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Diritto sportivo. Il diritto che non c'è

11 - 07 - 2006

L'avvocato Mattia Grassani è un esperto di diritto sportivo. Attualmente è il legale del Bologna.
Grassani, dall'inizio di calciopoli 2006, è stato intervistato da vari media, per approfondire taluni aspetti della giustizia sportiva, con particolare riferimento alle condanne che rischiano alcune società coinvolte.
Facciamo seguire alcune sue recenti dichiarazioni, rilasciate nel corso di più interviste.
"Qualora venisse provato anche un solo illecito commesso da legali rappresentanti delle società, per la squadra coinvolta la sanzione minima che non lascia scampo prevede: [...] retrocessione all'ultimo posto nel campionato in corso".
"Laddove ci siano presidenti, amministratori delegati o direttori generali coinvolti [...]: o i club verranno retrocessi o verranno assolti. Soluzioni intermedie non sono previste dal regolamento".
"Se poi c'è [...] reiterazione e consumazione dell'illecito, oltre la retrocessione all'ultimo posto, possono esserci sanzioni ulteriori. All'esclusione dal campionato in corso anche la retrocessione in serie C1, C2, D... La sentenza del luglio dello scorso anno del Genoa insegna: era promossa in A, gli fu imputata una sola gara, Genoa-Venezia, e si ritrovò in C penalizzata di tre punti".
"Il patteggiamento non esiste nel diritto sportivo [...]. [...] le minacce che alcuni club mettono in campo di ricorrere al TAR sono irrilevanti dal punto di sportivo fino a che non si pronuncerà la giustizia amministrativa. Le decisioni della Corte di appello federale, che tiene al momento il processo, sono immediatamente esecutive dal punto di vista della giustizia sportiva".
"Il campionato scorso, frutto di illeciti commessi ad ampio raggio potrebbe spingere la Federazione a non assegnare lo scudetto". Una previsione - espressa al Gr1 in data 21 giugno 2006 - che per ora s'è rivelata azzeccata. Il 4 luglio 2006, Stefano Palazzi, della procura federale, ha chiesto la non assegnazione dello scudetto 2005/06.
Preso atto che la procura federale ritiene che due (sole?) stagioni siano state completamente falsate, ci chiediamo perché nessuno abbia espresso la necessità di risarcire spettatori paganti e abbonati.
La procura federale ha chiesto la retrocessione per quelle squadre i cui dirigenti hanno condizionato gli arbitri. I precedenti, però, sono contraddittori. Per un illecito, Milan e Lazio, nel 1980, finirono in B; la Juventus non fu neppure penalizzata. Il Vicenza, nel 1986, si vide annullare la promozione ma non fu retrocesso. Il Genoa, nel 2005, si vide negare la serie A e fu spedito in C1; su altre 40 partite sospette, però, s'evitò d'approfondire.
Gli illeciti che hanno caratterizzato gli ultimi due campionati, sono, né più né meno, gli stessi degli ultimi 30. Difficile credere che tali comportamenti siano iniziati proprio quando i magistrati hanno dato il via alle intercettazioni e siano terminati con esse. Una tesi che non sostiene neppure la Figc, giacché la procura federale ha chiesto di non assegnare neppure il titolo 2005/06, nonostante le intercettazioni siano terminate prima del suo inizio.
Quando i crimini sono reiterati per 30 anni, non si tratta solo di persone o di società, ma d'un intero sistema, marcio e corrotto.
Nel caso qualche squadra dovesse essere retrocessa - vedremo, non è dato sapere chi prenderà il suo posto. Grazie alle nuove normative Figc non è affatto detto che sarà chi lo ha meritato sul campo, giacché potrebbero essere privilegiati alcuni grandi club, com'è già successo in un recente passato. Così, anche se il diritto sportivo dovesse prevalere a mezzo sentenze, sarà comunque annichilito in un secondo tempo, nel pieno rispetto delle normative federali.
La procura federale, "curiosamente", è stata molto morbida con dirigenti e arbitri. Le inibizioni richieste vanno da 1 a 5 anni, le ammende sono di 5.000 Euro ad illecito.
Il PARMA Calcio, dopo PARMA-Fiorentina del 25 febbraio 2006, fu multato di 4.000 Euro per alcune torce accese in Nord.
Confrontando l'entità delle ammende, si evince che accendere un innocuo fumogeno in curva è considerato grave quasi quanto alterare artificiosamente il risultato di una partita. Per quanto riguarda la giustizia ordinaria è ancora peggio: chi è trovato in possesso di un fumogeno allo stadio viene subito diffidato e può essere punito con l'arresto da tre a diciotto mesi; per aver corrotto arbitri e dirigenti federali, non è stato arrestato né diffidato nessuno.

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