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Tifo e giustizia tra diritti negati e leggi speciali

05 - 04 - 2006

Giovedì 9 marzo, a Bologna, presso la Sala del Silenzio, abbiamo partecipato ad una riunione organizzata da Progetto Ultrà dal titolo "Tifo e giustizia tra diritti negati e leggi speciali", un appuntamento fortemente voluto per fare il punto della situazione in merito all'applicazione delle nuove norme in tema di tifo e per esporre alla stampa una visione non "distorta" della realtà che circonda gli Ultras, soprattutto riguardo alla feroce repressione indiscriminata che ha alzato il livello dello scontro con le forze di polizia.
I bolognesi, sia i Forever Ultras del Bologna Calcio sia la Fossa dei Leoni della Fortitudo basket, padroni di casa, hanno curato l'organizzazione. Presenti, assieme a noi BOYS, gli Ultras Tito della Doria, i bresciani del Brescia 1911 e gli Ultras del Ravenna. L'incontro, moderato da un giornalista del Guerin Sportivo, unica testata a tiratura nazionale che tiene un atteggiamento d'apertura verso il mondo Ultras e che ne ha sempre parlato senza i preconcetti della restante stampa nazionale, ha visto come relatori Carlo Balestri di Progetto Ultrà, un rappresentante degli ultras del Brescia 1911, l'onorevole Paolo Cento e gli avvocati penalisti Francesca Curi, di Bologna, e Giovanni Adami di Udine, da anni impegnati nella tutela dei diritti degli Ultras. Il primo a prendere la parola è stato il rappresentante del gruppo bresciano, a pochi giorni dalla manifestazione organizzata proprio a Brescia per tenere vivo il ricordo di quanto avvenuto ad inizio campionato in occasione di Verona-Brescia, dove un vero e proprio pestaggio della polizia ebbe come conseguenza più grave un ragazzo finito in coma. Quello l'episodio più tragico ma tante altre persone, tra cui donne e bambini, riportarono ferite, anche gravi. Un pestaggio su cui la stampa non ha mai voluto indagare, subito pronta a diffondere la versione fasulla con la quale la polizia cercò di insabbiare l'accaduto, spacciandolo come conseguenza di una sassaiola tra opposte tifoserie, in realtà mai avvenuta. Da quel giorno la tifoseria bresciana si è fatta promotrice di tantissime iniziative, allo scopo di non far dimenticare quanto successo, come nelle intenzioni della polizia, mostrando filmati e documenti che testimoniano quanto realmente avvenuto quel giorno. Un atto criminale che ha lasciato, purtroppo, segni permanenti su un ragazzo.
E' stato ribadito che quando gli Ultras sbagliano è giusto che paghino. Nessuno ha paura di prendersi le proprie responsabilità ma la legge deve essere uguale per tutti. Quindi: è giusto che vengano puniti anche i comportamenti illegali e arroganti di chi dovrebbe garantire l'ordine pubblico, anche perché l'impunità di cui gode, di fatto, chi indossa una divisa sembra invogliare taluni appartenenti alle forze dell'ordine ad un atteggiamento di sfida e di prepotenza, spesso reale causa d'incidenti allo stadio.
La parola è poi passata a Carlo Balestri, responsabile di Progetto Ultrà (l'archivio del tifo di Bologna), che da anni combatte a fianco degli Ultras contro tutti quegli abusi introdotti dalle varie "leggi speciali". Sono stati contestati i dati forniti dalle forze di polizia, riferiti alla violenza negli stadi; generalmente poco chiari si prestano a facili strumentalizzazioni nella formulazione di statistiche. A tal proposito sono stati mostrati dati falsi forniti dall'Osservatorio sulle Manifestazioni Sportive che, misteriosamente, da un anno all'altro, presenta dati modificati, a seconda della tesi che vuol sostenere. Si è quindi osservato che, nonostante quanto affermato a più riprese dal ministro Pisanu (che sostiene un forte abbassamento degli scontri tra tifoserie), in realtà la violenza è aumentata, soprattutto per quanto riguarda lo scontro tra Ultras e forze dell'ordine. Un conflitto inasprito dalle nuove leggi speciali.
Altri dati importanti, che sfatano il luogo comune per cui l'Ultras è un teppista, riguardano le trasferte organizzate in treno. Da essi si evince che quando il servizio del treno è accettabile gli episodi di vandalismo sono completamente assenti, mentre tendono a verificarsi quando agli Ultras vengono forniti i cosiddetti "carri bestiame", vagoni privi di qualsiasi forma di servizio decente. Insomma: gli Ultras si ribellano quando la loro dignità di uomini viene minata.
Successivamente ha preso la parola Paolo Cento dei Verdi, ricordando gli enormi passi avanti fatti negli ultimi anni per sensibilizzare i parlamentari, ovvero coloro che poi vanno ad approvare o bocciare una legge, sulle problematiche riguardanti gli Ultras. E' stata anche illustrata una proposta di legge, formulata su iniziativa dello stesso Cento. Una proposta che non vuole assolutamente conferire una sorta di impunità agli Ultras responsabili di comportamenti illegali, ma che mira a garantire il diritto alla difesa alla persona sospettata, così come la Costituzione stessa prescrive. A tal proposito è stato sottolineato come la cosiddetta "legge Mancino", la 401/89, sia stata giudicata negativamente anche dalla stessa Corte di Cassazione, in quanto viola la libertà personale garantita dall'articolo 13 della Carta Costituzionale. Il provvedimento di diffida, infatti, viene emanato direttamente dal Questore e non da un magistrato, come invece dovrebbe essere per tutti quei provvedimenti che limitano la libertà personale. Di fatto: non c'è possibilità di difesa. Il Questore può infliggere fino a cinque anni di diffida ad una persona ritenuta, a torto o a ragione, "pericolosa", senza che nessun processo lo abbia stabilito. Spesso, l'eventuale processo, si svolge quando la diffida è stata già scontata. Capita così che il soggetto venga riconosciuto innocente dal giudice dopo aver scontato la diffida, pagando per quello che in realtà non ha mai fatto. Un'ingiustizia palese che fa a pugni con quanto previsto dalla nostra Costituzione.
I dati forniti dal Ministero degli Interni, che ogni anno mostrano un aumento di questi provvedimenti di diffida, non dicono che molti di questi, in quei casi in cui si arriva ad un processo, vengono riconosciuti come illegali e gli imputati-diffidati assolti. Giornali e tv, purtroppo, invece di fare vera informazione (come dovrebbero fare), si limitano a diffondere i dati forniti dal Ministero.
La proposta di legge, illustrata dall'onorevole Cento, prevede che il questore proponga il provvedimento di diffida ad un magistrato, che sarà tenuto ad applicarlo, e non soltanto a convalidarlo, solo dopo un regolare processo, in cui l'imputato abbia assicurata la possibilità di difendersi.
L'intervento del deputato si è chiuso con l'invito, esteso a tutte le tifoserie, a sensibilizzare i politici in ogni città.
Infine hanno preso la parola i due avvocati penalisti Francesca Curi e Giovanni Adami, che hanno illustrato, dal punto di vista giuridico, le enormi incoerenze della legge 401/89, che di fatto non assicura nessuna forma di tutela agli imputati. A tal proposito significativo il raffronto tra un sospettato d'associazione mafiosa e un sospettato per episodi di violenza allo stadio: mentre nel primo caso ci sono addirittura tre livelli di giudizio, con un regolare processo sul quale sarà un magistrato a pronunciarsi dopo aver raccolto prove sufficienti; nel secondo caso, quello che riguarda gli Ultras, il provvedimento di diffida è emesso dallo stesso questore che di fatto accusa e condanna l'imputato (dove sta la difesa se chi accusa poi delibera?) senza regolare processo e senza che alla persona sia garantita possibilità di difesa. Proprio per questo l'avvocato Curi, assieme ad un altro avvocato, Giorgio Stella, ha elaborato una proposta di riforma alla legge 401/89, che in sostanza permetterebbe all'accusato di presentare un memoriale e altre prove idonee a chiarire la propria posizione. Solo al termine del processo, nel caso l'imputato venisse riconosciuto colpevole dal giudice, il magistrato convaliderà il decreto del questore, indicandone durata e modalità.
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