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Speciale: Calcio-scommesse

Calcio-scommesse 1980

21 - 06 - 2006

Calcio-scommesse 1980. Campioni alla sbarra. Da sinistra: Albertosi, Cacciatori, Giordano, Manfredonia, Casarsa, Paolo Rossi, Zecchini. Un commerciante romano di orto-frutta all'ingrosso, Massimo Cruciani, il primo Marzo del 1980 presenta un esposto alla Procura della Repubblica di Roma. Dice d'essere stato truffato.
Cruciani è il fornitore del ristorante "Le Lampare" di proprietà di Alvaro Trinca. Tramite Trinca è venuto in contatto con alcuni giocatori della Lazio che lo hanno indotto a scommettere clandestinamente su alcune partite truccate di Serie A. Non tutti i risultati concordati, però, si sono verificati e lui ci ha rimesso centinaia di milioni, così come molti altri scommettitori clandestini.
Sono coinvolti giocatori, allenatori e dirigenti. Tra questi figurano tesserati di Avellino, Bologna, Genoa, Juventus, Lazio, Milan, Napoli e Perugia.
Stagione 1979/80, domenica 23 Marzo 1980. Arrivano le camionette della Polizia e della Guardia di Finanza negli stadi. Terminate le partite, negli spogliatoi, scattano le manette. Pellegrini dell'Avellino, Girardi del Genoa, Cacciatori, Giordano, Manfredonia e Wilson della Lazio, Merlo del Lecce, Albertosi e Giorgio Morini del Milan, Magherini del Palermo, Casarsa, Della Martira e Zecchini del Perugia, vengono arrestati e tradotti nel carcere romano di Regina Coeli. Paolo Rossi del Perugia, Giuseppe Savoldi del Napoli, Giuseppe Dossena del Bologna e Giuseppe Damiani (detto Oscar) del Napoli, ricevono ordini di comparizione.
I giocatori arrestati sono presto scarcerati e in estate arriva la sentenza della "giustizia" sportiva. Lazio e Milan sono retrocesse in Serie B, Avellino, Bologna e Perugia sono penalizzate di cinque punti per il campionato 1980/81. Felice Colombo, presidente del Milan, viene inibito a vita; Tommaso Fabbretti, del Bologna, per un anno. 6 anni di squalifica per Pellegrini (Avellino), 5 per Cacciatori (Lazio) e Della Martira (Perugia), 4 per Albertosi (Milan), 3 e mezzo per Giordano (Lazio), Manfredonia (Lazio), Petrini (Bologna) e Savoldi (Napoli), 3 per Wilson (Lazio) e Zecchini (Perugia), 3 per Paolo Rossi (Perugia), 1 e 2 mesi per Cordova (Avellino), 1 per Giorgio Morini (Milan), 6 mesi per Chiodi (Milan), 4 per Montesi (Lazio), 3 per Colomba (Bologna) e Damiani (Napoli). In B, penalizzati di 5 punti Palermo e Taranto, lunghe squalifiche per Magherini (3 anni e mezzo), Massimelli (3 anni) e Merlo (1 anno).
L'unica squadra coinvolta a non essere penalizzata dalla "giustizia" sportiva è la Juventus. Niente retrocessione, nessun punto di penalizzazione, neppure un giocatore squalificato. Eppure la sua colpevolezza è evidente.
Tra le partite "sospette" c'è anche Pescara-Fiorentina, in cui risultano coinvolti Antognoni (Fiorentina) e Battistini (Pescara). Paolo Ziliani, in merito, dichiarerà: "L'inquirente federale Ferrari Ciboldi ci raccontò che né il magistrato (di Prato) De Biase, né il presidente federale (di Siena) Artemio Franchi gradivano la squalifica di Antognoni, e allora fu consigliato alla moglie Rita, allora incinta, di scrivere una lettera aperta al Presidente della Commissione Disciplinare, nella quale Rita giurava “sul bambino che portava in ventre” che il marito era innocente".
L'inchiesta della magistratura ordinaria si chiude il 23 dicembre 1980 con un'assoluzione generale: "il fatto non sussiste". Cioè: gli scommettitori clandestini non sono stati truffati. La frode sportiva, nel 1980, non è ancora considerata "reato penale".
Paolo Rossi, squalificato per 3 anni (illecito sportivo), vede la sua pena ridursi in appello. Solo 2 anni. La sua presenza è necessaria al Mondiale di Spagna 1982 (oggi, 2006, Paolo Rossi lavora per Sky Tv). E proprio grazie ai gol di Paolo Rossi l'Italia vince il Mundial (ma anche lì c'è il sospetto di qualche combine). E grazie alla vittoria del Mondiale 1982 la "giustizia" sportiva concede a tutti l'amnistia.

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