14 - 10 - 2006
Cambiano i fattori ma il risultato è lo stesso. Siamo in una situazione di merda. Guido Angiolini se ne va e chiude com'è suo costume: tra frasi incomprensibili e dichiarazioni contraddittorie. Per mesi ci raccontò che il PARMA sarebbe finito ai Sanz; che c'era una perizia da rispettare, che chi non paga il giorno prefissato non va preso sul serio. Poi cambiò idea: le perizie non servono a niente (e quindi non è necessario farne di nuove), e a chi non paga si possono concedere dilazioni a ripetizione. Dinnanzi ai giornalisti, sempre pronti a genuflettersi evitando qualsiasi domanda intelligente (e quindi scomoda), s'è vantato d'aver lasciato un PARMA in salute. Un PARMA con 1 punto in classifica, appena sopra la zona retrocessione (sempre che le penalizzazioni non subiscano drastiche riduzioni) che all'ultimo mercato ha ceduto sei dei suoi titolari.
Bondi aveva un compito fondamentale: vendere il PARMA, a qualcuno che fosse in grado di tutelarne gli interessi e il prestigio nel tempo. L'unica cosa venduta, ad oggi, è il patrimonio societario. Un patrimonio che non c'è più. L'unico record è negativo: tre anni senza aver venduto una società, quando di solito, tali affari, si concludono in pochi mesi. Bondi, dopo poco che s'era insediato, ci tranquillizzò dicendoci che non riuscire a vendere il PARMA era un'ipotesi da non prendere neppure in considerazione. Infatti non la consideriamo. Mettere in vendita una società, ad un prezzo nettamente superiore a quello di mercato, significa solo una cosa: non volerla vendere.