Tornelli? Montali quando vuoi...
17 - 03 - 2007
L'ipocrisia del mondo del calcio continua inarrestabile la sua corsa. Dopo i fatti di Catania, abbiamo assistito a decisioni prive di logica. Quello che succede oggi, con stadi chiusi, semi-aperti, aperti solo agli abbonati, è figlio di una politica governativa contraddittoria e piena di errori. Il Decreto Pisanu aveva stabilito norme severe, sempre applicate nei nostri confronti, anche in modo discrezionale, anche quando si è pescato nel mucchio per diffidare (per 3 anni, con obbligo di firma tutte le domeniche) semplici tifosi, anche solo sospettati. La repressione e le norme anticostituzionali (biglietti nominativi, striscioni proibiti all'ingresso, divieto di acquisto del biglietto per il settore ospiti il giorno della partita, flagranza di reato a 36 ore) erano già realtà. Chi invece non ha subito controlli, se ne è approfittato. Il Decreto Pisanu stabiliva infatti precisi obblighi anche a carico delle società, ma nell'Italia del compromesso e dello spettacolo che deve continuare, senza interruzioni, ostaggio dei potenti e delle televisioni, questo non è avvenuto. Le società, infatti, hanno beneficiato di deroghe e permessi per giocare. Questo ritardo è stato il primo tallone d'Achille su cui si è concentrata l'azione del Governo, che ha tolto le deroghe ed ha obbligato a fare i lavori, con spese a carico delle società. Impossibile pretendere di sistemare le cose in una settimana, se questo non è stato fatto in tanti mesi. La conseguenza più evidente è sotto gli occhi di tutti: partite giocate in un deserto spettrale, o partite riservate ai soli abbonati, senza la possibilità per i tifosi ospiti di seguire la propria squadra in trasferta. È quello che è successo a noi nelle ultime uscite di Udine, Ascoli e Bergamo, partite fondamentali per la salvezza in cui i tifosi parmigiani avrebbero seguito compatti la squadra per guadagnare preziosi punti. Ci è stato impedito da norme assurde e tappabuchi, per ripiegare alle debolezze del Decreto Pisanu. Oggi ci tocca vedere un ulteriore inasprimento (al momento di scrivere non sappiamo se bandiere, striscioni e coreografie potranno entrare in Curva Nord domenica). C'è di più: pensate alla prossima sfida salvezza che ci attende al Bentegodi di Verona. Trasferta che abbiamo sempre affrontato in buon numero, dove c'è la reale possibilità di giocare in casa ed essere determinanti ai fini della salvezza. Ad oggi, il Chievo può far entrare i soli abbonati. Nel momento in cui la nostra società si è messa velocemente in regola, anche per gli ospiti, non ci sembra giusto avere 2 pesi e 2 misure: chi ha fatto la corsa contro il tempo per adeguarsi, come il PARMA, si vede negato l'accesso dei propri tifosi in trasferta. Il Chievo ha tutto l'interesse a non agire di fretta, perché aiuterebbe sé stesso. Non ci sono scadenze, non ci sono coercizioni. La beffa è servita: nello stesso stadio, il Verona in B non ha obblighi di sorta, perché la capienza, con un trucco ridicolo, è stata portata sotto i 10.000 posti. Lo stesso stadio, gli stessi problemi, diciamo noi. Sarebbe più giusto, allora, allentare questa tensione, su un finto problema (non sono i tornelli che salvano il calcio!), e consentire a liberi cittadini di poter vedere la propria squadra del cuore. Il disegno di un calcio senza pubblico si ritorcerà presto contro tutta questa ipocrisia, in cui il buon senso sembra davvero un'utopia.
LIBERI CITTADINI? NO ULTRAS!
DECRETO PISANU: PER GLI ULTRAS IMMEDIATO PER LE SOCIETÀ RINVIATO...