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inGiustizia sportiva

12 - 06 - 2006

Il commissario straordinario della Figc, Guido Rossi (nominato dal Coni dopo le dimissioni di Carraro) aveva dichiarato che "la giustizia sportiva non si fermerà davanti a niente e a nessuno". Una frase che ci aveva fatto sorridere. Una banalità in grado di competere con la mitica: "gli arbitri sbagliano ma non si può mettere in dubbio la loro buona fede" che, dopo gli ultimi accadimenti, speriamo sia stata accantonata per sempre.
Guido Rossi, nelle settimane scorse, ha nominato Francesco Saverio Borrelli (l'ex procuratore generale di Milano, ormai in pensione) capo dell'ufficio indagini della Federazione Italiana Giuoco Calcio (Figc), al posto del dimissionario Italo Pappa.
La Figc, tramite il suo commissario straordinario, ha nominato il capo dell'ufficio indagini e questo... indagherà sulle varie componenti della Federcalcio. Ovvero: membri della Figc indagano su altri componenti della Figc, dopodiché, la Figc stessa, dirà chi sono i colpevoli e deciderà come sanzionarli. Il conflitto d'interessi è macroscopico.
Borrelli, sabato 27 maggio, ha fatto sapere che le indagini si concluderanno in tre settimane. Un record, un miracolo, più di un miracolo. Possiamo credere a chi dice d'aver visto lacrimare la statua di Padre Pio, a chi dice d'aver riacquistato la mobilità articolare dopo essersi immerso nelle acque di Lourdes, ma che siano sufficienti tre settimane per concludere un'indagine che coinvolge centinaia di persone e di squadre è fuori da ogni logica. Per fede si può credere a Dio e alla Madonna, non certo alla Figc.
Questo periodo di tempo sarà sufficiente per vagliare tutte le posizioni? Si batteranno a dovere tutte le piste? Si indagherà su tutte le persone coinvolte cercando eventuali complici e ulteriori irregolarità? No, no, no. La giustizia sportiva (se di "giustizia" si può parlare) deve sottomettersi al business (i calendari della nuova stagione, la lista delle squadre da mandare in Europa). Ma se le leggi di mercato hanno la priorità su quelle sportive e civili... è impossibile aspettarsi qualcosa di buono, specie per chi non fa parte dell'elite economica.
"Indagini chiuse in tre settimane" dichiara Borrelli, quasi si trattasse di un svendita commerciale. Che delle indagini avessero una scadenza non s'era mai sentito, giacché, comunemente, le inchieste terminano solo quando si è certi d'essere arrivati alla "verità giudiziaria". Nel caso specifico, poi, con una miriade di persone e società coinvolte, potrebbero addirittura emergere nuove responsabilità, tutte da vagliare. Sarebbe logico, quindi, prevedere tempi molto lunghi. Ma così non sarà.
Questa fretta di chiudere/insabbiare tutto è molto preoccupante e alimenta ulteriori sospetti:
1. Le intercettazioni sono diventate di dominio pubblico quando le indagini erano ancora in corso. Non è, per caso, che s'è pensato di rivelare tutto per impedire che altri personaggi si compromettessero e per evitare che, prolungandosi i tempi, la Figc si trovasse costretta a posticipare l'inizio del prossimo campionato?
2. Come mai le perquisizioni a casa dei principali indagati sono state effettuate quando questi erano ormai, da giorni, al corrente di tutto? Gli è stato concesso appositamente del tempo affinché si sbarazzassero di documenti compromettenti?
3. Francesco Saverio Borelli fu il capo del pool di "Mani Pulite". Gli uomini del pool milanese, inflessibili con molti, tennero un comportamento contraddittorio dinnanzi al gotha economico del paese: la Fiat. Infatti, seppur importanti dirigenti della casa torinese finirono nel mirino della giustizia, in quel caso specifico l'assioma che "la proprietà non poteva non sapere" non fu mai proposto. Richiamare Borrelli, ora, quando la società maggiormente coinvolta nello scandalo è proprio quella di proprietà dell'Innominabile Famiglia (Agnelli), serve, forse, a tutelare certi personaggi e certi interessi?

Ogni anno, ormai, le classifiche di fine campionato sono stravolte dalla "giustizia" sportiva. I risultati del campo, per altro, sono spesso il frutto d'accordi fraudolenti.
Se la "giustizia" sportiva, come annunciato, concluderà le indagini in tre settimane (ormai dovrebbe mancare poco), significherà solo che non è voluta andare a fondo. Del resto: come si può ancora credere alla giustizia sportiva della Figc?
Bisogna chiudere tutto e alla svelta. Troppi interessi economici in ballo, troppe personalità coinvolte. Il calcio deve ripartire, magari con l'ennesimo colpo di spugna, assolvendo i potenti e sacrificando chi è troppo compresso. Se andrà veramente così, com'è molto probabile, non cambierà nulla. Nessun problema sarà stato risolto e per Ultras e tifosi oltre al danno (morale ed economico) ci sarà anche la beffa. E il nuovo campionato sarà un'ulteriore farsa, con le ingiustizie di sempre, con il malcostume di sempre, con una classifica finale... ad interim.
Quand'anche la "giustizia" sportiva dovesse sospendere le proprie investigazioni dopo tre sole settimane, la "giustizia" ordinaria dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) fare il suo corso. Vedremo... Ma se i magistrati, a campionato già avviato, scoprissero ulteriori illegalità non sanzionate dalla "giustizia" sportiva? Se durante la stagione emergessero prove che, se rinvenute prima di stilare i calendari, avrebbero impedito l'iscrizione di alcune/ulteriori squadre? Cosa si farà allora? Forse si modificherà, ancora una volta, la classifica (alla faccia di chi paga abbonamenti, biglietti e trasferte) o, ancor più probabilmente, si applicherà l'unica legge certa del sistema. Quella del Menga.
Bisognerebbe accertate tutte le responsabilità, condannare tutti quelli che hanno commesso illeciti, rivoluzionare il sistema calcio. Ma la Figc queste cose non le farà mai. La Figc (con tutte le sue componenti), con i politici che la spalleggiano e con i giornalisti che la incensano, è il sistema. E il sistema vuole perpetrare sé stesso, per difendere i suoi interessi e i suoi loschi traffici. Eccola qui la vera "associazione a delinquere".
Membri di tutte le componenti della Figc sono indagati e le prove che ne dimostrano la colpevolezza sono indiscutibili. I vertici federali, espressione della volontà (e degli interessi) di tali componenti, hanno avvallato un'infinità di comportamenti illegali, per dolo o "inefficienza". La Figc, alla luce dei fatti, non ha nessuna credibilità.
La Figc non può e non deve rappresentare la giustizia sportiva, perché è parte in causa e perché ha dimostrato di non avere la necessaria autorità morale. La Figc non può salire in cattedra; il suo posto è sul banco degli accusati, con molti suoi tesserati (federali, dirigenti, arbitri, designatori, giocatori e allenatori), taluni politicanti e giornalisti.

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