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Ultras: favoritismi o giustizia?

22 - 07 - 2006

Alcuni Ultras e tifosi, dopo la sentenza della CAF, hanno dato vita a varie proteste. Alcuni, tra questi, hanno lanciato invettive contro i giudici sportivi, il commissario straordinario della Figc e altre società coinvolte nello scandalo di Calciopoli. Schierandosi, talvolta direttamente, talvolta indirettamente, dalla parte di chi ha commesso, o comunque avvallato, illeciti sportivi.
Tali critiche sono, innanzitutto, molto ingenerose. Tutto il sistema, dai magistrati ai giudici sportivi, ha operato, illecitamente, al fine di ridurre al minimo le penalizzazioni. Siamo però di fronte a crimini talmente gravi e ripetuti nel tempo che le condanne non possono ridursi, ragionevolmente, a pochi punti di penalizzazione. Sempre che si voglia conservare, almeno, una parvenza di giustizia.
Alcuni esempi. La Juventus, attraverso il suo amministratore delegato e il suo direttore generale, otteneva sempre gli arbitri desiderati e questi facevano a gara per favorirla. Alcune giacchette nere, addirittura, infliggevano punizioni ai suoi avversari più temibili, al fine d'impedirne la presenza in campo la domenica successiva, contro la società medesima. La Fiorentina, mediante il suo presidente e il suo patron, otteneva arbitraggi atti a garantirgli la permanenza in massima serie.
Questi comportamenti, che hanno interessato anche altre società, si sono ripetuti, costantemente, per tutto il periodo delle intercettazioni (terminate nel giugno del 2005). Ma la sensazione, suggerita dall'esperienza (nonché da alcune testimonianze dirette), è che siano il leitmotiv degli ultimi trent'anni (2005/06 compreso). E' poco realistico, infatti, pensare che tutti gli illeciti siano da relegare, soltanto, al periodo delle intercettazioni.
E' proprio grazie all'azione della magistratura, che inspiegabilmente cessò le intercettazioni alla fine della stagione 2004/05, che non ci sono prove di colpevolezza per la 2005/06. E' grazie ai giudici della CAF che società che hanno condizionato praticamente ogni partita sono state condannate - per ora - soltanto alla B con una penalizzazione in punti (al contrario del Genoa, un anno fa, che per una sola combine passò dalla A alla C). Ed è grazie a Guido Rossi, che la Figc sta studiando campionati su misura per favorire una rapida promozione delle squadre eventualmente punite con la retrocessione nei cadetti.
La magistratura ha violato i suoi compiti istituzionali, la giustizia sportiva ha ignorato prove e precedenti, il commissario straordinario Figc ha tradito tutte le aspettative. Non basta?
Alcuni Ultras e tifosi agiscono, anche in questi casi, spinti dall'infinito amore per i propri colori. E' comprensibile. E' molto meno comprensibile, invece, se la loro azione è dettata da interessi economici che li legano, a doppio filo, con taluni esponenti della società. Che un Ultras si riduca a scagnozzo di chi ha infangato i propri colori, solo per mantenere qualche privilegio, è ripugnante.
Molti Ultras e molti tifosi però, così come noi, nulla hanno a che vedere con l'operato - specie sotterraneo - dei loro dirigenti. Ciononostante, gli unici responsabili di questa situazione, sono quelli che hanno commesso gli illeciti. Più logico, sarebbe, prendersela con loro. Magari scomodando, anche, chi è rimasto nell'ombra, indisturbato dalla giustizia sportiva e da quella ordinaria. Possibile che, in taluni casi, amministratore delegato e direttore generale operassero all'oscuro della proprietà e pure... del vice-presidente? I dipendenti, di solito, fanno ciò che gli viene detto di fare. I casi sono due: o chi era al vertice sapeva ciò che facevano i suoi subalterni, ed è quindi colpevole, o non sapeva. Se così fosse è comunque colpevole, almeno, di non aver svolto diligentemente il proprio lavoro.
"Chi è senza peccato scagli la prima pietra". Quando il sistema è sbagliato o si cerca di cambiarlo o ci si adegua ad esso per avere qualche vantaggio. Alcune società, in determinati periodi, hanno cercato d'apportare cambiamenti ma nel momento del bisogno non hanno esitato a sfruttare certi meccanismi, per il proprio tornaconto, magari per evitare una retrocessione. L'esempio più evidente, in giorni recenti, è quello della Fiorentina. Ma anche il PARMA, qualche anno fa, fu graziato dal sistema. In modo diverso, ma comunque anti-sportivo.
Il PARMA Calcio, nonostante il fallimento, evitò la retrocessione. Fu infatti applicata una legge dello Stato che consentì al PARMA di salvarsi. Una legge che aveva (e ha) un preciso compito, sicuramente utilissimo, ma che applicata nel mondo del calcio altro non è che una palese violazione del diritto sportivo.
In quella situazione, che ci toccava così da vicino, avevamo la decenza di non chiedere nulla, limitandoci ad osservare ciò che accadeva. Certo, non invocavamo la nostra retrocessione, ma neppure un nostro salvataggio fraudolento. Ci limitavamo a dire che, comunque fosse andata, saremmo rimasti al fianco dei nostri colori.
Sicuramente, il fatto d'essere rimasti in Serie A, non c'è dispiaciuto. Non abbiamo la sfacciataggine né l'ipocrisia d'affermare il contrario. Proprio per questo, oggi, comprendiamo alcuni nostri "colleghi" Ultras pur non condividendone, almeno in taluni casi, l'operato.
Difficile dire se è giusto che il titolo sportivo di una società sia penalizzato per le colpe dei suoi dirigenti. Perché la società è un patrimonio, soprattutto, dei suoi tifosi. E quelli che più pagano per tali penalizzazioni sono proprio loro. Teoricamente dovrebbero pagare solo le persone, direttamente ed indirettamente responsabili, dinnanzi alla giustizia sportiva e a quella ordinaria. Purtroppo, però, ciò non è molto praticabile, specie in campo sportivo. Perché per ogni favore illecito conseguito da una società ne sono penalizzate tutte le altre. Un ipotetico risarcimento economico alle società danneggiate è pura utopia, giacché avrebbe proporzioni tali da non poter mai essere evaso.
Certo è che le regole non possono essere cambiate in corsa, sempre e solo per tutelare i grandi club, e gli interessi economici che sono dietro d'essi.
Comprendiamo l'amarezza di quei tifosi (onesti) costretti a vivere l'estate con l'incubo della retrocessione che incombe sulle loro squadre. Così come comprendiamo quelli che vivono nella speranza di rimanere o tornare in massima serie.
Ci auguriamo, solo, che le proteste, se ci devono essere, siano indirizzate a chi ha commesso o avvallato le frodi e non a chi, teoricamente, dovrebbe sanzionarle. I dirigenti delle società chiedevano favoritismi. Speriamo, noi Ultras, d'avere la forza d'essere diversi, chiedendo giustizia e non trattamenti di favore.

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