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Calcio moderno. Estate 2003

14 - 09 - 2003

In giugno, al termine della scorsa stagione calcistica, ci siamo lasciati con un calcio alla deriva, colpito da una grave forma virale che ha ridotto lo sport più popolare del nostro paese ad un colossale business. Tramite gli articoli di "1977" abbiamo cercato di analizzare con precisione e puntiglio quelli che a nostro avviso sono i due grossi mali di questo "nuovo" calcio. La pay-tv, con i diritti dei tifosi letteralmente calpestati ed immolati in nome del dio denaro e la repressione, mezzo con cui si vuole sopprimere la passione, il calore e l'entusiasmo delle frange più calde del tifo. Per questi motivi, da cui comunque partono altri collegamenti e conseguenze, abbiamo attuato diverse forme di protesta: striscioni comuni in tutti gli stadi, quarto d'ora di silenzio da parte di tantissimi gruppi e la manifestazione a Milano del 22 giugno alla presenza di oltre 70 gruppi Ultras. Si sperava, si pensava, che davanti ad un malcontento generale, una volta toccato il fondo, i potenti del calcio aprissero un po' gli occhi per riportare nell'antico gioco del football alcuni dei sani valori sportivi, ed invece, l'Estate 2003 sarà ricordata come quella in cui gli argini del pozzo sono stati sgretolati facendo sprofondare il calcio italiano in uno squallore allucinante.
Andare con ordine e precisione è praticamente impossibile, tanto è aggrovigliata la matassa, perdonateci quindi qualche eventuale imprecisione...
Tutto è cominciato con un ricorso fatto dal Catania perché il Siena, nell'incontro tra le due squadre, aveva utilizzato un giocatore squalificato, ricorso respinto dalla giustizia sportiva allora, consumando una moda fin troppo in vigore, gli etnei hanno inoltrato un nuovo ricorso al Tar siciliano il quale, ovviamente, gli ha dato ragione, ne è nata una controversia legale che ha coinvolto per diverse ragioni anche Napoli, Venezia, Genoa e Salernitana. Per risolvere il problema, dopo mesi di battaglie nei tribunali, è intervenuto il Governo con un decreto legge che rilascia allo sport una propria autonomia, con il Tar del Lazio unico in grado di accettare ricorsi sportivi, accentrando, di fatto, ancor più potere a Roma. Ma non solo il Governo ha anche deciso che il Catania era comunque stato danneggiato obbligando Lega Calcio e Federazione Italiana Giuoco Calcio (Figc) a riammetterlo in B aprendo di fatto la strada dell'allargamento della B a 24 squadre. Sono state cosi ripescate il Catania stesso, il Genoa e la Salernitana che durante le 38 giornate dello scorso campionato cadetto avevano meritato invece la retrocessione ed addirittura, per meriti sportivi, la Fiorentina, che era fallita l'anno scorso e che arriva in B senza neppure fare la C1, scatenando l'ovvia e giustificata rabbia delle 20 squadre di B che ora dovranno affrontare un campionato lunghissimo e molto più impegnativo che vedrà anche parecchi turni infrasettimanali, con conseguente danno anche per i tifosi e causando la protesta che ha portato allo sciopero in Coppa Italia, che ne esce falsata, oltre che al rinvio di tre giornate di campionato. Ma non è tutto, durante questi tre mesi abbiamo visto sempre il Governo inserirsi incautamente nel calcio con un decreto spalmadebiti, fatto apposta per salvare alcune grandi società in difficoltà e così, nonostante centinaia di miliardi di debiti, Lazio, Roma e Napoli, sull'orlo del fallimento, all'improvviso rifioriscono alla faccia del Cosenza, del Ravenna, della Cavese, del Pisa e di quant'altre che in questi anni sono state fatte fallire!
Viene scoperto, inoltre, che sempre Roma e Napoli hanno presentato a garanzia dell'iscrizione al campionato fideiussioni false ma, ovviamente, si accerta che loro sono state truffate e non il contrario e quindi la cosa viene messa a tacere, insomma un pastrocchio all'italiana che ci lascia nauseati e schifati anche perché si inizia un campionato senza sapere se il risultato del campo, il sudore, la fatica ed i sacrifici di 34 o 46 giornate, come nel caso della B, saranno inutili, perché tanto i risultati potranno essere cambiati alla fine a tavolino...

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