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Cittadinanza italiana? No, Ultras

24 - 09 - 2006

Avrete sicuramente saputo, nei giorni scorsi, dell'incredibile episodio capitato ad un ragazzo del Gruppo domenica sera. A chi di noi si è recato all'ospedale, o a chi ha potuto solo telefonargli per sincerarsi delle sue condizioni, ha raccontato, con un velo di tristezza unita a rabbia, la stupidità e la brutalità di un gesto infame. Abituati a vederlo in balaustra con le mani al cielo e quella voce potente e inconfondibile, grintosa, unica, col suo entusiasmo contagioso, ci ha fatto impressione vederlo in un'anonima stanza d'ospedale. Un diverbio per futili motivi, non legati a PARMA-Milan appena conclusasi al Tardini, ha fatto sì che i soliti bastardi con le lame - questa volta extracomunitari dell'Est (candidati alla cittadinanza italiana?) - in maggioranza numerica, dopo aver cercato pretestuosamente di venire alle mani, visto come si stavano mettendo le cose, hanno preferito difendersi con un coltello e lasciare i segni a chi, da Ultras, in una circostanza non Ultras, aveva risposto alla loro arroganza. Al di là del fatto estraneo alla vita di Curva, ci sembra importante sottolineare come la nostra città, per motivi estranei allo stadio, stia diventando sempre meno sicura. Non vogliamo lanciarci in facili accuse ma è evidente che, tra omicidi, rapimenti e stupri vari, i politici pensano a rassicurare la città, cercando normalità in una tendenza che è davvero negativa. Non esiste che extracomunitari ubriachi girino con lame in tasca come se niente fosse. Ci sono le cosiddette Forze dell'Ordine che dovrebbero garantire questo controllo continuo e preventivo su certi soggetti che notoriamente (non tutti, è vero) sono portati alla rissa gratuita ed all'accoltellamento sistematico. Abbiamo un'altra visione della vita, del calcio, dello stare in giro, e di cosa dovrebbero fare i tutori dell'ordine. Ogni volta sembra di scoprire l'acqua calda: criminalità in aumento, indulti elargiti. E noi Ultras, che ci troviamo sempre dall'altra parte, veniamo invece continuamente controllati, scortati, seguiti, filmati, aggrediti, minacciati, diffidati. Non siamo liberi cittadini, non siamo forse neppure cittadini italiani; siamo Ultras. Per noi non ci sono diritti civili né indulti, per noi non c'è tutela della riservatezza. Le istituzioni non hanno remore a privarci dei diritti costituzionali, fino a privarci della libertà, senza neppure un processo, a mezzo DASPO. Normative (dai biglietti nominali alle telecamere-spia) che hanno prodotto un solo risultato: la costante diminuzione del numero di persone che si recano allo stadio.
La dura realtà è questa: si trattano gli Ultras alla stregua di criminali, mentre i veri delinquenti sono liberi di girare indisturbati con le lame in tasca. Ma il sistema fa in modo di mantenere questa impressione, per tornaconto personale (soprattutto elettorale).
Ultimamente, in tv, ci viene propinato uno spot in cui la Polizia si fa... "pubblicità progresso". Si contrappone a chi lancia un ciclomotore dai gradoni di San Siro, affinché ci si convinca che è dalla parte del giusto, in contrapposizione ai delinquenti - gli "imbecilli" - che risultano essere i ragazzi delle Curve. Una beffa.
Grazie ai maghi della comunicazione, si cerca di stravolgere la realtà delle cose, che è sicuramente molto più complessa di quanto tentano di fare credere attraverso quest'operazione (pagata dallo Stato, quindi anche con i nostri soldi) di Blu-Marketing. I buoni e i cattivi. Guardie e ladri.
Chi ha visto quello schifo sarà indignato come noi, che con i nostri mille sacrifici teniamo alti i nostri Colori e abbiamo come obiettivo l'aggregazione e la riscoperta delle passioni sincere e genuine. Chi ha visto quello schifo sarà incazzato nero, soprattutto se amico o conoscente di Paolo, il ragazzo di Brescia pestato a sangue lo scorso anno a Verona dalla Polizia, in quella che a molti parve un'aggressione premeditata.
Sia chiaro, gli Ultras hanno anche comportamenti violenti che fanno parte, senza ipocrisia, del nostro modo d'essere, ma il vero Ultras: rispetta il proprio avversario e lo affronta attenendosi ad un codice d'onore che s'ispira ad ideali cavallereschi.
Alcuni ragazzi del Gruppo, recatisi all'ospedale per far visita al Fratello ferito, sono stati invitati a non salutarlo, a non avere rapporti con un "...poco di buono, meglio se tornate a casa, vi consiglio di non avere niente a che fare con questo soggetto pericoloso...". Un poliziotto, al Pronto Soccorso, ha pronunciato queste parole, riferendosi alla vittima di un'aggressione vigliacca (3 contro 1), che ha rimediato tre coltellate affrontando i suoi aggressori a mani nude. Un ragazzo gentile e disponibile, che conduce una vita normale, molto stimato nel suo lavoro. Ciononostante, la sua grande passione per il PARMA e la sua partecipazione attiva nei BOYS, lo hanno reso oggetto di pesanti attacchi da parte di alcuni media locali. Tra questi "L'informazione" che, senza nemmeno ascoltare il diretto interessato, s'è inventata, di sana pianta, un versione dei fatti in netto contrasto con la realtà. Informazione? No, questa è disinformazione e diffamazione. Diffondere a mezzo stampa delle illazioni, spacciandole per verità, senza neppure essersi attivati per conoscere i fatti dal diretto interessato, screditando pubblicamente la vittima di un'aggressione a mano armata, è un comportamento criminale.
L'isola felice, per colpa d'interessi economici e politici particolari, non c'è più. Stupri, omicidi, rapimenti, accoltellamenti, furti, e violenze gratuite sono ormai all'ordine del giorno, così come accade praticamente in tutt'Italia. E mentre viviamo tutto questo, qualcuno, cerca di farci credere tutto va bene e che i delinquenti sono in Curva...
LIBERTA' PER GLI ULTRAS!

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