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Il Nerazzurro di Bergamo intervista i BOYS PARMA 1977

13 - 09 - 2007

Tratto dal "Nerazzurro" (di Bergamo) del 02-09-2007 (giorno di Atalanta-PARMA).

Si riparte dopo un campionato funestato dai drammatici fatti di Catania, ai quali sono seguiti provvedimenti spesso considerati iniqui e inutilmente persecutori e/o vessatori.

"Già, si riparte da dove si è lasciato la scorsa stagione. Niente striscioni, niente bandiere, megafoni e tamburi e leggi pesantissime contro il tifo organizzato in genere. Ovviamente non si parte con un gran entusiasmo ma bisogna continuare a lottare per le nostre idee, ad andare avanti cercando di far sentire comunque la nostra voce fuori dal coro. Anche perché i soliti noti non perdono occasione per puntar il dito contro gli Ultras attribuendoci qualsiasi problema del mondo del calcio, pensando invece ai loro interessi. Non vogliamo sconti e assoluzioni, ma solo bandiere e striscioni, come recitava un nostro striscione".

Le Curve "abbrunate" e silenziate dall'Osservatorio (niente striscioni, megafoni, tamburi, ecc.), in molti casi si sono date una linea comune...

"Hanno tolto al tifo organizzato i metodi classici che utilizzava per parlare alla gente, hanno cercato di tapparci la bocca. Ora sta ai vari gruppi essere intelligenti,cercare di farsi sentire in maniera alternativa, parlare alla gente, smentendo la figura dell'Ultras che descrivono i mass-media. Anche nelle varie curve c'è molta confusione: la questione centrale dello striscione da autorizzare ha portato gli Ultras a scelte anche contrastanti tra di loro. Pur soffrendo per non avere al nostro fianco lo striscione che ci accompagna da 30 anni, ci sembra assurdo chiedere il permesso a qualcuno di tifare. Noi non abbiamo visto una "linea comune", anzi, ogni Curva, anche la nostra, si è mossa con le proprie forze, in mezzo all'incertezza e a molte domande. Ancora oggi non sappiamo cosa succederà nel prossimo campionato, e questo forse dà l'impressione di poca coesione. Si è visto invece, in molte curve, un pensiero comune, quello di non abbassarsi e adattarsi alle nuove norme (come denunciare gli striscioni), senza però allontanarsi dagli stadi".

E' forse tempo di una maggiore solidità e coesione al tifo organizzato?

"Se si vuole sopravvivere e tornare a tifare alla nostra maniera, sicuramente. Gli Ultras devono imparare a parlare e spiegarsi con la gente che gli sta intorno, e che Ultras non è. Bisogna fare contro-informazione e puntare molto sull'aggregazione e sulla voglia di stare insieme, aspetti che riteniamo importantissimi per un Gruppo organizzato. Portando la gente dalla nostra parte e facendolo in tutte le piazze, diventerebbe difficile eliminare il tifo organizzato".

Niente più polizia all'interno degli stadi. Un bene? Sarà un torneo, a detta di tutti, più bello e combattuto in campo per il ritorno di squadre blasonate nella massima serie, ma fra le tifoserie?

"Mah, prima di esprimerci dovremmo provarlo sulla nostra pelle. Se da un lato togliere la polizia dall'interno degli stadi può portare ad evitare provocazioni da entrambi i lati, dall'altro riempire i settori di steward equiparandoli a pubblici ufficiali, e magari dargli un'arma in mano (come abbiamo sentito dire) potrebbe essere controproducente. A livello Ultras, col ritorno di Napoli, Genoa e Juve, in serie A sarà sicuramente una stagione calda".

Calciopoli non si è ancora esaurita: oltre 40 tesserati sono stati infatti rinviati a giudizio dalla Procura di Napoli e la bufera, questa volta, non risparmia neppure la classe arbitrale. Un'occasione per gli Ultras, considerati dagli "addetti ai lavori" il male del calcio...

"Eppure i mass-media ne danno poco risalto! Con l'avvento di Calciopoli sembrava che il "giocattolo calcio" si fosse definitivamente rotto, che potesse cambiare qualcosa (in meglio). Invece non è cambiato nulla, nel calcio ci sono sempre le solite facce e gli Ultras continuano ad essere considerati il male numero uno. Per noi Ultras è un'occasione, certo, ma la nostra voce si perde nel silenzio di giornali e televisioni. Purtroppo manca la lealtà e la capacità di ammettere i propri errori, a tutti i livelli. Gli Ultras, bene o male, invece, lo hanno sempre fatto, e senza insegnare niente a nessuno ci siamo sempre presi le nostre responsabilità. Questa forse è la principale differenza nel nostro modo di intendere calcio e tifo".

Grazie all'iniziativa del Governo, i diritti TV saranno distribuiti in modo più equo e collettivo, un argine allo strapotere di pochi, all'oligarchia pallonara.

"Pur non avendo ad oggi una conoscenza perfetta di come sono stati ridistribuiti i diritti tv, ci sembra un passo avanti. La metà delle risorse viene distribuita in egual modo tra tutte le squadre, l'altra metà, da quello che ci risulta, è suddivisa in base a bacino d'utenza, blasone, e altri criteri che continueranno a favorire le grandi piazze. Noi vogliamo fare un passo avanti, stiamo pensando ad un modello che distribuisca le risorse in base ad alcuni parametri che premino le società di calcio più virtuose: ad esempio, i bilanci in ordine, l'assenza di debiti, i tetti salariali, quanti minuti giocano i ragazzi della Primavera durante l'intero torneo, le politiche contro il caro biglietti messe in piedi dalle società, ed altri che stiamo valutando. Anche un simbolico 5% avrebbe il vantaggio di provare a cambiare l'ottica calcio-paytv: non più un sistema vizioso succube degli abbonamenti, ma un sistema virtuoso in cui le società ricevono soldi se il loro centro di interesse diventasse il tifoso e lo sviluppo economicamente sano anche dei settori giovanili".

Calcio moderno. Il Siena Calcio Spa ha chiesto alla FIGC di modificare la propria denominazione inserendo il nome dello sponsor, ovvero: Siena Montepaschi Spa. Parafrasando Fukuyama, siamo alla "Fine del Calcio" per come lo avevamo concepito, vissuto e difeso sino ad oggi? Siamo ormai ad un punto di non ritorno?

"Il calcio, inteso come sport, è morto già da parecchi anni. Speravamo che il sistema calcio crollasse con Calciopoli, invece ha solamente "tremato" per poi riprendere la stessa strada: quella degli interessi economici, e non certo dei tifosi".

Chiudiamo con la vicenda del giovane Ultras di Catania ancora detenuto o, comunque, privato delle libertà individuali. L'accusa nei suoi confronti rimane pesantissima: l'omicidio del povero agente Raciti.

"Il giovane Ultras catanese è stato ovviamente il capro espiatorio, lo zuccherino da dare in pasto all'opinione pubblica per tenerla buona, nel bel mezzo poi della più grossa gogna mediatica contro Ultras e tifo organizzato.
Col tempo poi son saltate fuori verità e versioni veramente incredibili (dalla perizia dei Ris, all'ipotesi investimento, alla sparizione del fegato!) che dovevano far scoppiare un vero e proprio scandalo. Invece ne è stato dato poco risalto, evidentemente non è la verità quella che si vuole trovare. La colpa cade sempre sul più debole, spesso su gli Ultras".

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