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Nazionale campione 2006, Italia sconfitta

16 - 07 - 2006

La nazionale italiana, arrivata in Germania tra lo scetticismo generale e gli scandali di calciopoli, ha sconfitto ai rigori la Francia e ha riportato a casa la Coppa del Mondo dopo 24 anni. L'ultima volta era stato nel 1982, due anni dopo lo scandalo del calcio-scommesse del 1980.
La compagine azzurra è stata allestita per cercare di vincere il Mondiale di Germania. Una priorità logica, in una situazione normale. Ma forse, dopo calciopoli, le priorità dovevano essere altre. Invece di risolvere il problema, s'è cercato di sviare l'attenzione dell'opinione pubblica. Prima con l'evento mondiali (sempre meno sportivi e sempre più mediatici), poi sfruttando la vittoria dei medesimi.
Come italiani è logico avere a cuore le sorti della compagine azzurra e sperare che essa, calcisticamente, prevalga sulle concorrenti. Ma al di là di quanto se ne è tifosi, la nazionale di calcio rappresenta il Paese. Aver proposto una nazionale figlia dei meccanismi di calciopoli, evitando a taluni azzurri di rispondere alla legge (sportiva ed ordinaria), non è sicuramente il modo migliore di tutelare l'immagine della nazione.
Ambire alla vittoria è legittimo e doveroso, puntare ad essa ignorando leggi e normative sportive è illegale, disonesto e disonorevole. Questo vale, o almeno dovrebbe valere, per tutti. Per il PARMA come per la Juventus, per il Milan come per la nazionale.
La mentalità Ultras si fonda, a nostro modo di vedere, su ideali quali l'onore e la lealtà. Si cerca di primeggiare ma senza sacrificare il proprio credo. Perché non c'è disonore nella sconfitta, quando si è dato il meglio di sé.
La Figc ha fatto del suo meglio nell'allestire la nazionale che ha rappresentato l'Italia in Germania? Crediamo di no. Un tecnico il cui figlio è procuratore GEA, giocatori con gli stessi sponsor della squadra, atleti coinvolti nel calcio-scommesse e altri strenui difensori di chi ha operato illeciti nel calcio italiano. Il Paese, a nostro modo di vedere, meritava qualcosa in più. Magari: una nazionale di cui andare fiero, indipendentemente dal risultato finale. Perché lo stile di una nazionale, così come quello di un club, non dipende dai successi sportivi né dal tasso tecnico dei propri giocatori.
I mondiali di calcio sono un evento televisivo capace di monopolizzare l'attenzione a livello globale. In Germania, solo 5.000 tifosi e Ultras italiani hanno potuto assistere alla finale contro la Francia. Tanti altri sono dovuti restare fuori. I biglietti li regalano gli sponsor e li gestiscono i potenti del calcio, senza nessuna considerazione per chi vive veramente questo mondo, e non solo ogni quattro anni.
Molti di noi ricordano ancora il Mondiale del 1982 e le mille bandiere italiane che coloravano lo stadio Santiago Bernabeu. Oggi tutto questo non c'è più, e nessuno sembra preoccuparsene. L'importante è che la massa si senta coinvolta, anche se non lo è. L'importante è che la massa si convinca d'aver vinto, che tutto è bello e buono, che gli scandali sono passati, che forse non ci sono mai stati, che alla fine tanto vale andare avanti così.
Nelle piazze d'Italia, si sono radunate migliaia di persone festanti. Le partite della nazionale, in alcuni casi, sono state il pretesto per creare incidenti e vandalismi gratuiti. Danni a monumenti, fontane, vetrine, negozi; anni luce lontano da quel modo di vivere lo stadio che piace agli Ultras.
Abbiamo visto gente che vive il calcio in maniera marginale improvvisarsi tifosi dell'ultima ora, o peggio, confondersi tra la folla per mettere a ferro e fuoco la propria città. Giornalisti e commentatori hanno messo tutto a tacere, nonostante centinaia di persone siano finite all'ospedale, perché niente e nessuno doveva rovinare la festa, perché non si poteva stemperare quell'euforia che sarebbe poi servita ad insabbiare le nefandezze di calciopoli.
Due anni fa fummo messi in croce per una vetrina rotta a Carrara, nonostante il tutto fosse nato da una provocazione subita (sassate al nostro pullman), nonostante ci fossimo prontamente offerti di ripagarla. Diffide dalla questura e attacchi dei principali organi d'informazione della città. Adesso? L'Italia ha vinto, chi se ne frega di qualche vetrina rotta. Tutto è giustificato. Non un commento negativo, non una critica. Fumogeni e fuochi di artificio in tutte le piazze, mentre allo stadio si rischia l'arresto.
Avremmo voluto risparmiarci la manfrina della festa, con scene tristissime e pietose da parte dei giocatori ubriachi. Pensate a quante volte, in autogrill, poiché eravamo un po' su di giri, dopo qualche birra, facendo schiamazzi e cantando, abbiamo visto la faccia disgustata di famiglie, operatori, poliziotti, le stesse persone che a vedere i giocatori festanti e ubriachi li applaudivano e li incoraggiavano senza remore, oppure facevano una foto alla Coppa col videofonino (vero blu?), perché erano divertenti, a torso nudo e con tanto alcool in corpo. Chi aizzava la folla con un "Chi non salta...", chi teneva uno stendardo con scritto "Orgogliosi di essere italiani". Uno striscione sorretto anche da chi, qualche settimana fa, si spendeva in difesa dei maggiori responsabili di calciopoli. Siamo sicuramente orgogliosi della nostra appartenenza, ma tra noi e certi nostri connazionali c'è pur sempre un abisso, innanzitutto etico.
Il nostro giudizio potrà essere controcorrente, ma poco importa; noi rispondiamo solo alla nostra coscienza ed essa non si lascia irretire. Né da una Coppa, né da un salame.
La conquista della Coppa del Mondo dovrebbe dare lustro all'intero Paese. Oggi, come immaginavamo, è miseramente strumentalizzata. Alcuni politici la utilizzano per invocare l'amnistia per calciopoli, alcuni dirigenti di club per chiedere pene più miti per le società che rappresentano. Ma la vittoria al Mondiale doveva servire proprio a questo. Ecco perché la Figc non escluse nessuno, ecco perché la magistratura fu indulgente con taluni, ecco perché tanti politici si schierarono dalla parte di Lippi & C. quando scoppiò lo scandalo. Il cerchio si sta chiudendo. E leggendo le motivazioni di quella porcata che è la sentenza della CAF è ormai evidente.

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