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Ultras e tifosi per rivoluzionare il sistema calcio

26 - 05 - 2006

Il sistema calcio

L'attuale intervento della magistratura e degli organi di polizia, volto ad identificare chi ha commesso illegalità nel mondo del calcio, è sicuramente un fatto positivo ma non risolutore.
I tempi della giustizia italiana sono particolarmente lunghi e le condanne, realisticamente, tutt'altro che scontate. Qualcuno già parla di comportamenti "penalmente non perseguibili" e molti, probabilmente, attendono che la tempesta si plachi per tornare tranquillamente al malcostume di sempre. Abbiamo già visto come sono andati a finire taluni processi e le esperienze maturate c'impediscono d'avere fiducia.
La giustizia sportiva dovrà essere più rapida, per forza di cose, ma i precedenti sono inquietanti. L'unica certezza è la sua inaffidabilità, giacché ha sempre tutelato gli interessi dei più potenti. Anche oggi, di fronte ad evidenti violazioni, ha preferito far finta di niente per non penalizzare la squadra nazionale. E' vero che la nazionale è un patrimonio di tutti (anche di Ultras e tifosi, la parte lesa) ma non è certo così che si tiene fede al principio di "Legge uguale per tutti".
Ma anche se la giustizia (sia civile sia sportiva) fosse rapida, imparziale ed equa, anche se punisse realmente tutti i colpevoli (pura utopia), il problema non sarebbe risolto. Perché il problema, evidentemente, non può essere ridotto ad alcune persone.
Il problema è molto più vasto di ciò che può apparire ad un'analisi superficiale. Sono state compiute tante illegalità ma non bisogna dimenticare le mille politiche, legali, che hanno minato e minano l'esistenza stessa di questo mondo e che hanno prodotto ciò che oggi sappiamo. Se fosse solo un problema "morale" basterebbe l'intervento della magistratura, ma così non è. Le ragioni della crisi sono molteplici e la crisi stessa si evidenzia in varie forme, ad esempio: il progressivo calo degli spettatori (che testimonia il disamore per questo mondo), già in atto prima che questo scandalo venisse alla luce.
Le illegalità riscontrate sono da attribuire alla mancanza d'onestà dei singoli ma anche ad un sistema fondato su premesse sbagliate, che ha posto in essere normative ingiuste. I problemi erano evidenti: ci volevano regole certe, valide per tutti, che non privilegiassero i grandi club metropolitani; la FIGC doveva conquistare reale autonomia dalla Lega Calcio (la "Confindustria" del pallone); Associazione Arbitri, la Covisoc e gli addetti ai controlli antidoping dovevano avere reale autonomia dalla FIGC; i bilanci delle società dovevano essere controllati veramente; chi commetteva illegalità doveva essere punito, senza condoni ad hoc; nessuno doveva essere proprietario di più di una squadra professionistica; si dovevano contrastare gli evidenti conflitti d'interessi; si dovevano ascoltare le annose lamentele di Ultras e tifosi, che spesso ipotizzavano ciò che oggi è confermato da taluni nastri. Tante volte abbiamo denunciato questi abomini ma nessuno ha fatto niente. Perché? Perché, semplicemente, chi è ai vertici del mondo del pallone non aveva interesse a farlo. Questo è il problema cruciale ed è la prova inconfutabile dell'erroneità del sistema. Un sistema che non sa curare i veri interesse del suo mondo è sbagliato. Ciò che è sbagliato va cambiato.

Un sistema sbagliato

Le forze che hanno fondato, che occupano e gestiscono l'attuale sistema calcio sono tutte interessate economicamente nel medesimo e nessuna è veramente indipendente dall'altra. In un sistema che si fonda sul denaro prevalgono, per forza di cose, le maggiori concentrazioni di capitale. Così: i grandi club sono maggiormente tutelati, la Lega Calcio spadroneggia e non si dividono equamente le risorse. I posti chiave sono destinati a chi sa tutelare determinati interessi e ad ogni livello c'è sudditanza verso il potere reale che è prettamente economico.
Ogni componente del sistema punta a massimizzare il proprio profitto, il che è logico ma comunque preoccupante, giacché nel sistema non sono rappresentate forze che hanno interessi diversi, seppur il calcio sia seguito e vissuto da milioni di persone solo per passione. Nell'ottica del massimo profitto il calcio s'è trasformato, fino ad approdare a quello che Ultras e tifosi definiscono comunemente "calcio moderno". Indipendentemente dal volere della base (Ultras e tifosi), si impongono orari, si anticipano e si posticipano le partite, si interrompono e si stravolgono tradizioni quasi secolari.
La forte concentrazione di capitali nel mondo del calcio condiziona anche i politici, sempre pronti a confezionare leggi ad hoc quando richiesto. Così, per esempio, si promulgano leggi speciali contro Ultras e tifosi, si introduce il concetto di "impianto polifunzionale" (dando il permesso alle società di trasformare gli stadi in qualcosa di diverso – post-stadi), si spostano competenze per limitare i poteri delle amministrazioni comunali (quando alcuni Sindaci, democraticamente eletti, non volevano dare il permesso per giocare al sabato) e magari, proprio ora, come già annunciato, si sta preparando qualcosa per tutelare la riservatezza dei dirigenti intercettati telefonicamente (seppur tali prove li inchiodino alle loro responsabilità).
Un sistema calcio, quindi un sistema sportivo, che rappresenta soltanto gli interessi economici di chi lo vive come professione e come lavoro è un'aberrazione, responsabile di tutte le ingiustizie che lo caratterizzano e di tutti i problemi che si sono evidenziati.

Rivoluzionare il sistema calcio

Che l'attuale sistema calcio sia sbagliato lo sanno probabilmente tutti. Ma chi può generare un nuovo sistema? Forse i politici, gli arbitri, i dirigenti federali, i dirigenti di Lega e i giocatori? Tutti loro erano e sono il sistema calcio. Difficile immaginare che i responsabili di questa catastrofe possano, adesso, essere i nostri salvatori. Loro hanno fondato l'attuale sistema ed esso, com'è logico, si fonda sui loro interessi.
Parliamo di "rivoluzionare" il sistema perché la trasformazione dev'essere profonda e radicale.
Un nuovo sistema potrà nascere solo se nuove forze concorreranno alla sua genesi e alla sua gestione, forze con interessi ed obbiettivi diversi.

Ultras e tifosi

Migliaia di persone sugli spalti. Ventidue giocatori, un arbitro e due guardalinee in campo. In tribuna qualche decina di dirigenti. Queste le componenti principali del mondo del calcio. Chi lo vive con passione, spendendo di tasca propria (Ultras e tifosi) chi come professione o comunque per guadagno (tutti gli altri). La cosa più curiosa, ma anche preoccupante, è che tifosi e Ultras, ovvero quelli che spendono per partecipare all'evento, gli unici che non hanno fini di lucro, sono completamente esclusi dalla gestione del mondo del pallone. Semplice, potrebbe ribattere qualcuno, loro sono solo "spettatori". Siamo solo "spettatori"? Crediamo di no.
1. La squadra di pallone è un bene comunitario. Ha generalmente una proprietà privata ma è patrimonio morale della sua comunità. Ultras e tifosi, in seno alla comunità, sono quelli più legati a tali bene.
2. Ultras e tifosi sono una componente fondamentale. Il calcio deve il suo successo al sentimento dei tifosi, ai sacrifici di chi paga per riempire gli stadi, al cuore di chi sa trasformare un semplice evento agonistico in fede sportiva.
3. Ultras e tifosi sono la componente esclusa. Il calcio è gestito da una ristretta cerchia di plutocrati, senza alcun contatto con la base, di tifosi e di Ultras, che conta milioni di persone.
4. Ultras e tifosi pagano regolarmente il biglietto. Un sistema che esclude la base, quand'essa è a pieno titolo parte fondamentale dell'insieme, si dimostra oligarchico.
5. Ultras e tifosi non hanno interessi economici. Un sistema gestito solamente da chi ha interessi economici particolari nel medesimo, sordo a chi lo vive solo per passione, si dimostra plutocratico.
6. Ultras e tifosi hanno le necessarie competenze. Chi segue in prima persona le partite, recandosi allo stadio in casa e in trasferta, magari per decenni, accumula esperienze e vive in prima persona molti dei problemi che affliggono il mondo del calcio.
7. Ultras e tifosi possono e devono dare il loro contributo. L'esperienza vissuta al seguito della propria squadra, frequentando decine di stadi, vivendo centinaia di partite, partecipando alle mille attività del tifo organizzato, seguendo gli avvenimenti legati al mondo del pallone, formano l'Ultras e il tifoso. Il particolare punto di vista di questa componente fondamentale è indispensabile per un calcio che non vuole essere estraneo a chi lo vive sugli spalti.

Un nuovo sistema

Un nuovo sistema calcio potrà nascere solo quando concorreranno alla sua formazione tutte le sue componenti, anche e soprattutto chi, ancora, vive questo mondo solo per passione. Ultras e tifosi, attraverso i propri corpi sociali, devono partecipare alla creazione e alla gestione di un nuovo calcio, giacché ne sono elemento irrinunciabile.
Solo dando voce e potere a tutte le componenti organiche del mondo del pallone si potrà cercare di conciliare interessi, spesso legittimi, ma divergenti. Ultras e tifosi sono gli unici che possono rappresentare sé stessi, la loro passione e il loro disinteressato amore per questo mondo; peculiarità fondamentali per creare un sistema più giusto, equo, lungimirante e saggio, in grado di garantire un calcio onesto e divertente.

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