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La nuova Serie B: un prodotto televisivo (di quart'ordine)

12 - 06 - 2007

Nei giorni scorsi, a firma Antonio Maglie, è uscito su Stadio un articolo relativo alle proposte di modifica della futura Serie B. La Lega Calcio, tramite i dirigenti delle squadre iscritte, proporrà il 25 giugno, in un'apposita riunione, le modifiche utili a tenere alto l'interesse dei successivi campionati, nei quali mancherà il richiamo principale di quest'anno (Juventus) che ha favorito le entrate ed i numeri di pubblico di tutte le squadre. Le soluzioni avanzate sono:

1) Cambio del nome: da "Serie B" a "Prima Divisione";
2) Orari e giorni partite.

I numeri di quest'anno sono da imputare, come spettatori, alla presenza della Juventus, che ha fatto pienone ovunque giocasse, e di altre "grandi" che hanno notevoli bacini di utenza (Napoli e Genoa). Quest'anno la B ha avuto una media di circa 8.432 spettatori, a fronte di 2 anni di calo (6.500 la media del 2004-05, minimo storico dal 1990). Se si guardano le medie degli anni passati, si scopre come in realtà la media spettatori di quest'anno sia stata... una delusione.
9.500 nel 2003-04, 10.075 l'anno prima, ed una media di 8.500 dal 1990 fino a 2 anni fa. Una media, guarda a caso, in linea con l'ultima stagione appena conclusa.
La verità è che la Serie B (con le partite al sabato e il campionato spezzatino) piace sempre meno ed è sempre meno seguita. Anticipi e posticipi l'hanno impoverita, fino a ridurla a prodotto televisivo di quart'ordine. Il crollo verticali degli spettatori è stato mascherato grazie alla presenza di alcune grandi, ma analizzando un po' meno superficialmente le statistiche è sempre drammaticamente evidente.
La "nuova" Serie B, pardon "Prima Divisone", dovrebbe avere 2 anticipi al venerdì, 1 posticipo al lunedì, le partite al sabato e 1 incontro alla domenica (alle ore 12,30 per evitare sovrapposizioni con la Serie A). Il campionato è articolato in 4 giorni della settimana. Peggio che andar di notte. Se ci sono squadre con un bacino importante, la storia insegna che sono le prime a reggere meglio il campionato spezzatino. Le squadre provinciali, ovviamente, ne risentono di più.
Giocare al sabato serve alle televisioni per ritagliarsi uno spazio commerciale non in concorrenza con quello domenicale. Le società, la maggioranza, si sono sempre opposte al giocare di sabato, ma ostaggio delle televisioni e dei ricavi che ne derivano, hanno chinato la testa. L'anno prossimo, mancando le "grandi", alla luce del campionato spezzatino e degli orari assurdi in cui si giocano le partite (per non parlare dei turni infrasettimanali) si evidenzierà un crollo verticale delle presenze.
È proprio perché mancheranno le grandi squadre che il campionato spezzatino sarà un boomerang controproducente! Proprio per questo occorre ritornare al passato, con il campionato giocato di domenica, senza anticipi né posticipi!

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