Orari per tifosi
25 - 09 - 2007
Che il calcio è asservito alle televisioni (e ai soldi derivanti dalla cessione dei diritti televisivi) è cosa risaputa; gli orari delle partite vengono decisi da Sky, che mira ad una diversificazione del "prodotto calcio" per poterlo vendere meglio. Il risultato è un calendario di Serie A a 20 squadre, con partite praticamente tutti i giorni e spesso ad orari impossibili; giocare la domenica alle tre è sempre più difficile, anche se forse non tutte le persone la pensano allo stesso modo: alcuni preferiscono vedere partite di cartello alla domenica sera, con il relativo fascino dei riflettori; altri al sabato sera, così la domenica sono liberi di stare con le proprie mogli o fidanzate, senza subire menate per l'unico giorno libero della settimana. Ma da che mondo è mondo il calcio italiano si gioca (anzi si giocava) alla domenica. Come BOYS abbiamo sempre promosso un ritorno alle origini: tutte le partite alla domenica pomeriggio, così come accadeva quando il calcio italiano sapeva riempire gli stadi (più che i salotti e i bar). Al di là dei disagi da noi subiti, negli ultimi anni molte città hanno sperimentato una nuova frontiera del "calcio moderno". Quella appena iniziata è infatti la terza stagione con la Serie B al sabato pomeriggio, con gli anticipi al venerdì sera e i posticipi al lunedì.
L'intera serie cadetta (fregandosene di città e tifosi) è stata impiegata per riempire il palinsesto durante i vuoti dalla Serie A. La scusa era quella di dare "visibilità" ad un campionato "oscurato" dalla serie maggiore. Ma alla prova dei fatti: la "visibilità" televisiva (frutto di partite al venerdì, al sabato e al lunedì) ha "oscurato" la passione dei tifosi, allontanandoli dagli stadi e facendo scemare l'interesse per il campionato cadetto. Così oggi (tanto più senza Juventus, Napoli e Genoa), la Serie B non interessa neppure alle tv.
Il sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, a capo del Coordinamento dei sindaci delle città con squadre in B, ha rimarcato la necessità di valorizzare il torneo investendo sull'entusiasmo dei tifosi e su una maggiore presenza di pubblico negli stadi. La risposta di Sky? Tullio Camiglieri, direttore delle comunicazioni di Sky Italia, ha dichiarato che i sindaci non si dovrebbero occupare di certe questioni ma di ben altro. Forse Camiglieri non sa che in ogni comune c'è un assessorato allo sport e che è naturale (e doveroso!) che il primo cittadino si preoccupi della sua comunità, quindi: della squadra che la rappresenta, dei tifosi che la seguono, dello stadio (luogo pubblico) espropriato della sua capacità di fare aggregazione.
Il successo del calcio italiano era dovuto al suo essere uno sport per tifosi, capace di rappresentare le mille identità locali del Paese. Trasformandolo in sport per spettatori, l'interesse generale è diminuito, si è trasferito dagli spalti al salotto e si è focalizzato sullo spettacolo che è in grado di produrre. Per cui: sempre meno gente allo stadio, sempre meno gente interessata alle squadre che non lottano (in Serie A) per lo scudetto.
Tre anni fa i presidenti della Serie B decisero di girare le spalle ai propri tifosi per i soldi che gli offrivano le pay-tv. Adesso, che tanti tifosi non ci sono più e la Serie B non fa più ascolto, i presidenti si ritrovano in braghe di tela. Invischiati in un sistema che continua a vivere al disopra delle sue possibilità, con un potere calcistico (la Lega Calcio) teso al "calcio moderno", cercano ancora di far cassa nell'immediato, questa volta elemosinando l'interesse delle pay-tv. Schiavi dei loro stessi errori, cercano di ripercorrere quel cammino che ha prodotto la crisi attuale, e che non potrà che aggravarla. Nessun presidente sembra pensare, e voler investire, sul futuro.
Nel sistema calcio ci sono tanti interessi, economici e politici. Troppi. Crediamo si debba dare più spazio ad ultras e tifosi, quelli liberi e indipendenti. Quelli che vivono questo mondo soltanto per amore disinteressato.
Dopo la morte di Raciti, l'unico provvedimento che non viene fatto rispettare è quello dell'orario. Alla sera si giocano tranquillamente partite ritenute "a rischio", ma le bandiere non possono entrare (neppure al pomeriggio). La verità è che chi va allo stadio non conta un cazzo! Conta solo quando le cose vanno male e allora ai presidenti fa comodo avere qualcuno che si danna l'anima per cercare di aiutare la squadra ad uscire dalla merda! E quello: lo fanno solo i veri tifosi, quelli cresciuti a forza di curva, stadio e trasferte. Gli altri (quelli tenuti a balia dalla tv) le poche volte che vengono credono d'aver compiuto un gesto storico, che li pone al di sopra di tutti gli altri, e appena c'è da mangiare un po' di merda fischiano e insultano chi sta in campo.
La Lega Calcio (in generale) e ogni presidente di società (nello specifico), dovrebbero tutelare i diritti dei veri tifosi, quelli che amano e seguono la squadra. Perché sono loro il vero patrimonio del sodalizio.
Basta farsi sottomettere dalle tv! Basta andare contro gli interessi dei propri tifosi!
NO ALLA B AL SABATO, NO AL CALCIO MODERNO!!!