PARMA, illecito sportivo (?) 1974/75
01 - 10 - 2006
Stagione 1974/75, partita incriminata:
PARMA-Verona 0-1 (10a Giornata del girone di ritorno)
Classifica finale:
17° Posto: Reggiana , 34 punti (salva dopo lo spareggio)
18° Posto: Alessandria, 34 punti
19° Posto: Arezzo, 33 punti
20° Posto: PARMA, 30 punti (penalizzato di 3 punti per illecito sportivo)
Tratto da: "90 anni del PARMA Calcio 1913/2003"
Dopo Perugia, ecco Verona, frutto più che altro di un'ingenuità collettiva visto che ieri come oggi casi come questi sono frequenti. Capita a Sereni di cadere in un trabocchetto, tipo il classico: Il pareggio va bene per tutti. Il guaio è che Sereni disse questa frase davanti all'allenatore del Verona, Mascalaito, ma anche di un emissario della Lega, l'avvocato Porceddu, messo in allarme proprio dal club veneto. Fatto sta che il PARMA viene penalizzato di tre punti in classifica, Sereni squalificato per due anni. Nel frattempo, Sereni era stato esonerato dal PARMA in considerazione del cattivo andamento della squadra. Il suo posto era stato preso da Renato Gei, ma ormai non c'era nulla da fare. Ultimo posto significa la retrocessione.
Tratto da: "Tutto il PARMA minuto per minuto 1971/1978"
Se ne ha prova clamorosa, quando scoppia un altro scandalo, questa volta più grave perché coinvolge direttamente la società, legato alla partita PARMA-Verona perduta dai Crociati per 1-0 ma pur tuttavia sospettata di essere stata preceduta da un tentativo di "combine" da parte di emissari parmensi.
Tutto parte da una denuncia del Verona, qualche giorno prima della gara. Sulle prime sembra trattarsi di una montatura, ma con il passare dei giorni ci si rende conto che non è proprio così. Il PARMA avrebbe cioè messo in atto un'azione per prefissare un pareggio, particolarmente prezioso in un momento nel quale la squadra sta accusando un sensibile calo di rendimento, con diretto coinvolgimento in zona retrocessione. L'iniziativa - secondo l'accusa - sarebbe partita da un ex calciatore, Silvio Smersy, ormai fuori attività. Ma avrebbe trovato l'avvallo anche di un tesserato.
Tutti negano, però. I dirigenti cercano di fare un po' di luce, di capirci qualcosa, ma inutilmente. Sereni è fra i più categorici. Non sa proprio nulla. Il fatto poi che la squadra abbia anche perduto, pare allontanare ogni sospetto. Ma la commissione d'inchiesta acquisisce elementi decisivi, che chiamano in causa proprio l'allenatore Crociato, caduto in uno squallido tranello proprio pochi minuti prima dell'inizio della partita incriminata. Avvicinato nel corridoio degli spogliatoi dall'allenatore veronese Mascalaito (imbeccato dall'inquisitore avv. Porceddu) affronta il tema pareggio e insiste perché "un punto va bene per tutti". Frase ascoltata dallo stesso avv. Porceddu, che si trova nei pressi. Sereni però forse non se ne accorge e continua ufficialmente a negare, mentre la squadra va sempre più giù. Pareggia a Perugia, e in casa con il Como, poi perde a Genova e al Tardini con l'Atalanta. A questo punto i dirigenti mandano via Sereni, dandone l'annuncio con questo comunicato: "Di fronte ai risultati negativi delle ultime partite, al fine di superare il difficile momento che la squadra attraversa, il Consiglio decide di esonerare dal suo attuale incarico l'allenatore Giorgio Sereni e di affidare la squadra stessa al sig. Renato Gei". Segue un formale ringraziamento al seguito destituito. E' evidente che alla delusione per i risultati sul campo, si accompagna anche il disappunto per una situazione fermentata completamente al di fuori della dirigenza e della quale non si riesce a venirne a capo. Pare strano a tutti che né Del Grosso né il segretario Schiavi non abbiano percepito nessun elemento "sospetto", mentre la stampa nazionale - quella notoriamente vicina agli organi federali d'inchiesta - parla sempre più apertamente di responsabilità di un tesserato di primo piano.
Improvvisamente, e clamorosamente, il 26 Maggio, Giorgio Sereni invia al presidente della Commissione d'inchiesta avv. De Biase una "memoria" nella quale ritratta la propria deposizione negativa del 30 Aprile e ammette le proprie responsabilità nel tentativo di illecito.
Spiega dettagliatamente l'andamento dei fatti: dice di avere ceduto, di sabato sera, nel ritiro di Monticelli, alle reiterate insistenze di Silvio Smersy per concordare un pareggio (l'ex Crociato sosteneva di aver già perfezionato i relativi accordi) e di essere caduto, ingenuamente nella trappola tesagli dall'avv. Porceddu e dal "collega" Mascalaito negli spogliatoi poco prima dell'inizio della partita. Nel contempo Sereni esclude ogni responsabilità dei dirigenti; ribadisce di avere agito a titolo personale, in un particolare tensione, determinata dal cattivo andamento della squadra.
Quali i motivi del repentino "pentimento" del trainer Crociato? Non ci sono dubbi: se avesse insistito nei suoi dinieghi, dopo aver pronunciato la famosa frase "un punto va bene per tutti" alla presenza di un inquisitore federale, avrebbe rischiato la radiazione. Consigliato dal proprio legale (l'avv. Del Lago di Vicenza), preferisce confessare, il che gli conferisce una punizione temporale che si prevede fra l'uno e i tre anni. Uno squarcio di chiarezza sulla vicenda, dunque, che comunque ammutolisce dirigenti e sportivi. Il PARMA si sente forte della sua sicura innocenza, ma il principio della responsabilità oggettiva - per il quale la società deve rispondere di ogni atto dei suoi tesserati - rende le previsioni piuttosto fosche.
Il processo si svolge a Milano. L'accusa chiede sei punti di penalizzazione per la squadra; due anni di squalifica per Sereni e la radiazione per Silvio Smersy. La società Crociata cerca in tutti i modi di uscire dalla difficile situazione: i suoi legali (avv. Parisi e Gaibazzi del foro locale; Masera di Milano) giocano la carta dell'assoluta, comprovata buona fede, ma non c'è nulla da fare. La sentenza commina tre punti di penalizzazione in classifica, due anni a Sereni e la radiazione per Smersy. Le reazioni in loco sono vibrate: il presidente Musini minaccia di dimettersi, anche l'arbitro Michelotti parla di "offesa alla città", ma, tutto sommato visto l'andamento delle cose, non si può nemmeno parlare di sentenza spietata.
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Il PARMA chiude all'ultimo posto con 30 punti (ne aveva totalizzati 33, ndr) e retrocede, insieme con Arezzo e Alessandria (battuta per 2-1 nello spareggio salvezza con la Reggiana, giunta a parità di punti, 34, e con uguale differenza reti). Nel frattempo i dirigenti, considerato che il PARMA sarebbe retrocesso anche senza la penalizzazione, hanno già annunciato il ritiro del ricorso alla CAF contro il verdetto di Milano.