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Parmigiano al Bentegodi? / Le vostre opinioni

La tua opinione sullo stadio di polizia

Come allontanare la gente

14 - 05 - 2007

Domenica 6 maggio 2007 ho avuto l'ulteriore conferma di quanto lo stadio sia diventato un "porto franco" per le forze dell'ordine, un luogo in cui le luci del diritto si accendono ad intermittenza e a discrezione di talune persone.
All'ingresso dello stadio Bentegodi di Verona (in cui mi sono recato per assistere alla partita Chievo-Parma), i celerini non si preoccupavano tanto di accertarsi che borse e marsupi (il mio non è stato nemmeno aperto) non contenessero oggetti contundenti, petardi, fumogeni (poi regolarmente, e giustamente, accesi nel settore ospiti) o altri oggetti potenzialmente pericolosi, ma focalizzavano la loro attenzione sulle scritte che campeggiavano sulle sciarpe dei sostenitori parmigiani (chissà che pericolo possono costituire...).
A me non è stato permesso di introdurre la sciarpa che porto con me da ormai 20 anni (nei match in casa e in trasferta) poiché, oltre ad esservi stampata l'immagine di un teschio (in televisione si vede ben di peggio anche nelle fasce protette) compare la minacciosa (???) scritta "Brigate Gialloblu".
Dopo aver fatto notare l'assurdità di tale divieto, non ho perso tempo in ulteriori polemiche (tanto la ragione non sta mai dalla parte del tifoso...) ed ho riportato il mio prezioso cimelio in auto (rifacendo poi una coda interminabile per poter entrare nuovamente nella zona di prefiltraggio). Nel frattempo, però, mi è venuta spontanea una considerazione: meno male che le famose e rispettate "Brigate Gialloblu" modenesi la stagione scorsa si sono sciolte, altrimenti come avrebbero potuto entrare nelle curve degli stadi italiani portando su sciarpe e magliette (ormai, purtroppo, bandiere e striscioni sono un lontano ricordo) una sigla così oltraggiosa???
Ma non è finita qua. Mentre attendevo di essere nuovamente perquisito, ho notato che la polizia non permetteva ad alcuni ragazzi di portare all'interno del Bentegodi sciarpe con slogan quali "Gruppo antijuve" e "Ultras liberi". Insomma, ormai la censura è totale; ormai il tifoso non è più un libero cittadino, ma una marionetta che deve obbedire ed uniformarsi.
La scena più desolante doveva però ancora arrivare. Una volta superati i famosi tornelli (si, proprio quei dispositivi che dovrebbero risolvere il problema della violenza negli stadi...), ho visto una mamma con di fianco il proprio figlio di 2 o 3 anni che discuteva animatamente con un poliziotto. Assieme ad altri compagni di trasferta mi sono avvicinato per capire cosa stesse accadendo, e con stupore mischiato ad amarezza, ho capito che il tutore dell'ordine non concedeva al bambino (!!!) di entrare con un'innocua trombetta ed una bandierina, della lunghezza totale di circa 30 centimetri, poiché "non è consentito dalla legge introdurre negli impianti sportivi tali oggetti".
A parte il fatto che non sono ancora riuscito a trovare il punto in cui il decreto antiviolenza dica cose di questo tipo, mi chiedo come mai in casi del genere (un bambino non ha mai fatto del male a nessuno) non si cerchi di essere un po' elastici, soprattutto quando si è davanti ad uno sguardo innocente, dolce ed anche un po' spaventato di un bimbo che si sta appassionando al gioco del calcio. E' in questo modo che si incentivano le famiglie ad andare allo stadio? E' in questo modo che il Governo intende aprire le porte di curve e tribune a giovani e giovanissimi?
Gli atteggiamenti tenuti dalle forze di polizia domenica 6 maggio, altro non fanno che allontanare la gente dagli spalti e creare inutili ostilità verso coloro che dovrebbero essere preposti a far rispettare la legge.
Appaiono quindi sempre più evidenti i motivi che portano gli ultras e i tifosi a ribellarsi a questo calcio moderno fatto di repressione e di sospensione di diritti.
Se ci pensate bene, è davvero spiacevole vedersi negare il sacrosanto diritto di poter circolare ovunque con qualsiasi tipo di sciarpa e maglietta, quando invece certi delinquenti romanisti accoltellano indisturbati, e senza venire identificati, dei ragazzi parmigiani (per ben due volte negli ultimi cinque anni) nelle immediate vicinanze dello stadio Tardini.

Gianmarco

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