), per contrastare la disinformazione di alcuni giornalisti. Incredibilmente, nonostante fosse stato un poliziotto ad ammazzare un ultras, si cercavano di criminalizzare gli ultras. Ancor peggio che dopo la morte di Raciti, dove si diede la colpa agli ultras per la morte di un agente (ma la verità non è ancora stata scoperta, anche se un ragazzo s'è fatto un po' di galera).
Una nostra delegazione partecipò ai funerali di Gabriele a Roma, dove si radunarono ultras provenienti da ogni parte del Paese. Colori diversi ma tutti accomunati dagli stessi valori e dagli stessi sentimenti. Sentimenti di rabbia e dolore, per l'omicidio di un ragazzo come noi. Nella consapevolezza che la giustizia non è uguale per tutti. Che le divise sono una casta e che ottenere giustizia sarebbe stato quasi impossibile.
Gli ultras hanno chiesto verità e giustizia. E anche per questo hanno pagato. I triestini sono stati diffidati per aver esposto una gigantografia di Gabriele (donatagli dai laziali) nella loro Curva. Stessa sorte toccò ai pisani, per aver appeso lo striscione "Giustizia per Gabriele" a Verona.
E oggi eccoci qui, a chiedere ancora giustizia. Perché giustizia non c'è stata. La pretendiamo per Gabriele, per i suoi familiari, per tutti. Perché i privilegi dinnanzi alla legge fanno venir meno la legge stessa. La Polizia non può essere al di fuori della legge.
Ripensiamo a tutte quelle persone che ci dicevano di stare calmi. Quelle che ci dicevano che chi aveva sbagliato avrebbe poi pagato. Ma dove? Ma quando? Ma in che Paese?
Luigi Spaccarotella, nonostante le testimonianze, non è ancora finito in galera. Per lui niente "tolleranza zero", niente "certezza della pena". Anzi, è ancora in forze alla Polizia, pagato dallo Stato. Contro di lui non ci sono disegnetti fantasiosi (ricordate quelli di Catania?) o complotti di estremisti rivoluzionari, ci sono i testimoni oculari: una turista giapponese che afferma d'aver visto il poliziotto puntare la pistola tenendola con entrambe le mani in direzione di Gabriele, e la cassiera dell'area di servizio che afferma che l'agente aveva le braccia distese. Queste testimonianze (messe a verbale) smentiscono categoricamente le frasi del questore d'Arezzo e le dichiarazioni dell'agente.
GIUSTIZIA PER GABRIELE!