Nel Paese dell'indulto lo stadio è zona franca
05 - 02 - 2007
Dopo la morte di Filippo Raciti, ucciso al termine di Catania-Palermo, più persone (opinionisti, politici, giornalisti, ecc.) hanno affermato che lo stadio è "zona franca". Ci troviamo d'accordo.
Viviamo nel Paese dell'indulto, dove il mostro di Foligno ha beneficiato di sconti di pena, dove mamma Franzoni - pur condannata per omicidio a 30 anni di galera - evita "inspiegabilmente" il carcere, dove circa 25.000 detenuti sono usciti di prigione grazie ad una giustizia che fa i saldi. Viviamo nel Paese del colpo di spugna, dove chi ha soldi e potere non paga mai; così è stato per Tangentopoli, così è stato per Calciopoli. Viviamo nel Paese dove non c'è certezza di pena, dove i processi durano una vita e se si vuole evitarli: basta traslocare in Francia o in Inghilterra. Viviamo nel Paese che ha perdonato a tempo di record i terroristi (quelli che, tra gli altri, uccidevano regolarmente appartenenti alle forze dell'ordine) e dove si fanno campagne d'opinione per rimettere in libertà chi è stato condannato, in via definitiva, come mandante dell'omicidio di un commissario di Polizia (perché la Giustizia è "infallibile", ma solo quando condanna gli Ultras...). Viviamo nel Paese dei pentiti mantenuti dallo Stato, anche quelli che ammazzavano carabinieri e poliziotti; anche quello che ha sciolto un bambino nell'acido.
Poi c'è la zona franca, lo stadio. Lì valgono le leggi speciali; tipo che se accendi un fumogeno ad uso coreografico puoi andare in galera per 3 anni. Sei preventivamente schedato e costantemente filmato. Puoi essere condannato senza processo e senza prove (grazie alla diffida) e per te non ci sono né indulti, né amnistie, né garanzie costituzionali.
Chiediamo giustizia, sempre e per TUTTI, senza FAVORITISMI, senza leggi speciali per questo o per quello, senza sparare nel mucchio, senza processi sommari. Ma quale giustizia può darci questo Stato?