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Il voltafaccia dei giornalisti sulle sentenze di calciopoli

01 - 09 - 2006

Come appassionati di calcio, come tifosi, come Ultras, abbiamo seguito da vicino le vicissitudini di Calciopoli. Dopo anni d'inefficienza e di politiche sciagurate per il calcio e per i tifosi, abbiamo assistito al commissariamento della FIGC, all'entrata in scena di soggetti esterni, ai procedimenti di accusa. Ci si aspettava una vera svolta.
Le già miti richieste della Procura federale sono state decisamente ridimensionate in fase di appello, lasciando di sasso la stragrande maggioranza dei tifosi italiani. Quella che poteva essere l'occasione per fare pulizia nel calcio italiano si rivelava ben presto una farsa, costruita ad hoc per non ledere gli interessi economici e politici delle società coinvolte. Le stesse società, squallidamente, invocavano sconti di pena in nome dei propri tifosi, costretti a sorbirsi retrocessioni e penalizzazioni per colpa di dirigenti, della FIGC e dell'AIA.
Dirigenti e avvocati avanzano i pretesti più assurdi ma c'è sempre qualcuno pronto ad ascoltarli e a divulgare le loro farneticazioni.
C'è un buco, un buco enorme in tutto questo, qualcosa che non torna. Avete provato a confrontare i titoli dei giornali prima e dopo le sentenze? Prima grandi notizie sulle intercettazioni, grande risalto alle telefonate, i mostri sbattuti in prima pagina, le ipotesi di pena formulate per giorni e giorni. Poi si è passati ad una fase di ascolto degli indagati, di comprensione, di attesa e di non pronunciazione in attesa delle prime sentenze. Infine, la parte più triste: dopo le miti e stravolgenti sentenze dell'appello, quasi tutti i giornali si limitano a titoli neutri (incredibile lo "Stangatina!" apparso sulla Gazzetta dello Sport, quando un titolo più appropriato sarebbe stato "Il calcio muore - scandalo all'italiana" - ma non siamo noi i giornalisti...), quasi per non far male, per non colpire nessuno, per non perdere lettori. I titoli roboanti e ad effetto della prima fase hanno lasciato posto, a scandalo maturato, a titoli più conciliatori.
Le testate hanno visto che scrivere contro i dirigenti delle società coinvolte non è un buon partito. Oltre lo scoop sensazionalistico iniziale, il rischio era di perdere quintalate di tifosi da salotto, a cui vendere fascicoli e dvd. Strano comportamento, quello dei giornali: quando accusano lo fanno per interesse, se non accusano stanno facendo bene il loro mestiere perché si limitano a riportare le notizie... In un Paese serio l'opinione pubblica dovrebbe formarsi conoscendo la verità e non leggendo ed ascoltando bugie create ad arte. In un Paese serio il giornalismo non dovrebbe essere prezzolato, timoroso di dire le cose come stanno. In un Paese serio i media non dovrebbero essere insensibili all'opinione pubblica; dovrebbero lavorare senza condizionamenti dalla proprietà, al fine di fare informazione, senza calcolare cos'è conveniente dire.
Nell'Italia dei mille tornaconti le sentenze hanno messo i tifosi della Juventus contro quelli del Milan e della Fiorentina, quelli della Roma contro quelli della Lazio, in una stupida gara a ritenersi più onesti gli uni degli altri. In pochi hanno chiesto verità e giustizia.
Il dopo calciopoli doveva ridare credibilità all'intero sistema, radiando a vita tutti i personaggi coinvolti. Doveva portare aria nuova e personaggi nuovi in Lega e Federazione, perché temi scottanti come i diritti tv, il caro biglietti, le partite infrasettimanali, la B al sabato, la C1 verticale, ecc., fossero gestiti in modo serio, neutrale, e senza l'ingerenza dei club più forti e delle televisioni. Ma queste finalità sono state ignorate a più riprese dai media, attenti solo a dar voce all'uno e all'altro indagato per difendersi e per accusare Rossi. Il servilismo degli scribacchini di casa nostra non ha saputo approfittare dello spazio mediatico per denunciare i veri mali del calcio, sottolineando le scandalose sentenze della CAF, palese violazione del Codice di Giustizia Sportiva. Il comportamento dei media sancisce la rinuncia definitiva al cambiamento. Vergogna!
CALCIOPOLI E GIORNALISTI: NEL CALCIO CHE VA ALLO SBANDO LA STAMPA E' COMPLICE!

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