Modello inglese: Fabio Capello?
11 - 02 - 2010
Ieri, all'Università di Parma, ha parlato Fabio Capello. Un monologo, perché è stato chiaro fin da subito: non avrebbe risposto ad alcuna domanda. Libero di dire tutto e il contrario di tutto, senza possibilità di critica, senza contraddittorio. Fa l'anglosassone e parla di modello inglese, ma la sua mentalità è autoritaria, non ammette confronti. Peccato, perché erano tante le domande che avremmo voluto porgli; tante le domande che i giornalisti avrebbero dovuto porgli.
La prima, magari: sui suoi rapporti con Moggi e Giraudo, quand'era allenatore della Juventus, ai tempi che questi alteravano i risultati delle partite, ed interi campionati. "Capello, non ti eri accorto di nulla?"
A dire il vero sembra che Capello non si sia ancora accorto di nulla, o che abbia già dimenticato tutto. Per altro furono tanti i suoi "non so" e "non ricordo" in Tribunale, chiamato a parlare di quell'associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, per cui alcuni suoi ex collaboratori sono stati condannati ad alcuni anni di reclusione. Uno scandalo coinvolse tutto il gotha del calcio italiano, dai dirigenti societari a quelli federali, agli arbitri, ma per Capello i problemi del calcio italiano sono altri: gli ultras. Ha infatti lamentato che è ancora possibile esporre liberamente qualche striscione, anche se vietato da norme anticostituzionali. Gli avremmo così voluto chiedere: "Capello, cosa ne pensi dell'art. 21 della nostra Costituzione, che tutela la libertà d'espressione? Che la Costituzione l'abbiano scritta gli ultras?".
Capello ha parlato delle violenze e degli incidenti da cui sarebbe afflitto il calcio italiano. "Quali?", sarebbe stata la nostra prima domanda. Poi, dopo lo shock iniziale per le sue strampalate affermazioni, gli avremmo chiesto "Come mai non ti colpiscono le violenze in Inghilterra? Non hai saputo, ad esempio, che un tifoso è stato ucciso a Blackburn?".
Capello ha poi chiesto leggi ad hoc per la costruzione di nuovi stadi, dotati di strutture extrasportive, a suo dire essenziali per rilanciare il calcio italiano. Frasi che fanno sicuramente molto comodo ai costruttori e agli speculatori nostrani. Su questo argomento avremmo voluto chiedergli: "Come mai i club inglesi, che hanno gli stadi di proprietà, hanno i conti sempre più in rosso?" e "Cosa ne pensi del fatto che il Manchester United abbia ipotizzato di vendere addirittura l'Old Trafford, il suo stadio di proprietà, per far fronte ai propri debiti?". Ma soprattutto: "Perché bisogna finanziare strutture private extrasportive con soldi pubblici?".
Fabio Capello? Forse sono altre le persone che dovrebbero parlare nelle nostre università.