Campioni - Bidoni
11 - 05 - 2005
L'articolo che segue è tratto dall'ultima fanzine dei Rangers Empoli. Abbiamo deciso di pubblicarlo anche sul nostro sito sia perché condividiamo tale linea di pensiero, sia perché, a breve, la buffonata in oggetto coinvolgerà anche il nostro PARMA.
Un brutto giorno Mediaset acquista i diritti di immagine del Cervia, Campionato d'Eccellenza. In TV vanno di moda i reality show, e il calcio è lo sport più popolare. Nasce Campioni. Naturalmente, la squadra va rifatta da cima a fondo. I giocatori sono selezionati tramite un casting esteso a tutta Italia: alcuni hanno giocato in A, in B o in C. I prescelti sono giovanotti che possiedono due qualità: sanno tirare calci a un pallone meglio di altri che militano in Eccellenza e soprattutto sono telegenici.
Insomma il Cervia - i cui giocatori, caso unico nei campionati dilettanti, hanno il nome stampato sulle maglie - pur essendo una squadra finta disputerà un campionato vero e la classifica sarà quella ufficiale. Le partite all'inizio solo su Sky, visto il flop viene mandato in diretta su Italia 1. I giocatori si allenano davanti a 20 telecamere e hanno i microfoni addosso. Poi tornano nel convitto, dove ci sono altre 36 telecamere e il giovedì sera vanno tutti insieme in discoteca, con telecamere, e con il meglio della gioventù femminile. Il clou del programma sono le telefonate del pubblico per fare la formazione e per allontanare ogni settimana un giocatore (per scarso rendimento o poca telegenia) e uno nuovo entra in squadra. In corsa il Cervia ha tesserato il figlio di Diego Maradona. Chissà se rinforzerà il Cervia? Ma chissenefrega, l'importante non è l'apporto tecnico di Maradonino. Quello che conta è che il figlio-sosia del grande Diego litighi con Graziani, reciti sceneggiate, pianga di disperazione. Insomma, che faccia fiction e audience. Più che di "reality show" per questa squadra si deve parlare di "sceneggiato".
I Campioni del Cervia sono tutti giovani, belli, abbronzati, depilati, tatuati, con il gel e il cerchietto in testa, senza un filo di panza e sognano di diventare campioni. Il dilettante vero ha abbandonato da tempo il sogno, ha spesso 30 anni suonati e ginocchia cigolanti, stacca dal lavoro tardi e si va ad allenare 3 volte a settimana, con la pioggia e con il sole, si infanga nelle mutande, litiga con la ragazza, si sveglia la domenica all'alba per andare a farsi insultare da un pubblico di 20 persone, imbastisce risse senza senso, si fa male in maniera costante e spesso grave, si opera e torna a giocare per poi rifarsi male, senza prendere una lira, per il gusto di giocare, di fare il giocatore 'per diletto', allenandosi, incazzandosi e godendo come se il sogno ci fosse ancora. Al posto degli autori di Campioni sarei andato negli spogliatoi di qualche squadra di Seconda Categoria, tra borse rattoppate e olio canforato, spogliatoi dalle panche rotte e dalle turche scagazzate di fresco, fenomeni mancati e pippe conclamate, allenatori guru e massaggiatori con lo spray e bustine di zucchero, custodi rozzi e docce fredde, scarpini a 13 tacchetti di gomma e parastinchi fatti d'ovatta. Ecco, io il reality sul calcio dei dilettanti l'avrei fatto così, con atmosfere così, con posti così, con gente così, ma di sicuro non avrebbe fatto audience.
Ci piacerebbe sapere cosa ne pensa la gente di Cervia del circo di figuranti e alieni piombato in loco, a produrre uno spettacolo le cui logiche riguardano in modo molto indiretto la comunità locale e la sua storia sportiva. Ma ci sono altre ragioni per valutare negativamente l'iniziativa. La prima riguarda la partecipazione del Cervia a un campionato federale. Pur essendo soltanto un torneo dilettantistico, è pur sempre una cosa seria; rispetto al cui svolgimento, le esigenze di produzione dello spettacolo televisivo devono rimanere estranee. La Federcalcio non ha davvero nulla da dire, su ciò? E la Lega Dilettanti? Si dirà che il Cervia, e il baraccone mediatico che attorno a esso si anima, serve a dare visibilità al calcio dilettantistico. Rispondiamo che la principale ragione sociale della federazione è quella di organizzare tornei seri e credibili. Soltanto in una seconda fase esse possono preoccuparsi della pubblicità dei tornei. Allo stesso modo, ha nulla da dire l'Assoallenatori sul conto di un suo tesserato che si fa imporre le scelte tecniche dagli umori dei telespettatori? Lo sport, come qualunque altro campo dei processi sociali nel quale vengono distribuite risorse (dal denaro al prestigio, fino a un risultato agonistico), è fondato sui valori della meritocrazia, del talento e della competenza. Che non sono i medesimi dai quali è governata la costruzione dello spettacolo, specie nella sua versione basata sull'interattività, tipica del reality show - nel quale contano l'empatia, la capacità di produrre emozioni, l'inclinazione del singolo a essere personaggio. Fin qui i reality show sono stati incentrati su situazioni inventate: case chiuse con l'esterno, isole sperdute, fattorie. Il caso di Campioni va oltre: invade un campo dei rapporti sociali reali. E se la prossima volta toccasse a un ospedale? Immaginate l'eliminazione attraverso televoto dell'infermiera brava ma esteticamente sciatta a vantaggio di quella rampante e mignotta il giusto; o una decisione popolare su quale dei due malati sia sfigato abbastanza da essere sottoposto prima dell'altro a un intervento chirurgico. Vogliamo questo? No. Per questo chiediamo che questo show venga abolito, o che almeno non venga celebrato sotto le insegne della Federazione Italiana Gioco Calcio.