Verona-Brescia 2005/06 e l'operato della polizia
06 - 11 - 2005
Che Verona-Brescia fosse una partita a rischio lo sapevano anche i sassi, ma che la protagonista assoluta della giornata fosse la polizia... non se l'aspettava proprio nessuno.
I problemi iniziano all'ingresso dei tifosi ospiti allo stadio, giacché una decina d'essi, probabilmente arrivati nel capoluogo scaligero in macchina, è sprovvista di biglietto. A nulla valgono i tentativi, da parte bresciana, di convincere i poliziotti ad acquistare biglietti d'altri settori. Per questo motivo, in segno di solidarietà verso chi non può entrare, molti tifosi del Brescia decidono di non assistere alla partita, uscendo dal settore ospiti. Questa decisione non provoca problemi d'ordine pubblico, nonostante qualcuno, tra gli agenti, denoti segni di nervosismo, aggredendo verbalmente alcuni tifosi.
A fine partita, con la maggior parte dei bresciani stipata sugli autobus che li devono portare in stazione, qualcuno pensa bene di lasciare aperto, ed incustodito, il cancello che divide il settore ospiti dai distinti, causando momenti di tensione tra le due tifoserie, subito sedate dall'intervento della polizia. Ma è in stazione che si verificano i problemi maggiori, con violenti scontri tra la polizia ed i tifosi bianco-azzurri, che iniziano senza motivi apparenti. Secondo varie testimonianze, mentre quasi tutti i bresciani sono intenti a prendere posto sul treno, la polizia inizia a caricare violentemente (per futili motivi) i tifosi che devono ancora salire, scatenando il caos in stazione. Da quel momento ha inizio un vero e proprio massacro. I finestrini del treno vengono rotti dall'esterno a colpi di manganello e, all'interno delle carrozze, vengono sparati i lacrimogeni. Chi scappa dal treno, verso il marciapiede, viene percosso con manganellate a ripetizione, gli altri, per ripararsi, devono scendere dalla parte delle rotaie, mettendo a repentaglio la propria incolumità. Chi invece non scappa (o non riesce a scappare) riceve colpi di manganello, indipendentemente dal fatto che si trovi sopra al treno o debba ancora salirvi. Stando sempre alle testimonianze dei presenti: la polizia è più esaltata del solito. Durante gli scontri continua a lanciare sassi, che non provengono dalla sede ferroviaria, in quanto sporchi di terra.
Gli scontri durano parecchi minuti. Vengono colpite anche delle ragazze (spaventosa l'immagine di una ragazza con un ematoma gigantesco sul seno), ragazzini e uomini di una certa età, tra cui un passante, ferito ad un ginocchio da un lacrimogeno sparato ad altezza uomo.
Durante le cariche, la polizia continua a ricordare, agli Ultras della leonessa, l'esperienza di Modena di due anni prima. In tale occasione, lo stesso reparto mobile, si macchiò di gravi atti di violenza, per altro gratuita, a danno dei tifosi bresciani, tant'è che in merito fu avviata un'indagine parlamentare.
Durante la carica, presso la stazione di Verona, rimane per terra un ragazzo bresciano. Gli si avvicina un manipolo di agenti che gli spruzzano, in faccia, uno spray al peperoncino, di sicuro non in dotazione alle forze dell'ordine. Dopodiché iniziano a manganellarlo ripetutamente, sul corpo ed in particolare in testa; il ragazzo, finite le percosse, riesce a scappare sul treno. Ha appena il tempo di raccontare quanto accaduto agli amici ed inizia a stare male. Vomita verde, fino a perdere i sensi. I soccorsi arrivano con circa venti minuti di ritardo, anche perché, la polizia, ha richiesto l'intervento del 118 per un codice di gravità "giallo 2" (nulla di grave); una volta pervenuti sul posto, gli operatori del 118, attivano invece il codice di gravità "rosso 3", che è: il massimo dell'urgenza.
Paolo (così si chiama il ragazzo ferito) una volta trasportato in ospedale, a causa delle percosse ricevute, entra in stato comatoso.
In stazione gli scontri continuano e solo dopo parecchio tempo il treno, semidistrutto dalle forze dell'ordine, riparte per la città lombarda. I feriti sono tanti. Alcuni vengono arrestati in flagranza, altri in "flagranza differita" (due termini in netto contrasto tra loro). La polizia si reca all'ospedale di Verona e provvede ad arrestare anche quelli che si sono rivolti alla struttura sanitaria per le cure del caso.
La cosa più scandalosa è la versione dei fatti rilasciata dalla questura di Verona, completamente estranea alla realtà. Le prime dichiarazioni, rilasciate alla stampa, parlano di scontri tra le opposte tifoserie in stazione, sedate dall'intervento delle forze dell'ordine. Nel corso di tali incidenti, stando sempre alla questura veronese, sarebbe rimasto gravemente ferito Paolo. In merito alle ferite riportate dal ragazzo, la polizia addebita la responsabilità ad un sasso lanciato dai tifosi stessi, citando un presunto referto medico, poi smentito da quello ufficiale, stilato dai medici dell'ospedale, che esclude categoricamente la possibilità che le ferite siano state prodotte da un sasso.
Molti giornalisti, però, preferiscono non approfondire la notizia, altri, addirittura, si schierano arbitrariamente dalla parte della questura, riportando un mare di falsità. E solo pochi: raccontano una "verità"... non troppo distante dai fatti.
Fa riflettere come un fatto così grave possa essere ignorato dalla maggior parte dell'informazione nazionale. E... non è la prima volta. Questo caso sembra fare il paio con quanto accaduto ad Alessandro, il tifoso romanista entrato in coma allo stadio Dall'Ara di Bologna, circa cinque anni fa, dopo una carica della polizia. Il servilismo degli organi d'informazione verso il potere è una caratteristiche delle dittature. A noi, però, è sempre stato insegnato che viviamo in un "paese libero", con una "libera informazione", dove "la giustizia è uguale per tutti", e dove "chi sbaglia paga". Balle!
Raccontano che l'Ultras è un pericolo per questa società. Curioso che, proprio chi parla di legalità, sia il primo a violarla. Curioso che, chi dice di essere contro la violenza, sia il primo a praticarla. Curioso che, chi è sempre pronto a gettare gli Ultras in prima pagina per qualche scazzottata, sia anche pronto a minimizzare o nascondere fatti di questa gravità, quando perpetrati da appartenenti alle forze dell'ordine.
Di fronte all'imbarazzante silenzio degli organi di stampa, interrotto solo dalle denunce degli ULTRAS, il gruppo Brescia 1911 ha deciso di sospendere le trasferte fintanto che Paolo sarà in coma. Da questa decisione la volontà di dare un segnale diverso alle istituzioni, disertare le trasferte per fare capire che di fronte al dramma di un ragazzo non si può sempre fare finta di niente, non si può stare in silenzio come se nulla fosse; con un amico in coma all'ospedale come si può pensare serenamente di affrontare una trasferta? Con questa situazione in ballo i partecipanti si sarebbero comportati nella stessa maniera di sempre o si sarebbero inaspriti i rapporti tra Ultras e polizia? Il gruppo Brescia 1911 le sue risposte le ha già date, le istituzioni hanno invece scelto la solita strada, rigettando qualsiasi responsabilità, infamando i tifosi ed avvolgendo il tutto con il solito vile velo di silenzio.
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Volantino "Brescia 1911" del 26-11-2005