Il papà di Gabbo: voglio giustizia non vendetta
16 - 11 - 2009
L'articolo che segue, dell'11 novembre 2009 a firma Roberto Stracca, è stato tratto dal sito internet del Corriere della Sera.
Giorgio Sandri, il papà di Gabbo:
"Voglio giustizia, non vendetta"
«Voglio giustizia per mio figlio e per la famiglia, ho ancora speranze. Oggi a due anni dalla tragedia in molte città d'Italia ci sono manifestazioni per ricordare Gabriele e per chiedere giustizia. voglio che sia chiaro cosa è successo, a qualcuno non è chiaro. Bisogna condannare chi si è reso protagonista di questa tragedia. L'agente era posizionato da qualche minuto, ha preso la mira e ha sparato. Se non voleva uccidere non so cosa volesse fare».
Così ha parlato a Sky Tg 24 Giorgio Sandri, padre di Gabriele a due anni dalla scomparsa del tifoso laziale, ucciso nei pressi di Arezzo, mentre andava a Milano per assistere a Inter-Lazio. Con la solita compostezza, con gli occhi che si illuminano ogni volta che parla di quel ragazzo che non c'è più, il papà di Gabbo ha espresso i sentimenti di molti, tifosi e non. «Gabriele poteva essere chiunque di noi, una mamma, una nonna, un nipotino. Non c'era scritto sulla macchina che erano tifosi della Lazio. Tutti ci si è immedesimati in quanto è accaduto. Per questo Gabriele viene ricordato ovunque e non solo negli stadi".
Giorgio Sandri si è soffermato poi sul ricordo di Gabriele che è sempre tenuto vivo dalle curve di tutte le squadre italiane. "Domenica ci sono stati minuti di silenzio in tutti gli stadi e voglio ringraziare tutti. Si parla di tifosi come se fossero uno scarto della società, mentre è un semplice cittadino, l'idraulico, il meccanico o l'avvocato. Anche io sono un tifoso e mi sento a volte offeso dal sentir parlare alcuni in modo sbagliato, dovrebbero pesare le parole. Il tifoso è l'asse portante dell'industria del calcio, senza i tifosi non si andrebbe da nessuna parte".Giorgio Sandri si è infine soffermato sull'agente che sparò in quella maledetta domenica. "Avere un contatto con Spaccarotella? Credo che non accadrà mai, ha dimostrato quello che penso. Ha evitato di guardarci negli occhi. Ha detto bugie in continuazione. Non ha il coraggio di avvicinarsi. Mi piacerebbe incontrarlo e dirgli quello che penso perchè non è giusto che un uomo si rifugi quando ha fatto una cosa simile ha messo in difficoltà tanti bravi ragazzi che sono nella polizia. In Italia manca il coraggio di condannare un uomo in divisa. Io voglio che si condanni l'uomo, non la divisa. Cerco giustizia e non vendetta»