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Stadi 2007. Gli Ultras a Guantanamo?

17 - 06 - 2006

Giuliano Amato è il nuovo Ministro dell'Interno, successore di Giuseppe Pisanu ("Beppe", come lo chiamava confidenzialmente Luciano Moggi). Giuliano Amato, parlando di "violenza negli stadi", ha annunciato che saranno le società sportive a farsi carico della vigilanza all'interno degli impianti. Per ora si tratta di un'intenzione, ma s'è detto sicuro dell'appoggio del Ministro dello sport, sottolineando che tale scelta è in linea con la politica di risparmio attuata dal governo.
Gli agenti dello Stato, stando alle intenzioni di Amato, si occuperanno solo della sicurezza all'esterno. Un'idea, guarda caso, perfettamente in linea con il pensiero del suo predecessore, che introdusse la figura dello "steward" (buttafuori stipendiato dalle società).
La cosa più stupefacente è la distinzione tra "interno" ed "esterno" dello stadio, come se gli impianti italiani fossero territorio extra-nazionale. Gli stadi italiani, generalmente, appartengono alle rispettive comunità (quindi alla collettività) e, in ogni caso, sono luoghi pubblici. Lo Stato, ciononostante, è pronto a rinunciare alla propria autorità in essi, trasferendola arbitrariamente alle Spa del pallone. Si profila, quindi, l'ipotesi di uno stadio in stile Guantanamo, ovvero un luogo dove lo Stato rifiuta d'applicare le sue leggi.
Ultras, tifosi e spettatori, nel malaugurato caso questa proposta dovesse diventare legge, all'interno degli stadi dovranno rispondere all'autorità delle società sportive, investite di compiti di pubblica sicurezza.
Introdurre un principio per cui esistono luoghi (tra l'altro "pubblici") dove lo Stato delega taluni compiti di polizia ai privati è alquanto allarmante. Anche perché, molto difficilmente, si limiterà a questo.
Il Ministro parla di "risparmio". Preso atto che viviamo in un Paese che si dice incapace di garantire l'ordine pubblico con i propri mezzi, la tesi non ci convince. Se si puntasse a risparmiare... basterebbe lavorare meglio e presentare il conto alle Spa del pallone. Viceversa: lo Stato non chiede soldi, investe le società di alcuni suoi poteri. E' molto diverso.
Gli episodi di violenza legati al calcio (generalmente qualche scazzottata) nel 95% dei casi avvengono fuori dagli stadi. Quindi: prima e dopo la partita. Ma soprattutto: gli agenti che operano nel pre-partita e nel dopo-partita, fuori dallo stadio, sono gli stessi che durante l'incontro si trasferiscono al suo interno. Così, anche delegando alle società compiti di pubblica sicurezza all'interno degli impianti, il numero di agenti necessari rimarrebbe costante. La cosa più curiosa è che gli agenti, dall'inizio alla fine della partita, quindi per circa 105 minuti, si troverebbero fuori dallo stadio a vigilare su strade deserte, in attesa di tornare pienamente operativi finita la partita. Impensabile, infatti, smobilitarli per due ore, anche perché i tifosi potrebbero decidere di uscire anticipatamente dalla struttura. Lo Stato, quindi, non risparmierebbe assolutamente nulla. Potrebbe, eventualmente, decidere di ridurre il numero di agenti che impiega, ma tale scelta sarebbe del tutto indipendente dai risultati prodotti da questa nuova, ed eventuale, normativa.
Ma se non c'è neppure il risparmio... dove si vuole realmente arrivare?
Il governo precedente, a livello legislativo, introdusse il concetto di impianto polifunzionale e di steward, uniformandosi alla volontà della Confindustria del pallone. Il nuovo governo dice di voler rinunciare ai compiti di pubblica sicurezza negli stadi, per affidarli alle società. Di fatto: gli stadi (o i post-stadi) cesseranno di essere luoghi pubblici. Le Spa del pallone, in essi, potranno fare tutto ciò che vogliono. Loro saranno la legge e l'applicheranno come meglio credono. Fantascienza? Assolutamente no. Questo è quello che capita già nel tanto decantato "modello inglese". All'interno dell'impianto polifunzionale inglese si devono rispettare le leggi della società. La società può diffidarti, può ritirarti l'abbonamento, può impedirti l'accesso alla struttura, anche quando non sussistono motivi legalmente validi ("selezione").
Una volta, per essere condannati, bisognava prima essere processati. Adesso, per gli Ultras, non è più così. Oggi, per condannare un Ultras, basta la firma di un questore. Domani, forse, basterà il cenno di un presidente di club. Oggi si può essere diffidati per aver acceso un fumogeno, domani, forse, per aver contestato un dirigente.
La proposta del Ministro è un incentivo alle società, specie quelle più ricche. Quelle che si preparano a costruire i nuovi impianti polifunzionali, ovvero quelle strutture private, destinate ad un pubblico molto abbiente, che tifa poco e spende tanto. Strutture su cui le società vogliono totale controllo.
Politicanti e signori del pallone, da sempre legati a doppio filo, hanno adesso un grande obbiettivo comune: la grande torta degli Europei del 2012. Le società mettono i capitali (e intanto si costruiscono gli impianti polifunzionali), il Parlamento fa le leggi ad hoc (e magari gli concederà appositi finanziamenti), noi, Ultras e tifosi, ce lo prendiamo nuovamente nel culo. Chissà perché non vogliamo che l'Italia organizzi gli Europei...

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