Cori "politicamente corretti"? Non siamo un juke-box!
03 - 12 - 2005
Domenica (27-11-05), a Messina, alcuni tifosi interisti hanno insultato un giocatore giallorosso, Zoro Kpolo. Niente di strano se non fosse per il fatto che il giocatore in questione è di razza negra, nativo della Costa d'Avorio. Sentitosi particolarmente offeso, da cori ritenuti razzisti, il difensore del Messina s'è arrogato il diritto di sospendere la partita, poi regolarmente ripresa, dopo esser stato rincuorato dall'arbitro e dai colleghi. Da domenica sera, giornali e tv, dirigenti e calciatori, hanno fatto a gara per esprimergli solidarietà.
Difficile definire "razzisti" i tifosi dell'Inter, visto che tifano per una squadra (teoricamente italiana) che, talvolta, schiera anche 11 stranieri (di qualsiasi razza). Difficile aspettarsi voci fuori dal coro, perché è più facile seguire la corrente, che difendere la verità. Ma se anche tutti vogliono rinunciare alla propria ragione... noi no!
Possiamo anche capire che Zoro non ami il classico "uh uh", che per altro, almeno da noi, viene utilizzato per tutti gli avversari, indipendentemente dalla razza d'appartenenza. Quando però gli si esprime solidarietà poiché s'è lamentato che udendo tali cori si sente "ferito" e "sporco", ci chiediamo se in futuro non si esprimerà solidarietà anche a quei giocatori a cui si canta che "hanno la mamma maiala", che sono "vermi", "figli di puttana", o "rotti nel culo". Ci chiediamo se Zoro, udendo al posto del classico "uh uh" un altro tipo di coro particolarmente offensivo, magari sui suoi famigliari (come capita a tanti nostri connazionali da decenni), potrà ancora avere il potere di sospendere una partita, alla faccia di chi è in campo e sugli spalti. Che sia un diritto riservato ai giocatori di colore? Strano che nessuno abbia mai espresso solidarietà a chi s'è sentito cantare che ha la mamma baldracca... Forse perché non faceva notizia, trattandosi d'italiani. Forse perché non era sufficiente per imbastire una campagna giornalistica ipocrita, che da una parte fa felici i benpensanti e dall'altra permette di santificare le nuove norme anti-tifoso, chiedendone addirittura un'ulteriore inasprimento.
Se domenica prossima, un giocatore italiano, sentendosi dare del "figlio di troia", dovesse sospendere la partita perché "ferito" da tale ignominia, che accadrà? Se domenica prossima, un giocatore italiano, sentendo che la sua città viene mandata "affanculo" si sentisse talmente "ferito" da voler sospendere la partita, che accadrà?
Ricordiamoci che, oltre ai cori razzisti, sono vietati tutti i cori offensivi, compresi quelli che inneggiano alla discriminazione territoriale.
Questa strada spegne la passione e limita la libertà d'espressione. I cori offensivi agli avversari sono parte della nostra tradizione. Alcuni possono anche essere infelici, ma rientrano in un contesto ben preciso: lo stadio. Per esempio: quando si canta ad un giocatore che sua madre pratica l'amore meretricio non significa che si abbiano prove certe di tale attività, ma è solo un modo per farlo incazzare, per provocarlo e deconcentrarlo. Che qualcuno non l'abbia capito?
Trasformare le curve in platee, dove al massimo si applaude o si fischia, dove i cori devono essere "politicamente corretti", farà allontanare altra gente dallo stadio.
Dopo tanti divieti, dopo leggi speciali anti-costituzionali, ci verranno anche a dire quali canzoni fare e non fare? Grazie, ma non siamo un juke-box...