09 - 12 - 2007
Serie A
Il posticipo della quindicesima giornata ci vede impegnati nella delicata e attesa trasferta di Napoli. Si gioca di sera, per colpa delle pay-tv. Con i loro denari hanno drogato il mondo del pallone e oggi lo controllano. Continuano a spremere, insieme a tutti quelli che vivono il calcio per soldi, ma stanno uccidendo la passione che ha fatto la fortuna di questa mondo. E gli stadi semivuoti evidenziano l'agonia.
Come Gruppo organizziamo un pullman. Siamo in 47 a partire dalla Sede alle nove di domenica mattina. Il viaggio scorre veloce, tra chiacchiere, gli immancabili cori, e qualche sosta agli autogrill. Alle 18 e 30 siamo già al casello della città partenopea, e ad attenderci troviamo le forze dell'ordine con tre automezzi. Piove. Due pulotti salgono sul pullman per controllare i biglietti, dopodiché ci fanno buttare tutte le lattine e le bottiglie. Il tragitto che ci fanno percorrere (al contrario dell'anno scorso quando perdemmo parte della partita) è breve. Percorriamo la tangenziale e arriviamo dentro il nostro settore. Qui ci incontriamo con una decina di altri ragazzi, di Faenza, Frosinone, Roma, Napoli, Cava, e due amici bordolesi. Con piacere notiamo il pullman del club "La bella età".
Attorno allo stadio è pieno di murales, ogni Gruppo partenopeo ha firmato il territorio. Sulla salita che conduce al settore ospiti spicca la scritta "Lame agli infami" firmata T.M.
All'ingresso ci fanno entrare col documento in mano, la perquisizione però è blanda, molti di noi non vengono neppure sfiorati, lo stendardo non desta preoccupazioni e finalmente entriamo al San Paolo. Subito iniziamo a sventolare i nostri tricolori giallo-blu-bianchi, gli unici nostri vessilli che possono entrare allo stadio senza denuncia in questura; e senza timore di prendere qualche diffida. Ci posizioniamo dietro lo stendardo che ricorda il Tino, sorretto da alcuni ragazzi a mano.
Dalle 20, quando le squadre entrano in campo per il riscaldamento, la Curva A comincia a scandire cori potenti contro la repressione, contro le forze dell'ordine, per gli ultras diffidati ed arrestati, ricordando Gabriele e chiedendo più volte giustizia. E ogni coro riesce a coinvolgere tutta la "A". Capiamo subito che sarà dura farsi sentire.
Ad inizio partita gli ultras della Curva A alzano vari striscioni che compongono la frase: "Di un vetro rotto e una volante bruciata l'Italia se n'è vergognata! Ma di chi ha ucciso Sandri se n'è fregata. Unica soluzione trasferta vietata". Dopo poco ne alzano altri: "Malgrado silenzi e trasferte vietate indomita è la fede, ragazzi non mollate! Avanti ultras!".
Quando le squadre entrano in campo cerchiamo di acciopparci al meglio e iniziamo a cantare, per la maglia e per la città. Facciamo soprattutto cori secchi, uniti a vari battimani.
Dopo nemmeno venti minuti il Parma subisce il gol, da li in poi la partita prende una brutta piega, con qualche occasione sprecata malamente.
Irrompiamo nei silenzi degli avversi e cerchiamo di non mollare. Alziamo le sciarpe al cielo e ricordiamo spesso i nostri amici diffidati, loro questa trasferta non se la sarebbero certo persa, e invece sono costretti a firmare in questura, mentre chi ammazza un tifoso è completamente libero.
Nel secondo tempo siamo un po' più continui e l'intensità dei cori sale, peccato che a non cambiare è il risultato del campo.
Il tifo dei napoletani è ottimo. Non lanciano niente, nemmeno un petardo, e con loro non ci scambiamo cori di offesa.
La Curva A ha tifato per 90 minuti, con straordinaria continuità e potenza. Era presente un megafono per coordinare i cori. La prestazione della Curva B non la possiamo giudicare, assordati dal frastuono della "A" al nostro fianco. Visivamente c'è sembrata molto attiva la parte sinistra, con tanti battimani.
Al triplice fischio finale qualche giocatore ci saluta da lontano. Dopodiché i membri delle due squadre danno vita a quello che da molti è stato ribattezzato "terzo tempo". Uno squallido teatrino che sa solo d'ipocrisia. Una squallida messinscena per non parlare di veri problemi del calcio, ad esempio: le tasse non pagate dalle società per centinaia di miliardi di vecchie lire, gli ex giocatori che continuano ad ammalarsi e morire per doping.
Dopo una mezzora chiusi nel settore ospiti, la polizia ci fa defluire all'esterno dello stadio. Montiamo sul pullman e riprendiamo la via di casa, altre dieci ore insieme che scorrono tra chiacchiere, risate, storie, mangiare, bere e dormire. Tutto insieme.
Al ritorno in sede, alle nove di mattina, ci salutiamo, fieri di aver rappresentato ed onorato Parma e i Boys a Napoli. E poi, per tutti, inizia il solito lunedì mattina lavorativo...
VIVERE ULTRAS PER VIVERE