29 - 05 - 2007
Che gioia! Dopo 17 anni, con la salvezza raggiunta domenica, il PARMA è ancora in Serie A e l'anno prossimo affronterà il 18° campionato consecutivo nella massima serie, un'impresa che nel nostro Paese è riuscita solo a poche squadre.
E' stata una salvezza sofferta, un'intera stagione tribolata. Quest'anno non sono certo mancate le emozioni. Dopo un mercato estivo che ci ha dissanguato (6 titolari ceduti), e un inizio campionato disastroso, abbiamo provato in tutti i modi a dare una scossa ai giocatori. Ad un certo punto l'impresa pareva disperata. Ma poi, grazie ad un calendario abbastanza favorevole, all'arrivo di una proprietà e di un nuovo allenatore, al supporto della tifoseria che è rimasta fedele anche nei momenti più bui, abbiamo iniziato a risollevarci. E oggi siamo salvi, alla faccia di tutti quelli che ci hanno gufato contro e che già si preparavano a festeggiare la nostra disfatta. Sì "cugini", anche stavolta dovete rodervi il fegato.
Un po' perplessi ci ha lasciato la festa organizzata dalla società per festeggiare la salvezza. Si doveva festeggiare, ci mancherebbe, ma crediamo in modo più appropriato. Il tifo e la gioia, anche dei giocatori, sono cose belle se spontanee e genuine. Costrizioni e forzature no. Pullman scoperti e giocatori festanti si sono visti di recente a Milano, ma dopo che una squadra ha vinto la Champions League.
Nessuna polemica, sicuri della buonafede, dell'entusiasmo e dell'inesperienza che caratterizzano la nuova proprietà. Semplicemente ci piacerebbe vedere un PARMA Fc attento alle ESIGENZE, alle TRADIZIONI e ai SIMBOLI della tifoseria. Semplicemente: una società che incentiva i tifosi a venire al Tardini, che da informazioni per agevolare la partecipazione alle trasferte, che difende i propri tifosi quando subiscono danni e umiliazioni (come a Verona), quando sono vessati da leggi e norme anti-costituzionali, quando sono depredati dei propri colori all'ingresso.
Le coreografie della Nord: le decide, le organizza e le esegue la Nord. Perché la Nord vuole essere libera e indipendente.
Non ci piacciono le richieste di coreografie che comportano dispendiosi acquisti di materiale commercializzato dallo sponsor tecnico. Non ci piacciono i gadget che invece di aggregare disgregano il tifo. Non ci piacciono le leggi che frantumano le organizzazioni dei tifosi e le società che cercano di riorganizzare le Curve armonizzandone l'operato ai loro interessi.
Abbiamo apprezzato le ultime dichiarazioni di Ghirardi e lo ringraziamo. Ma dev'essere chiaro a tutti: gli Ultras sono senza padroni.
Progetti di stadi dove all'ingresso ti danno i gadget e i cori li fa partire un vocalist (stipendiato dalle società), magari sulle note dell'ultima canzone da discoteca in voga, sono inaccettabili.
In Italia c'è una tradizione di tifo che dura da 40 anni, ogni piazza ha le sue caratteristiche, e queste tradizioni vanno rispettate e difese.
ULTRAS LIBERI!