Riaprire la Curva Nord di Bergamo
29 - 12 - 2007
L'articolo che segue, a cura di Raffaello Brunasso, è tratto dal "Nerazzurro" di Bergamo.
Trenta denari
L'atto non era dovuto e, credo, onestamente, che nessuno si aspettasse così tanto dalla "canaglia" della Nord. Invece, loro, anche stavolta, in positivo nevvero, hanno stupito. Non è facile e neppure semplice, soprattutto per i ragazzi della Curva (poi, sul termine "ragazzi" occorre ragionare visto che molti dei fermati erano abbondantemente oltre la trentina...), gli ultras, chiedere scusa in modo pubblico e solenne. Eppure l'hanno fatto spontaneamente al termine, immaginiamo, di una rivisitazione di quanto accaduto nel pomeriggio di Atalanta-Milan, dopo un'attenta analisi, un dibattito forse anche acceso e la risultante finale di una presa di coscienza: si è sbagliato. Una scelta difficile.
Già, perché occorre ricordare che nel mondo delle Curve chiedere scusa "non esiste proprio" e, ne siamo certi, non mancheranno in futuro critiche e sbertucciamenti da parte dei Gruppi avversari nei confronti degli alfieri del tifo orobico. Non so se questa esposizione sia stata messa in preventivo, nel caso affermativo, renderebbe maggior merito a quanto deciso dal direttivo della Nord. Immagino le obiezioni di molti: ma le violenze a beni e persone? I costi alla società di ‘sti ultras? Gli scontri con le forze dell'ordine? Fanno come gli pare, tanto dopo due giorni sono nuovamente liberi, eppoi hanno gettato discredito sulla Città e sul buon nome dei Bergamaschi. O no? Direi di procedere con calma partendo proprio dal volantino della Curva: si scusano. Vogliamo prendere atto del gesto? Non mi risulta che nelle sedi opportune si sia cercato di comprendere, di andare incontro, insomma, di raccogliere quella mano tesa. In attesa di conoscere quale atteggiamento assumeranno i tifosi del Brumana, soprattutto gli abbonati della Nord, possiamo affermare che i 1.050 al seguito della Dea a Torino sono una prima risposta di compattezza. Poi, onestamente, non si può pretendere, come letto su un quotidiano locale, che i cori lanciati all'Olimpico siano tutti riferibili e neppure che i nostri tifosi si rechino in trasferta con the e biscotti. Ci sembra quanto meno pre-maturo...
Di grazia, comunque, vi ricordate mica star e starlette, dalla politica al palcoscenico, che abbiano chiesto scusa pubblicamente per un proprio errore e/o per un'infrazione delle regole? Nel caso, quando sono arrivate, al più erano agenzie striminzite tipo: "un rammarico per gli errori commessi" (da altri, ovviamente... vedi tu, un collaboratore che ha interpretato male una disposizione...). Vogliamo rimanere nel quotidiano? Ti saltano sui piedi, ti investono sulle strisce pedonali, ti fanno morire negli ospedali, nelle fabbriche, nei cantieri e nessuno ti chiede scusa. Incredibile, ma vero. C'è sempre una giustificazione più o meno plausibile a tutto e, naturalmente, quando capita, la colpa è comunque degli altri. Nel caso della Nord l'assunzione di coscienza è piena: "...i ragazzi si assumono la responsabilità per quanto accaduto... abbiamo sicuramente sbagliato... mancato di rispetto prima di tutto ai bergamaschi e agli atalantini... chiediamo scusa a tutta la tifoseria atalantina ed in modo particolare ai tifosi della Curva Nord". Come afferma Bruce Weinstein, filosofo e consulente aziendale: "Riconoscere i propri sbagli è un segno di forza e non di debolezza. Tutti possono mentire o nascondersi, invece assumersi la responsabilità delle proprie azioni ed essere in grado di tornare sui propri passi è una qualità di pochi. Chiedete aiuto se ne avete bisogno. Sia per affrontare la situazione, sia per evitare che in seguito si ripeta". Domanda non troppo retorica: in una società anestetizzata come la nostra, chiedere scusa è un atto rivoluzionario? O meglio, si è dei sovversivi? Le Curve come ultimi bastioni al pensiero unico?
Torino in lutto. In Italia si continua a morire sui posti di lavoro in modo assolutamente orribile, ma, come afferma tal Mario Carraro sul Corriere della Sera del 9 dicembre, Cavaliere del Lavoro, eh?, "Con tutto il rispetto per quanto è successo a Torino, ricordo che l'Italia è nella media europea degli incidenti sul lavoro". Come a dire: capita. Già, tutti i giorni e per mille volte almeno ogni anno (tanti quanti i caduti americani in Iraq, siamo dunque in guerra? Abbiamo un fronte interno e nessuno ci ha avvisato?). Occorre ribadire ed evidenziare al nostro Carraro che dietro questi numeri ci sono lavoratori e lavoratrici che per un misero stipendio ci hanno rimesso la vita. Quasi sempre per il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza. Beh, direte voi, però ci sono le leggi, la giustizia farà il suo corso. Figuriamoci, poi, se ci sono di mezzo delle vite umane. Mmh, state a sentire. Stesso stabilimento di Torino della ThyssenKrupp, anno 2002, incidente analogo ma con effetti meno pesanti, nessuna vittima. Il procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello ottiene il rinbio a giudizio di cinque tra quadri e dirigenti dell'azienda. Due di loro scelgono il patteggiamento, mentre tre, i più alti in grado, sono condannati nel 2004, ma fanno ricorso all'appello e da allora, dopo tre anni, non è stata ancora fissata la data dell'udienza. Il rischio della prescrizione è dietro l'angolo. Sbotta il pm Guariniello: "Bisogna interrogarsi sul fatto che una tragedia simile sia avvenuta a Torino, una città dove i controlli e la cultura della sicurezza sono migliori che altrove. C'è il rischio di una sostanziale impunità per chi commette questi reati". Da ridere o da piangere, fate voi. Nessuna sorpresa, le tragedie italiane hanno mai portato all'individuazione di qualche colpevole? Vajont, Cermis, Porto Marghera, Moby Prince... Poi, a Bergamo, anime tanto belle quanto ipocrite, fintamente si scandalizzavano perché dopo due giorni di carcere i fermati della Curva Nord , a seguito dei violenti fatti che avevano preceduto Atalanta-Milan, venivano assegnati agli arresti domiciliari o rimessi in libertà (con imputazioni, nevvero, ben differenti dall'accusa di omicidio colposo e/o procurato disastro). Impunità, certezza della pena, extraterritorialità, bla-bla... Affermare che gli imprenditori sono tutti pescicani, affamatori e sfruttatori, non sarebbe corretto oltre che ingiusto. Ma con le Curve, soprattutto con la Nord ata-lantina, si è usato questa misura, addirittura si è fatto un richiamo al terrorismo (poi, la magistratura, in questo caso ha fatto il suo corso, derubricando il reato... notizie-trafiletto stile francobollo hanno ripreso la voce sui quotidiani). C'è di che riflettere.
AAA Vendesi Curva Nord. La grande sarabanda mediatica con fuochi pirotecnici, neanche si fosse a Piedigrotta, orchestrata in occasione della mancata partecipazione al "concerto del centenario" del cantante napoletano Gigi D'Alessio, con accuse di razzismo neanche tanto velate, doveva far riflettere. Gli obici erano puntati in direzione Maresana e ogni occasione sarebbe risultata opportuna alla bisogna, con gli artiglieri pronti e armati di carta, penna e calamaio, i serventi al pezzo compiuti nelle loro dichiarazioni di circostanza, i generali sullo sfondo ad esprimere lo sdegno dello Stato.
La "gioiosa macchina da guerra", grazie all'assist del vetro infranto e della sospensione della gara con il Milan, ha completato l'opera: criminalizzazione della Nord e conseguente delegittimazione dei tifosi, chiusura della Curva, esposizione degli abbonati al dileggio e alle invettive della Bergamo "per bene". Un disegno machiavellico ben orchestrato, ma che per chiudersi deve ancora esibire la frattura evidente tutta interna alla Nord ed il ripudio dei "propri figli" da parte del resto dei settori del Brumana. L'esito appare incerto e le scuse pubbliche possono in qualche modo deludere alcuni attori, il finale potrebbe essere a sorpresa. Sono un convinto assertore del dialogo: aiuta a capire, conoscere, comprendere meglio le ragioni altrui, a stimare e rispettare l'altro. Gioco d'azzardo. Siamo sotto Natale e, come è noto, si è tutti più buoni. Sappiamo molto bene che il provvedimento che chiude la Nord è privo di qualsiasi fondamento giuridico. Gli ultras, solo una parte della Nord e dei quattromila cittadini italiani che hanno l'abbonamento in tasca, hanno fatto un passo indietro e pubblica ammenda. Gesto che andrebbe in qualche modo apprezzato. Riapriamo la Curva. Anche con la "condizionale", ma riapriamola. Impossibile, ne andrebbe dell'autorità e della credibilità dello Stato? Non lo so. Quello che comprendo, rimanendo nel mondo del calcio, è che con l'atteggiamento assunto in questi due ultimi anni, tra nuove leggi, normative e attività di ordine pubblico, la situazione è peggiorata. Si è provveduto all'istituto dell'indulto, liberando le carceri italiane di migliaia di persone che, in moltissimi casi hanno ripreso a delinquere come prima. I quattromila della Nord non sono Barabba e, soprattutto, non sono delinquenti nella stragrandissima totalità, ergo, meriterebbero più rispetto.
A chiudere, come ha sottolineato, non senza un certo coraggio epico, Marco Radici, al termine dell'incontro con il Napoli: "Spettatori bravissimi, ma la Curva Nord manca".
In alto i cuori.