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Ill.mo Ministro degli Interni, dott. Pisanu
p.c. Questore di Brescia
p.c. Prefetto di Brescia
p.c. Sindaco di Brescia
p.c. Sindaco di Verona
p.c. giornali e tv
scriviamo a seguito dei violenti incidenti scoppiati a Verona il
24.09.2005 dopo la partita Verona-Brescia, finita dopo pochissime emozioni col risultato di
parità, e che hanno portato al grave ferimento di un tifoso bresciano.
Premettiamo che questa trasferta, come nostra abitudine, era stata organizzata nel miglior
modo possibile, con il consueto entusiasmo e, soprattutto, con la giusta Mentalità e la
serietà che da tempo ci caratterizzano e contraddistinguono.
Ben conoscendo i problemi derivanti dalle nuove norme sul biglietto nominale, comuni ormai
a tutte le tifoserie (non solo organizzate), avevamo prestato ancora più attenzione a
questa trasferta anche perché avevamo notato, durante la breve e consueta prevendita, una
forte adesione di ragazzi molto giovani, donne e qualche bambino (cosa impensabile ed
improponibile fino a qualche anno fa per una trasferta come questa); quindi una
responsabilità in più per chi, come noi, poi ci mette la faccia.
Inoltre, come di consueto facciamo quando decidiamo di affrontare le trasferte in treno,
avevamo avvisato Trenitalia.
Come Lei saprà infatti, con i vertici di Trenitalia esiste da anni una sorta di
collaborazione basata sul rispetto e la fiducia reciproci, valori consolidati
nel tempo dal comportamento corretto e leale del nostro gruppo e dei nostri ragazzi.
Sottolineiamo tutto questo alla luce dei fatti veramente accaduti, che discordano
ampiamente da quelli raccontati dalla questura di Verona.
Premettiamo inoltre che noi, nel bene e nel male, siamo Ultras e non Le scriviamo per
scaricarci eventuali responsabilità o per fare dellinutile vittimismo, bensì Le
scriviamo affinché si faccia una seria riflessione su quanto accaduto, con la speranza
che esca prima di tutto la verità, in secondo luogo (ma cosa forse più importante) che
si lavori, da oggi in poi, seriamente e serenamente per evitare un altro episodio come
quello di sabato che ha portato molti feriti innocenti e, soprattutto, un ragazzo a
lottare fra la vita e la morte (oltre che arresti molto pesanti, fra i quali, dal nostro
modesto punto di vista, alcuni affrettati visto che poi il gip non ha convalidato
larresto di alcuni ragazzi, dal momento che le immagini fornite dalla questura di
Verona non provavano le accuse mosse dalla stessa).
Come abbiamo già detto, dopo avere comunicato il numero esatto di persone che avrebbero
viaggiato sul treno, dopo avere pagato loro i biglietti e dopo essere partiti serenamente
e pacificamente dalla stazione di Brescia senza creare danno alcuno o problemi di sorta,
abbiamo iniziato a distribuire i tagliandi di ingresso comprati da noi al Brescia Calcio
S.p.A.
Tagliandi che ci sono stati consegnati soltanto due giorni prima della partita (per
regolamento la società ospitante è tenuta a fornire i biglietti agli ospiti 5 giorni
prima della gara).
Fatto questo che ci ha creato ulteriori problemi di organizzazione (come di consueto, le
iscrizioni le raccogliamo quattro, cinque giorni prima della partita proprio per avere il
tempo necessario di organizzare la trasferta al meglio). Quando ci sono stati consegnati i
biglietti (due giorni prima la partita) ci è stato comunicato che gli stessi avrebbero
dovuto essere fotocopiati, uno per uno, e ad ogni fotocopia avrebbe dovuto essere allegata
la fotocopia del documento didentità della persona a cui veniva consegnato il
biglietto. Cosa a quel punto impossibile da attuarsi visto che avevamo già terminato le
iscrizioni.
Abbiamo deciso comunque di andare a Verona (ognuno di noi munito di documento
didentità), ben consapevoli che le forze dellordine avrebbero anche potuto
impedirci di raggiungere lo stadio e pronti, nostro malgrado, a tornare a Brescia senza
aver visto la partita.
Fortunatamente questo non è accaduto, quindi non sono derivati problemi di ordine
pubblico dalla nostra scelta.
I primi problemi sono invece nati dopo che la maggior parte dei tifosi era già entrata
allo stadio. Infatti, quando ci siamo accorti che una decina di persone, probabilmente
giunte in macchina, era sprovvista di biglietto abbiamo cercato invano di convincere il
dirigente responsabile a farle comunque entrare (dopo ovviamente aver comprato i biglietti
mancanti. Eravamo disposti ad acquistare tagliandi di qualsiasi settore pur di risolvere
il problema!).
Conosciamo molto bene le nuove norme, quindi non ci siamo pianti addosso ma abbiamo
deciso, di comune accordo con gli altri gruppi organizzati, di svuotare il settore ospiti
e di non vedere la partita tutti insieme (ripetiamo che le persone senza biglietto
avrebbero acquistato il tagliando di un qualsiasi settore come è nel diritto di ogni
normale tifoso, ma gli è stato impedito).
Anche questa scelta che, come Lei capirà, è stata molto sofferta non ha creato nessun
problema di ordine pubblico, nonostante si potessero già vedere le prime avvisaglie
(sotto forma di provocazioni verbali) da parte della celere, di quanto sarebbe successo in
stazione (anche se nessuno avrebbe mai potuto immaginare una situazione così devastante
nei nostri confronti).
Al termine della partita, con molti di noi già sui pullman pronti a tornarsene a casa, è
successo un episodio che ci ha fatto riflettere parecchio ed al quale non siamo ancora
riusciti a dare una spiegazione. È accaduto infatti che i cancelli che dividono il nostro
settore dalla tribuna laterale, presidiati fino a quel momento dagli agenti, si sono
presentati improvvisamente aperti ed incustoditi. Quindi nessuno dei tifosi presenti in
quel momento ha forzato o sfondato le barriere che dovrebbero dividere (e non mettere in
contatto!) due tifoserie rivali come quelle di Verona e Brescia.
Con questo non vogliamo scaricare eventuali nostre responsabilità, ma vorremmo quantomeno
capire e far riflettere, alla luce di quanto poi successo in stazione, del perché di
tanta violenza secondo noi ingiustificata ed ingiustificabile.
Non ci soffermiamo troppo su quanto successo allo stadio non perché vogliamo evitare
largomento, bensì perché prima di tutto è già stato affrontato (ed enfatizzato
ad arte, diremmo noi) ampiamente dagli organi di stampa, secondariamente non vorremmo fare
lo sbaglio che hanno fatto molti, quello cioè di spostare lattenzione da quanto
successo a Paolo molto lontano dallo stadio, ricercando magari una giustificazione alla
violenza perpetrata da chi invece dovrebbe prevenirla.
Comunque, le sorprese maggiori ci attendevano in stazione a Verona.
Dopo essere giunti in stazione viaggiando sui pullman messi a disposizione dalla questura
di Verona, abbiamo preso posto sul treno ed abbiamo aspettato il resto dei tifosi che
stavano arrivando.
Durante il viaggio in pullman e durante questa lunga attesa, ci preme sottolineare che non
è successo nulla, né coi veronesi, né con la polizia. Fra laltro molti di noi
sono andati tranquillamente al bar situato sotto la stazione, fra i cittadini
normali, senza creare problemi di ordine pubblico.
Allarrivo del secondo viaggio, non appena i restanti tifosi hanno messo piede in
stazione, sono iniziati i pestaggi.
Non Le descriviamo nei minimi particolari quanto successo, anche perché ci vorrebbero
pagine e pagine per raccontare la disperazione, limpotenza, la frustrazione,
lumiliazione ed a tratti la rabbia che ci ha investito insieme alle manganellate
(coi manganelli impugnati rigorosamente al contrario!), ai sassi! (che non provenivano dai
binari!), ai fucili usati come mazza, ai lacrimogeni sparati ad altezza duomo ed al
loro gas velenoso e paralizzante.
Ma la cosa peggiore sono stati gli agguati, i dieci contro uno contro ragazzi
che sono finiti letteralmente sotto il treno per cercare rifugio, lo spray al peperoncino
(non sapremmo come definirlo altrimenti) che qualcuno ha usato senza ritegno su donne e
bambini, le provocazioni verbali ed oltraggiose nei confronti delle nostre madri e delle
nostre donne.
Ci piacerebbe raccontarLe che abbiamo reagito, che ci siamo difesi, che abbiamo risposto
agli attacchi con decisione, ma non cè stata partita, non cè stata
possibilità di reazione a causa della violenza improvvisa (e probabilmente premeditata)
di questa azione condotta su più fronti da due, forse tre, reparti organizzati e
coordinati, ci è parso di capire, da una sola persona (ogni volta che il dirigente alzava
il braccio, partiva una carica. E lo stesso dirigente si è più volte rivolto agli agenti
urlando massacrateli fino quando non vi dico di smettere!).
Dopo le prime cariche, nelle quali Paolo è stato ferito alla testa ripetutamente, non
cè stato nemmeno il tempo di raccogliere i feriti e portarli in salvo che
lazione devastante della celere è ricominciata. Allora i ragazzi sono stati
trascinati fuori dal treno (qualcuno è stato arrestato proprio in quei frangenti), altri
sono stati picchiati direttamente sulle carrozze (senza via di fuga) che,
grazie a questa onda durto impazzita, sono andate praticamente
distrutte. I ragazzi che sono riusciti a chiudersi nei vagoni hanno evitato il manganello
ma non hanno potuto evitare lumiliazione tipica di chi si sente impotente. Altri
hanno cercato rifugio ed ossigeno lungo i binari paralleli al nostro treno (se in questo
caso ci vogliono accusare di aver occupato i binari, allora è vero: per scappare alle
botte abbiamo invaso i binari, dove fortunatamente non è passato alcun treno).
Negli ultimi momenti di lucidità, dopo essere stato picchiato e colpito alla testa e poco
prima di cadere in coma, Paolo è riuscito a rifugiarsi sul treno e ad andare dai suoi
amici. Il tempo di raccontare quanto accadutogli ed ha iniziato a stare male, a vomitare
verde, a perdere i sensi e le forze. Immediatamente i suoi amici lo hanno fatto scendere
dal treno riuscendo ad evitare altre cariche della polizia. Dopo avere richiamato
lattenzione di alcuni agenti in divisa hanno tentato di spiegare (come se ce ne
fosse stato bisogno!) la gravissima situazione ed hanno chiesto lintervento urgente
di un ambulanza. Visto che dopo quasi mezzora di medici non vi era ancora
traccia, gli amici di Paolo e gli altri ragazzi, resisi conto della grave situazione, si
sono rivolti agli agenti in borghese della squadra tifoserie di Brescia che, prontamente,
hanno telefonato per richiedere aiuto.
Finalmente, dopo pochi minuti dalla seconda telefonata, sono arrivati i primi soccorsi
(abbiamo scoperto in seguito che la polizia aveva chiamato lambulanza con il codice
di gravità giallo 2, che significa non cè nulla di grave;
gli stessi operatori dellambulanza, appena arrivati sul posto, hanno però capito
subito che la situazione era critica ed hanno immediatamente attivato il codice di
gravità rosso 3, che è appunto il massimo della gravità).
Paolo è stato portato allospedale di Verona dove, sembra, è giunto già privo di
conoscenza.
Nel frattempo, nonostante quanto successo a Paolo ed ad altri ragazzi feriti pesantemente,
le cariche della celere sono continuate.
Quando siamo ripartiti, finalmente!, abbiamo avuto la possibilità di soccorrere i feriti
e di capire quanti fossero stati colpiti più o meno pesantemente. Molti, troppi.
A Desenzano abbiamo fatto scendere i ragazzi più doloranti. Alcuni di loro, non tutti, si
sono fatti visitare nel locale ospedale.
Noi non siamo dei santi, ne abbiamo fatte di trasferte e ne abbiamo vissute di situazioni
difficili, ma questa di Verona, Ci creda, è stata scioccante. Non ci vergogniamo a dirLe
che abbiamo avuto paura, anzi terrore, soprattutto per i ragazzi e le donne che erano con
noi e che tentavano inutilmente di scappare.
Non cè stata partita dicevamo, e non cè stata soprattutto pietà.
Per questo abbiamo deciso di fermarci per un attimo a riflettere. Vogliamo capire se ha
senso abbassare i toni come abbiamo fatto noi negli ultimi tempi, sforzarci di non violare
la legge (e con questi nuovi decreti non è mai stato così difficile), evitare le
provocazioni, evitare gli scontri e gli incidenti ed i vandalismi,
e
poi essere attaccati così selvaggiamente senza motivi validi apparenti (niente comunque
potrebbe giustificare quello che abbiamo subito a Verona) da chi dovrebbe mantenere
lordine e non destabilizzarlo.
Per questo abbiamo deciso di sospendere le trasferte fino a tempo indeterminato. Almeno
fino a quando Paolo non starà meglio. Almeno fino a quando non ci saranno le condizioni
emotive per affrontare una trasferta senza tensioni pericolose e con la necessaria
lucidità. Almeno fino a quando tutti, non solo noi che lo abbiamo capito già da un
pezzo, si renderanno conto che la vita di un ragazzo e di un amico vale molto di più di
una partita di calcio e di tutti gli interessi economici che gli girano attorno.
Per questo, soprattutto, abbiamo deciso di scriverLe, affinché tutti
sappiano cosa è successo realmente a Verona sabato 24/09/2005 alle ore 19.00 circa.
Ci piacerebbe che Lei riflettesse sulle tante stranezze e deviazioni che sono
avvenute subito dopo questi gravi episodi. Anomalie che ci hanno confermato ulteriormente
la volontà distruttiva di certi personaggi malati, probabilmente, di quel protagonismo
pericoloso che ha sempre portato, inevitabilmente, a feriti molto gravi e morti. Il
classico atteggiamento di chi si sente onnipotente e che magari si rende conto troppo
tardi di avere superato il limite.
Allora si cominciano ad inquinare le acque, si confondono le idee, si raccontano favole,
si minacciano i tifosi, ecc.
Non sappiamo ancora con certezza se il nostro sia un caso del genere, ma abbiamo più di
qualche sospetto in merito ed ogni giorno che passa, grazie anche alle testimonianze che
stiamo raccogliendo, ci convinciamo sempre di più che la verità sta sottopelle e che
qualcuno la vuole invece insabbiare.
- Non si capisce altrimenti perché si sia dato tanto risalto a degli
incidenti (ci riferiamo a quanto successo allo stadio) circoscritti a pochi tifosi
bresciani e veronesi che non sono nemmeno arrivati a contatto (ovviamente questo lo
deduciamo dalle immagini televisive che la Questura di Verona ha prontamente fornito ad
una televisione locale, in esclusiva!, ancora prima che gli avvocati difensori
dei ragazzi arrestati le visionassero!, nelle quali si vede chiaramente, oltre ai cancelli
interni praticamente aperti, che i tifosi non possono scontrarsi visto che sono separati
dalle spesse recinzioni). Con questo, ribadiamo, non vogliamo dire che non ci siano
responsabilità da parte nostra, ma semplicemente che altri ne hanno di maggiori e che
hanno cercato soltanto di coprirle con notizie enfatizzate ad arte e con immagini di forte
presa emotiva sullopinione pubblica.
- Non si capisce altrimenti perché la prima versione ufficiale dei
fatti (ci riferiamo a quanto successo in stazione), quella divulgata dalla questura di
Verona per intenderci, raccontava del ritrovamento di Paolo nei pressi della stazione,
ferito da ipotetici incidenti con Ultras del Verona fuori dalla stazione e soccorso dalla
polizia!
- Non si capisce altrimenti perché il questore di Verona, il giorno
dopo, abbia corretto il tiro ammettendo che
Paolo è stato soccorso in
stazione, ferito da un sasso o nella caduta violenta durante loccupazione dei
binari. Non solo, il questore ha anche diramato un ipotetico bollettino medico
(senza il consenso dei genitori), e fatto una ipotesi sconcertante, cioè che lo stesso
Paolo fosse stato coinvolto negli incidenti allo stadio. Inutile dirLe che sia il
bollettino sia questa ipotesi infamante sono false (Paolo è arrivato in stazione senza
alcun trauma o ferita ed il vero referto medico ha sbugiardato il questore di Verona).
- Non si capisce altrimenti perché i celerini, oltre a riempirci di
ingiurie e minacce, continuassero a ricordarci quanto successo a Modena alcuni anni fa
(anche allora ci furono pestaggi ai limiti della follia testimoniati da diversi feriti
pesanti, fra i quali anche un poliziotto bresciano, e centinaia di tifosi colpiti a
tradimento e per questo fu aperta un inchiesta).
- Non si capisce altrimenti perché un treno che non ha mai avuto danni
negli ultimi anni, ritorni invece a Brescia semidistrutto con danni avvenuti solo al
ritorno e soprattutto ai vetri esterni (ha mai provato a viaggiare in treno con tutti i
finestrini abbassati? Noi siamo Ultras, non masochisti).
- Non si capisce altrimenti come mai i bus che ci trasportavano non
hanno subito danni.
Non è nostra abitudine fare le vittime e non inizieremo oggi, come non
abbiamo mai iniziato ad auto-celebrarci nei momenti migliori.
E non siamo nemmeno in cerca di vendetta, come del resto non cercano rivalsa i famigliari
di Paolo.
Vogliamo solamente che venga fatta un po di giustizia e, soprattutto, che esca tutta
la verità affinché episodi come questo non avvengano mai più.
Ci auguriamo quantomeno che tutti, sottolineiamo tutti, si sforzino da oggi maggiormente
nella prevenzione (e non nella repressione!) delle situazioni più pericolose che, con un
po di dialogo, rispetto, sensibilità ed intelligenza in più, potrebbero essere
tranquillamente evitate.
Certo bisogna fare delle scelte, anche decise ed impopolari, ma è necessario decidere una
volta per tutte se si vuole agire attraverso un dialogo costruttivo, basato non sulle
minacce ed i ricatti ma sul rispetto reciproco e con la netta distinzione dei ruoli,
oppure se si vuole semplicemente reprimere il tifo organizzato.
Noi la nostra scelta, in tempi non sospetti, labbiamo fatta ed è quella del
dialogo.
Questo non vuol dire che non abbiamo mai fatto errori o che non sbaglieremo mai più.
Semplicemente significa maturare ed assumersi le proprie responsabilità con la massima
sincerità, senza dover perdere lidentità e la dignità che ci rendono unici e,
soprattutto, senza ignorare e tradire la nostra coscienza che ci distingue dagli animali.
Gli Ultras vengono spesso dipinti come teppisti senza valori, ma mai come in questa
circostanza hanno dimostrato (ancora una volta) di avere dei sentimenti e di credere in
valori fondamentali quali amicizia, solidarietà e rispetto per la vita di una persona.
Gli Ultras vengono spesso accusati di nascondersi, ma mai come questa volta ci metteremo
la faccia e racconteremo a chi ci starà ad ascoltare quanto realmente successo a Paolo, a
costo di prendere denunce e diffide.
Gli Ultras vengono spesso ingannati e strumentalizzati per nascondere i veri mali del
calcio e della società civile, ma mai come questa volta ci ribelleremo e combatteremo con
larma più potente che possediamo: il cervello.
Non ci metteranno a tacere! Questa volta no! La verità deve uscire!
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