Lavori in corso

Altra partita, altro giorno del cavolo. Anche la trasferta di Empoli è arrivata in un giorno infrasettimanale; questa volta di venerdì sera. L'unica fortuna (nel caso specifico) è che Empoli dista da Parma solo poche ore di viaggio. Morale: chi ha partecipato (e lavora), in molti casi ha dovuto chiedere qualche ora di permesso. Ragioni televisive (dicono), che fanno a cazzotti con quelle di chi va allo stadio. I presidenti, per trenta denari, hanno venduto i diritti dei tifosi. Hanno svuotato gli stadi italiani ma parlano di costruirne di nuovi (scippando quelli storici alle comunità). Quando un sistema non funziona la colpa non è della base, ma del vertice; è di chi l'ha posto in essere e lo amministra, non di chi lo subisce.
Trattandosi di Empoli (tifoseria con cui siamo gemellati) e giocando al venerdì sera, abbiamo deciso d'affrontare la trasferta in auto, per poter partire il più tardi possibile ed evitare di chiedere troppe ore di permesso al lavoro. Siamo partiti scaglionati in vari orari, cercando d'arrivare ad Empoli il prima possibile. I più fortunati sono riusciti ad arrivare alcune ore prima della gara, altri hanno parcheggiato l'auto mentre l'arbitro fischiava l'inizio della gara.
Girare attorno allo stadio di Empoli è sempre meno facile. Anche per noi, che con gli ultras azzurri siamo gemellati da 25 anni. La repressione non guarda in faccia nessuno, colpisce tutto e tutti: bandiere, striscioni, anche i gemellaggi. Il sistema è talmente ottuso da ostentare le sue contraddizioni, quasi se ne vantasse. Così, se vuoi raggiungere i tuoi amici per festeggiare, c'è qualcuno che cerca di impedirtelo. Se cerchi di portar dentro un bandierone per tifare, c'è qualcuno che te lo vuole vietare, perché dice di dover rispettare le norme dell'Osservatorio (quelle che non rispettano la Costituzione). Così, se vuoi portar dentro uno striscione che parla di amicizia... è a tuo rischio e pericolo, perché non puoi esprimerti liberamente. Questura e dirigenti sportivi devono prima leggere, studiare, valutare ed eventualmente: approvare o bocciare. Ma le libertà garantite dalla Costituzione non necessitano di alcun ulteriore permesso; né dei questurini, né degli industriali del pallone.
Nel settore ospiti del Castellani eravamo circa in 300, tra ultras e tifosi gialloblù. Un buon numero, tenendo conto dell'anticipo in un giorno lavorativo. I nostri bandieroni sono entrati in Curva a partita già iniziata, e per farli passare c'è stato da discutere. Poi, grazie alla nostra insistenza e al buonsenso di un funzionario, hanno avuto il via libera e hanno iniziato a sventolare, dando un bel contributo di colore al nostro settore. Grazie alla lotta e all'impegno di tanti ultras italiani un po' di colore è tornato nelle Curve del nostro Paese. Ma sono ancora tanti i diritti e le libertà fondamentali che devono restituirci. Vogliamo tornare ad essere liberi di tifare.
In tanti, tra quelli che c'erano, volevano cantare e hanno tifato senza farsi pregare. La potenza dei nostri cori è stata così in linea con quella che esprimiamo (questa stagione) al Tardini. Incredibile ma vero: in 300 come in 5.000. O in 5.000 come in 300? Al di là della trasferta in oggetto, questo non è certo positivo. Significa solo che c'è una minoranza rumorosa, che si muove e tifa, e una maggioranza che vive il Parma con una certa freddezza. Premesso che siamo sempre in prima linea (e i miracoli non li facciamo), continueremo a cercar di coinvolgere nel tifo tutte le persone di buona volontà, sforzandoci di sensibilizzare alla causa chi viene in Nord. Chi ama il Parma, però, dovrebbe voler tifare per i crociati senza bisogno di tanti appelli.
Il Parma, dopo esser andato in svantaggio, ha saputo ribaltare la situazione ed imporsi, in modo perentorio. Vincere contro una diretta concorrente, in trasferta, con tre gol di scarto, non è certo cosa da tutti i giorni. Molto bella l'esultanza dei giocatori crociati. Paci ci ha indicati dal campo; Mariga è corso verso di noi; e Paloschi è venuto fin contro la rete del settore ospiti, condividendo con noi un momento davvero bellissimo.
Belli e partecipati i cori per gli amici empolesi, segno che il gemellaggio tra i Gruppi ultras è ormai patrimonio di tutta la comunità gialloblù. "Canterò per te, Emiliano alè", "Empoli e Parma alé" e "Empoli, Empoli", hanno echeggiato potenti al Castellani, testimonianza vocale di un sentimento sincero e collettivo. Un sentimento costruito nella frequentazione reciproca, vivendo momenti belli e difficili, fianco a fianco per tanti anni. 25 anni (per l'esattezza) sono passati da quel pomeriggio al Tardini, in cui i Gruppi fecero conoscenza ed amicizia in Curva Sud. E "25 anni d'amicizia" è lo striscione che il Gruppo ha esposto durante la partita per celebrare il gemellaggio, prima sorretto a mano e poi appeso alla ringhiera di bordo campo. La stessa scritta è stata stampata su una maglietta che abbiamo realizzato per l'occasione, con i simboli di tutti e tre i Gruppi ultras, regalata agli amici empolesi.
Finita la partita, dopo il classico scambio di cori d'amicizia sugli spalti, abbiamo brindato al gemellaggio con i ragazzi di Empoli. Anche qui la partecipazione gialloblù è stata molto buona, ed è andata oltre il Gruppo e la realtà ultras.
In tarda serata sono arrivati ad Empoli alcuni BOYS diffidati, decisi a vivere il gemellaggio senza darla vinta alla repressione.
La partita di calcio tra i Gruppi ultras in quest'occasione non c'è stata. L'anticipo al venerdì sera ha fatto saltare tutto.
Sabato a mezzogiorno abbiamo pranzato con gli amici di Empoli, che ci hanno offerto il pranzo. Tanti i brindisi e tanti i cori, sorridendo, cantando e ricordando chi ha contribuito a questo gemellaggio, lasciando la carne per il mito.
EMPOLI E PARMA ALE'!