Lavori in corso

Vittoria entusiasmante, senza appelli per nessuno, nel segno del numero perfetto: il tre. Tre gol, tre punti, tre trasferte consecutive vinte (non contiamo Modena, perché non c'è derby senza tifosi). Una trasferta, quella di Trieste, che ha il sapore degli anni ottanta, che rimarrà nelle menti di molti, non una di quelle anonime che si rischia di confonderla con qualche altra. Una trasferta che un po' ci sembra d'aver già vissuto: torniamo indietro di circa due decenni, diciannove anni per la precisione, nel 1990, quando, dopo un periodo in ombra del Parma, riuscimmo ad espugnare il "G. Grezar" e da li iniziò la rincorsa verso la "A". Quest'anno quello che cambia è lo stadio che ci ospita, il "Nereo Rocco", stadio d'avanguardia costruito nei primi anni novanta, in stile inglese. Quello che non cambia invece è il contesto del calcio italiano contemporaneo: uno stadio semi deserto in tutti i settori, molto dispersivo e poco caloroso.
Arriviamo in quel di Trieste abbondantemente prima della partita, ci presentiamo con un pullman, un pulmino, e svariate macchinate. Veniamo scortati in un parcheggio non distante dallo stadio, dove gli agenti ci controllano biglietto e documento, uno per uno.
Coordinamento e Petitot hanno due pullman grandi e uno piccolo.
Il servizio d'ordine che ci aspetta non è imponente, ma decisamente ottuso. All'ingresso del settore ospiti, quando ci apprestiamo a far entrare alcune nostre bandiere, la risposta degli agenti è un "no" senza appelli. Ai nostri pacati tentativi di dialogo, volti a spiegare le motivazioni di tifo e tifosi, si risponde indossando il casco, travisando il volto e girando il manganello. Pronti alla violenza, in segno di sfida. Risultato: due dei nostri più celebri due aste non hanno accesso (per intenderci: "Minoranza rumorosa" e "Rispetto per noi che ci siamo", che fino ad ora erano entrati in ogni stadio di Serie A e Serie B).
Dentro siamo circa duecento, la maggior parte concentrati sopra i nostri baluardi. A cantare siamo in un buon numero, non solo BOYS e a noi fa molto piacere. Coloriamo e animiamo lo spicchio per tutta la partita, aiutati non solo dal risultato favorevole (fin dai primi minuti), ma anche da un buon Parma, che, a quanto pare, lontano dal Tardini riesce ad esprimere un gioco migliore. Sarà forse perché in trasferta non ci sono centinaia di persone (definirli tifosi sarebbe troppo), abbonati al Tardini, che lo fischiano al primo passaggio sbagliato dall'inizio della stagione?! Noi preferiamo fare il nostro dovere per tutti e novanta i minuti: cantare comunque vada, e poi, se è il caso, fischiare o contestare, ma solo al termine della prestazione, e a quanto sembra, i risultati si vedono.
In campo finisce tre a zero a nostro favore, con la squadra sotto la Curva, con un Parma che ci convince parecchio e che adesso si trova da solo secondo in classifica con un discreto margine dalla terza. Faticosamente siamo lassù. Speriamo queste vittorie stimolino la Proprietà a dotarsi di dirigenti competenti, nei ruoli dove serve (a partire dal Direttore sportivo). I periodi fortunati non devono farci dimenticare i problemi e le lacune che ci affliggono.
Capitolo triestini: non sono disposti bene, la loro Curva è molto dispersiva, poco colorata e poco entusiasmante. Non sono tanti, anche perché a Trieste la Repressione è davvero forte, hanno solo bandiere di piccole dimensioni e varie pezze appese alla rete. Tanti i cori offensivi tra noi e loro, per una rivalità storica (ricordiamo gli scontri in campo a Trieste, nella stagione 1989/90) nonostante i tanti anni che non ci incontriamo.
Il viaggio di ritorno passa veloce e verso le 24 siamo in Sede. Ad aspettarci ci sono quei ragazzi che, quando gioca il Parma calcio, sono obbligati da leggi anticostituzionali a passare le giornate in questura. Tutti insieme festeggiamo la storica vittoria.
LA FEDE NON SI DIFFIDA!