BOYS PARMA 1977

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Buon compleanno Boys: 30 anni di passione
L'INTERVISTA Il 3 agosto 1977 nacque lo storico gruppo ultras parmigiano che da allora accompagna la magica avventura del Parma
Un amore eterno ed unico, colorato di giallobù e sempre a caccia di emozioni

18 - 06 - 2007

Tratto da "L'Informazione di Parma" del 18-06-2007, a firma Antonio Boellis.

Un amore eterno e passionale, colorato sempre di gialloblù, come un tatuaggio indelebile. Uno stile di vita inconfondibile, in giro per l'Europa inseguendo emozioni e sogni. Una fede come compagna di vita e una sciarpa come distintivo. Un amore che a Parma significa "Boys 1977" lo storico gruppo del tifo organizzato che da 30 anni a questa parte è sempre in curva nord e sempre al fianco del Parma. Generazioni di giovani e meno giovani che colorano lo stadio Tardini con quei colori, il giallo e il blu, che vengono sventolati ovunque e comunque, anche quando l 'Osservatorio sulle manifestazioni sportive ha deciso di reprimere la violenza negli stadi con leggi assurde, incostituzionali e ridicole. I Boys sono la testimonianza di un tifo passionale e popolare, come amano definirsi: un centro di aggregazione per tutti coloro che amano il Parma e la sua storia. Una storia affascinante, piena di tradizioni e rivalità come quella contro i cugini della Reggiana, oppure contro l'odiata Juventus; ma anche storie di amicizie e gemellaggi che sembrano indissolubili con il passare degli anni, fino ad arrivare al premio Sant'Ilario consegnato quest'anno dal sindaco Elvio Ubaldi. I Boys sono il Parma, anche se il mondo ultras a volte sfocia in atteggiamenti incomprensibili, violenti e apparentemente senza significato. Eppure il mondo ultras nasconde lati impensabili e legami umani fortissimi, tant'è che capita anche che un gruppo ultras doni in beneficenza un'ambulanza all'Ospedale Maggiore. Storie... storie uniche, singolari e a volte in contrasto tra loro, ma sempre storie vere. In questi giorni i Boys festeggiano il trentennale e in un intervista esclusiva a L'Informazione raccontano il mondo ultras parmigiano di ieri e di oggi.

Trent'anni di fede ultras sono tanti, cosa si prova?
E' motivo di grande orgoglio ed è un ulteriore stimolo ad impegnarsi per il gruppo e per la causa. Noi che viviamo il sodalizio nel presente non possiamo che festeggiare e rendere omaggio ai nostri fondatori e a tutti, ma proprio tutti, quelli che hanno contribuito a scrivere questa storia.

Cosa significa essere ultras?
Significa amare i propri colori, fino a tifare e combattere per essi. Ultras è aggregazione, amicizia, saper stare insieme. E' accettare le sfide da uomini, e quindi anche gli scontri, con lealtà, coraggio e dignità. Ultras è rispetto: da guadagnare, da esigere, da offrire a chi lo merita.
Ultras è organizzare il tifo, seguire e sostenere la squadra (nel bene e male), vivere lo stadio con passione.

In tutti questi anni l'ultimo è stato il più complicato a causa delle norme antiviolenza: cosa ne pensate?
Le cosiddette "norme antiviolenza" servono, in realtà, a trasformare il calcio da sport per tifosi a sport per spettatori e tele-spettatori. Ecco perché, dall'avvento della pay-tv nel 1993, sono state promulgate leggi (anti-costituzionali) a ripetizione. Le ultime norme (che vietano bandiere, tamburi, megafoni e coreografie, sospendendo la libertà d'espressione allo stadio) sono un attacco esplicito i gruppi organizzati e al tifo all'italiana. Si vogliono censurare e disgregare i gruppi ultras, perché si oppongono ai progetti economici della confindustria del pallone, perché rifiutano di piegarsi alle volontà dei presidenti.

Quali sono le vostre proposte per risolvere il problema?
Innanzitutto bisogna identificare i veri problemi del sistema calcio: corruzione dilagante, doping, anticipi, posticipi, tv a pagamento, calo degli spettatori e dei telespettatori, leggi e norme anti-tifo, anti-ultras, anti-passione. Problemi sempre più gravi, figli di interessi economici non armonizzati alla collettività, di politici corrotti ed inetti, di presidenti incapaci.
Noi proponiamo di riscoprire valori, tradizioni ed identità. Proponiamo di dare voce e potere a chi tiene a questo sport, perché solo chi lo ama veramente potrà salvarlo.

Come sono cambiati il calcio e il tifo in questi trent'anni?
Il calcio italiano è sempre più "calcio moderno" (un'altra cosa). Ha perso molto del suo fascino, della sua popolarità, della sua capacità di rappresentare le comunità. E soprattutto, di conseguenza: tifosi e spettatori.
Il tifo italiano moderno è nato circa '30 anni fa, generato nelle nostre Curve dalla gioventù degli anni '70, miscelando tendenze nostrane ad altre estere. Nel corso degli anni il tifo si è raffinato, sviluppato ed organizzato, fino a creare un qualcosa di caratteristico capace di esprimere la nostra natura.

Com'è cambiato il vostro rapporto con i giocatori in un calcio dove esistono sempre meno bandiere?
Da oltre 10 anni non facciamo cori per i singoli giocatori. La scelta nacque all'indomani di derby venduto, ma il tempo e lo stravolgimento del calcio ci hanno dato ragione. Noi crediamo nei nostri colori, non in chi li indossa per denaro. Applaudiamo un giocatore se si impegna e se fa bene, ma cerchiamo di non "affezionarci" troppo, perché la stagione dopo potrebbe anche indossare la maglia di una nostra storica rivale. Siamo rimasti scottati troppo volte...

Come vedete il vostro futuro e quello del Parma Fc?
Seguiremo il Parma nel bene e nel male, cercando di onorare e difendere i nostri colori. Speriamo in un futuro radioso. Di certo: faremo di tutto per conquistarlo.

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