Lavori in corso

Avevamo chiesto le palle a tutti, le abbiamo tirate fuori solo noi. Perché in 400 gialloblù (nonostante si trattasse di un posticipo al lunedì sera) abbiamo tenuti alti i colori di Parma a Brescia, tifando tutta la partita con totale dedizione alla causa. Purtroppo in campo, in panchina e in società sembra non essere cambiato assolutamente nulla.
Il Gruppo ha organizzato due pullman, molti BOYS si sono dovuti muovere autonomamente, in auto, perché impossibilitati ad arrivare in Sede in tempo utile per la partenza. Giocare in trasferta, durante la settimana, crea non pochi problemi a chi lavora e ha la passione per il Parma Calcio. Il viaggio è stato breve (Brescia dista da Parma soltanto novanta chilometri) ma il traffico in autostrada durante i giorni lavorativi (e il lunedì è assolutamente un giorno lavorativo), è molto più inteso che alla domenica (giorno in cui eravamo abituati a seguire il Parma).
Arrivati a Brescia le forze di polizia ci hanno condotto all'Ortomercato, dove quasi tutti i gialloblù in trasferta hanno abbandonato i propri i mezzi per salire a bordo di appositi autobus. Inizialmente gli agenti (per motivi incomprensibili) ci volevano impedire di portare con noi lo stendardo del Bagna. Dopo alcune discussioni "il Bagna" è venuto con noi sull'autobus.
Alcuni ragazzi di Parma erano sprovvisti di biglietto dello stadio, avendo deciso all'ultimo momento di venire in trasferta. Fortunatamente le forze di polizia in servizio allo stadio Rigamonti hanno dimostrato un po' di buonsenso (almeno in questo caso) e gli hanno consentito d'acquistare i tagliandi per il settore ospiti. Purtroppo quasi sempre non funziona così, per cui: chi viene in trasferta deve acquistare preventivamente il biglietto e portare con sé un documento d'identità. Comprendiamo benissimo che tutta questa burocrazia non fa altro che allontanare gente dallo stadio - e non ci stancheremo mai di protestare e di difendere i diritti di ultras e tifosi - ma andare in trasferta per rischiare di rimanere fuori non è opportuno.
Brescia, per un ultras del Parma, evoca trasferte ad alto rischio, una tifoseria calda e determinata, una comunità profondamente legata alla squadra che la rappresenta. Ma oggi tutto questo sembra essersi rarefatto. L'atmosfera del Rigamonti era, per certi versi, più prossima a quella di Bergamo (con l'Albinoleffe) che al suo glorioso passato. E' la nuova Serie B (quella del calcio moderno all'ultimo stadio) fatta di partite al sabato, al venerdì, al lunedì e al martedì. Di stadi vuoti e privi dei colori della passione (a causa delle norme anti-tifo).
Nel settore ospiti ci siamo ben compattati, cantando con costanza e con potenza per tutta la durata della partita, colorandoci con le nostre bandierine (bianche, gialle, blu e gli immancabili tricolori parmigiani). Abbiamo appeso lo striscione "Curva Nord Matteo Bagnaresi", lo stendardo del Bagna, "Tino con noi - BOYS", "BOYS Diffidati".
Davanti a noi s'è svolto uno spettacolo triste: una squadra che stenta, soffre e sbaglia. Neppure nei nostri peggiori incubi poteva concepirsi una simile situazione. Ma parliamoci chiaro: si raccoglie quello che si semina. Troppi errori, troppa superficialità, troppa improvvisazione. E questi sono i risultati.
Di fronte a noi, in una Curva Nord piena per un quarto, circa 500 ultras hanno tifato con una certa continuità per le rondinelle. La Curva bresciana è stata colpita da numerosissime diffide (uno dei mezzi del regime per disgregare i Gruppi liberi), che hanno lasciato il segno. Sulla nostra destra, in Curva Sud, erano presenti circa 200 ultras bresciani.
Coerenti con la rivalità storica che contrappone Parma e Brescia ci siamo scambiati vari cori offensivi. In più occasioni abbiamo lanciato il coro "Giustizia per Paolo", perché i rivali si possono rispettare, le ingiustizie figlie d'abusi di potere no.
Sul finire della partita, in Nord, i bresciani hanno acceso alcune torce. Innocuo spettacolo pirotecnico a cui non siamo più abituati, dopo la messa fuorilegge di questo strumento tradizionale del tifo popolare italiano.
La partita s'è conclusa con un pareggio. Il nostro primo, unico ed amarissimo punto in trasferta contro una squadra pesantemente rimaneggiata. Con questa media non si va da nessuna parte.
La squadra ha salutato la tifoseria e ci sembra il minimo. Da parte nostra nessuna particolare contestazione. Abbiamo contestato contro il Frosinone e abbiamo già detto chiaramente quello che vogliamo. Per ora non è cambiato un cazzo. Società, allenatore e giocatori devono capire che la pazienza della tifoseria non è illimitata.
Concludiamo questo resoconto con il motto che colora l'ultima maglietta del Gruppo. Un messaggio di solidarietà per i nostri amici diffidati, un urlo di rabbia contro chi utilizza il proprio potere abusivamente per colpire proditoriamente chi ancora ha un ideale. LA FEDE NON SI DIFFIDA.