CAF: una sentenza per salvare il sistema
17 - 07 - 2006
I giudici della CAF, prima ancora dell'appello, dei ricorsi al Tar, delle leggine su misura che si stanno studiando in Parlamento, hanno già violato il diritto sportivo per tutelare i responsabili di calciopoli.
La Juventus ottiene clemenza perché ha licenziato Moggi e Giraudo (dopo che erano stati incastrati dalle intercettazioni), tanti arbitri se la cavano.
Tutto il sistema era corrotto ma sono state condannate soltanto 18 persone e, eccezion fatta per Moggi e Giraudo (sempre che vengano effettivamente radiati), le pene sono estremamente miti. Molti, per altro, non figuravano neppure tra gli imputati.
Ingiustizia è fatta. Le condanne, da qui in poi, rischiano solo di digradare verso il nulla.
Tratto da "Una sentenza salva-sistema nell'Italietta del compresso" di Giuseppe D'Avanzo. "La Repubblica" 15-07-2006.
Lo spettacolo evidentemente deve continuare. I centri di potere federale non vanno distrutti. Si trattiene la Juventus nel giro utile per i diritti televisivi e, con una squadra fortemente penalizzata, l'attenzione della tifoseria più numerosa d'Italia. Per il tribunale del calcio, la società bianconera si è liberata dei corruttori e ha mostrato di sapersi rapidamente rigenerare. Merita comprensione.
La serie B e non il baratro della C. Si condanna all'inferno Fiorentina e Lazio. È vero i viola - sostengono i giudici - hanno subito la violenza di un sistema a cui non volevano piegarsi. Ma, una volta piegati, hanno manipolato più gare. Nessuna comprensione. Si differenzia il Milan con una responsabilità meno grave.
[...] È utile ricordare brevemente qual era il quadro sottoposto al giudizio della commissione d'appello federale, presieduta per l'occasione da Cesare Ruperto. Lo si può tratteggiare con le parole e gli argomenti adoperati da Guido Rossi appena qualche giorno fa alla Camera. "L'aspetto più preoccupante del sistema calcio è la cattura e l'asservimento di parte dei vertici e degli organi di controllo della Figc e delle sue componenti più importanti come l'Associazione Italiana Arbitri".
Il cuore dello scandalo era dunque "la fortissima capacità di condizionamento e influenza" di alcuni soggetti su altri che avrebbero dovuto garantire, con la loro terzietà, campionati regolari, una corretta distribuzione delle risorse economiche-finanziarie, l'esistenza di meccanismi elettivi dei vertici federali realmente democratici.
Per farla breve, tutte le istituzioni di controllo e garanzia sono state compromesse dalla "corruzione strutturale" del sistema. Commissioni arbitrali, antidoping, organi inquirenti e tribunali sportivi. La perdita di indipendenza e terzietà dei vertici federali e degli organi di controllo, cioè di quei soggetti deputati a garantire le regole del gioco, è stata accompagnata dal venir meno di tutti i sistemi di controllo, anche esterni.
[...] Franco Carraro ha guidato il calcio negli ultimi vent'anni. Questo calcio corrotto. Non importa qui sapere in quanti episodi neri è stato coinvolto. Qui conta dire che egli era consapevole che il gioco era truccato, in tutti i suoi aspetti. Dall'alto della Federazione e della Lega ha chiuso gli occhi sul traffico di passaporti falsi, di false fideiussioni. Ha iscritto al campionato società fallite. Ha retrocesso o recuperato squadre per via politica o governativa. Ha accettato le prepotenze intorno alla torta dei diritti televisivi. Quest'uomo, uno dei maggiori responsabili della catastrofe che si è abbattuta sul calcio italiano, per i giudici merita soltanto l'inibizione per 4 anni e 6 mesi. Senza radiazione.
[...] Pierluigi Pairetto truccava le designazioni degli arbitri. Vendeva la sua funzione. Se la cava con l'inibizione di 2 anni e 6 mesi. Tullio Lanese era il presidente degli arbitri. Era a conoscenza dei maneggi che agitavano la categoria delle giacche nere. Anche per lui 2 anni e 6 mesi. A gennaio del 2009 il signor Lanese uscirà dal purgatorio e, se lo vorrà, potrà trovare di nuovo un posticino sulla Grande Giostra. Massimo De Santis, l'arbitro furbissimo, che "si portava avanti con il lavoro", punendo con una settimana di anticipo gli avversari migliori della Juventus nella settimana successiva, paga pegno per 4 anni e 6 mesi. Nel gennaio 2011, se lo vorrà, potrà tornare in campo. Magari da direttore generale di una grande squadra che potrebbe ingaggiarlo proprio per i segretucci che conosce e per la sua capacità di maneggiare relazioni, contatti ed entrature.
[...] Antonio Giraudo e Luciano Moggi - amministratore delegato e direttore generale della Juventus - [...] sono "stati ritenuti responsabili di un solo episodio di illecito sportivo, tuttavia - scrivono i giudici - l'illecito è caratterizzato da una condotta continuativa nel corso di tutto il campionato al fine di realizzare l'intento di procurare una vantaggio in classifica mediante il controllo diretto o indiretto della classe arbitrale". Per il tribunale, è un "fatto disciplinarmente più grave di quello si realizza mediante la condotta diretta all'alterazione dello svolgimento di un risultato di una singola partita".
Traduciamo. Giraudo e Moggi controllavano gli arbitri per avvantaggiare la Juventus e per questo pagano il prezzo più alto. Incomprensibile come non paghi lo stesso prezzo chi "continuativamente" si è lasciato controllare, chi ha chiuso gli occhi dei controllori, chi ha avuto la responsabilità di assicurare la correttezza dei controllati. La rete dei rapporti delle coppia bianconera era descritta con molti dettagli nelle conclusioni degli investigatori di Francesco Saverio Borrelli, ma quel lavoro "interpretativo" è stato per gran parte demolito o amputato.