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Speciale: Calcio-scommesse

Calcio-scommesse. InGiustizia 1986

25 - 06 - 2006

Nel 1986, grazie ad alcune intercettazione telefoniche, scoppiava quello che sarà poi ricordato come il secondo scandalo del calcio-scommesse (dopo quello del 1980). Conduceva l'inchiesta il sostituto procuratore di Torino, Giuseppe Marabotto (di recente - 2006 - coinvolto nel nuovo scandalo del calcio, per i suoi rapporti particolari con Moggi).
Il 2 Maggio 1986 si costituiva e veniva arrestato Armando Carbone, braccio destro di Italo Allodi (a quel tempo assistente del Presidente del Napoli).
Il 20 Maggio 2006, vent'anni dopo, Armando Carbone ha rilasciato queste dichiarazioni ai giudici: "posso dire che la persona che ha governato realmente il calcio italiano per decenni prima di Moggi è stato Italo Allodi. Quello che oggi è stato svelato come sistema creato da Luciano Moggi in realtà esisteva molto tempo prima. [...] Io facevo quello che poi è diventato negli anni un metodo di lavoro un po' più sofisticato, e cioè combinare le partite di serie A, B e C corrompendo giocatori e arbitri..."
Il Napoli, nel 1986, non subì nessuna penalizzazione. Anche in quel caso si punirono solo le società "minori", i loro dirigenti e i loro giocatori.
Maraschin, presidente del L.R. Vicenza, confessò d'aver versato 120 milioni per garantirsi la vittoria contro l'Asti e nello spareggio con il Piacenza, che aveva permesso ai veneti, l'anno prima, di salire in Serie B. Viceversa si dichiarò estraneo a qualsiasi episodio inerente il campionato cadetto. Erano però state raccolte intercettazioni telefoniche che sembravano dimostrare il contrario, in particolare per gli incontri disputati con Monza e Perugia.
Erano trascorsi solo sei anni dallo scandalo del 1980. Le pene, però, furono assai più miti. Il Perugia, già retrocesso in C1, fu mandato in C2, ma la stessa società umbra s'era espressa a favore di tale provvedimento, preferendolo ad una forte penalizzazione in punti da scontare la stagione successiva. Il L.R. Vicenza, classificatosi terzo, si vide negare, soltanto, la promozione in Serie A. Tali sentenze contrastavano con ciò che era avvenuto in passato e, ancora più curioso, con ciò che si verificherà vari anni dopo.
Franco Carraro, il 9 luglio 1986, fu nominato dal Coni commissario straordinario della Figc, dopo che i vertici avevano rassegnato le dimissioni per il "Totonero bis". Nel 1987 sarà poi eletto Antonio Matarrese (presidente della Lega Calcio).
Franco Carraro, nel corso della sua carriera è stato presidente sia della Figc sia della Lega Calcio (alla faccia dell'autonomia della Figc dalla confidustria del pallone). L'8 Maggio 2006 ha rassegnato le dimissioni da presidente della Figc, in seguito al nuovo scandalo del calcio.
Sono passati vent'anni dal 1986. Giuseppe Marbotto, che conduceva l'inchiesta sul "Totonero bis", è attualmente indagato. Franco Carraro, che era il Commissario Figc, è stato deferito il 22 Maggio 2006, per aver esercitato pressioni sui designatori arbitrali affinché favorissero la Lazio.

1986. Le sentenze irrevocabili della CAF:

- Perugia retrocesso in C2 con 2 punti di penalizzazione da scontare nella stagione 1986/87;
- L.R. Vicenza non ammesso alla Serie A 1986-87;
- Udinese e Lazio 9 punti di penalizzazione nei rispettivi campionati di A e B 1986-87;
- Cagliari e Palermo 5 punti di penalizzazione in Serie B 1986-87;
- Triestina 5 punti di penalizzazione, 1 nel campionato 1985-86 e 4 nella Serie B 1986-87;
- Cavese relegata all'ultimo posto del girone B di Serie C1, retrocessa in Serie C2 con 5 punti di penalizzazione da scontare nel campionato 1986-87;
- Foggia 5 punti di penalizzazione in Serie C1 1986-87.

Inibizioni e squalifiche per dirigenti (dal 9 agosto 1986):
- 5 anni con proposta di espulsione: Tito Corsi (direttore generale dell'Udinese) e Guido Magherini (dirigente della Rondinella M. Firenze);
- 5 anni: Spartaco Ghini (presidente del Perugia);
- 3 anni e 9 mesi: Gian Filippo Reali (Sarnico);
- 3 anni: Dario Maraschin (presidente del L.R. Vicenza), Antonio Pigino (Pro Vercelli), Giancarlo Salvi (dirigente del L.R. Vicenza) e Renzo Ulivieri (allenatore del Cagliari);
- 6 mesi: Franco Janich (dirigente del Bari);
- 4 mesi: Aldo Agroppi (allenatore del Perugia), Salvatore Matta (presidente del Palermo), Gastone Rizzato (direttore generale del L.R. Vicenza), Costantino Rozzi (presidente dell'Ascoli), Onofrio Francesco Schillaci (dirigente del Palermo) e Giorgio Vitali (dirigente del Monza).

Inibizioni e squalifiche per dirigenti (dall'11 agosto 1986):
- 5 anni con proposta di espulsione: Guerino Amato (presidente della Cavese);
- 3 anni: Ernesto Bronzetti (general manager del Foggia) e Antonio Pigino (Pro Vercelli).

Squalifiche a giocatori:
- 5 anni con proposta di espulsione: Franco Cerilli (L.R. Vicenza), Claudio Vinazzani (Lazio), Giovanni Lorini (Monza) e Maurizio Rossi (Pescara);
- 5 anni: Francesco Caccia (Messina);
- 3 anni e 4 mesi: Giovanni Vavassori (Campania);
- 3 anni e 3 mesi: Giovanni Bidese (Pro Vercelli);
- 3 anni e 1 mese: Giuseppe Guerini (Palermo);
- 3 anni: Marco Cecilli, Valerio Majo e Maurizio Ronco (Palermo), Sauro Massi (Perugia) e Maurizio Braghin (Triestina);
- 2 anni: Giacomo Chinellato (Cagliari);
- 1 anno e 6 mesi: Mauro Melotti (Spal);
- 6 mesi: Alfio Filosofi (Virescit Boccaleone);
- 5 mesi: Onofrio Barone (Palermo);
- 4 mesi: Tullio Gritti (Brescia), Antonio Bogoni (Cesena), Angiolino Gasparini (Monza), Mario Guidetti (Pro Vercelli), Luigi Cagni e Tiziano Manfrin (Sambenedettese);
- 3 mesi: Stefano Donetti (Martina);
- 1 mese: Silvano Benedetti, Tebaldo Bigliardi, Massimo Bursi, Giovanni De Biasi, Oliviero Di Stefano, Franco Falcetta, Andrea Pallanch, Claudio Pellegrini III, Mario Piga, Michele Pintauro e Orazio Sorbello (Palermo). Mario Romiti (Barletta).

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