Una partita all'ora di pranzo?
14 - 12 - 2007
L'articolo che segue è tratto da "La Repubblica" dell'8 dicembre 2007.
Tv, si studia una nuova rivoluzione
una partita all'ora di pranzo
Ne stanno parlando, forse anche trattando, ma in gran segreto: Sky è interessatissima alla rivoluzione studiata da Adriano Galliani sul mondo della tv (vedi Spy Calcio del 28 novembre) ma non può ancora dirlo. Aspetta gli eventi, anche per non smuovere troppo la acque, magari scatenando reazioni di qualche politico. Sì, perché il progetto-Galliani per il 2008 prevede che non ci sia più calcio in chiaro in tv, almeno sino alle 22,30 della domenica. Dimentichiamoci quindi trasmissioni cult come Novantesimo Minuto.
Questo progetto favorirebbe nettamente il calcio a pagamento, quindi Sky e il digitale terrestre (Mediaset e La 7), consentendo alla Lega Calcio di mettere in cassa più soldi di adesso, magari i sognati mille milioni (di euro) all'anno. A Sky, come detto, la cosa interessa assai, soprattutto adesso che, vedi Censis, le pay tv stanno conquistando sempre più terreno rispetto alle televisioni generaliste. La Rai non è in grado di pagare cari i diritti per il calcio in chiaro, massimo 20-30 milioni di euro a stagione, e Mediaset non ci pensa nemmeno di sborsare più gli attuali 61,5 milioni di euro a stagione (tanto che ha già deciso di chiudere il Controcampo pomeridiano, quello di Piccinini e della Canalis per capirci).
Da qui l'idea di fissare un embargo per le immagini in chiaro sino alle 22,30 domenicali, orario di Controcampo serale (Mediaset) e Domenica Sportiva (Rai). E chi vuole vedere il calcio dovrà tirare fuori i soldi: si può fare in Italia? Si può, anche se c'è lo scoglio del diritto di cronaca, non facile da aggirare e regolamentare. Chiaro che in questo caso Sky, ancora più forte di adesso, potrebbe finalmente proporre la partita all'ora di pranzo, grande novità per l'Italia: si giocherebbe alle ore 13. Progetto studiato ormai da anni e in vigore, con successo, all'estero. In più ci sarebbe una gara anche alle 17,30 e sarebbero confermati anticipi e posticipi. Insomma, un calcio-spezzatino.
E la Rai? Curiosa la sua posizione: non tira più fuori un centesimo per il calcio italiano. Niente serie A, niente serie B e nemmeno Coppa Italia quest'anno. Investe, anzi ha investito, i suoi soldi all'estero, con grande gioia di Fifa e Uefa. Le cifre: nella stagione 2004-05 la Rai aveva pagato 42 milioni la serie A e 20 per la Coppa Italia. Totale: 62. Nella stagione 2005-06: 16 milioni per la B e 26 per la Coppa Italia (totale 42). Stagione 2006-07: 8 milioni serie B e 11 Coppa Italia (totale 19). Nella stagione attuale solo 8 milioni per la B. Gli investimenti Rai nel calcio italiano sono crollati in 4 stagioni: da 62 milioni a 8. Forse Antonio Matarrese, quando si lamenta, non ha tutti i torti. Cresciuti invece a dismisura gli investimenti del servizio pubblico nel calcio internazionale: nel 2005, in soli sei mesi la Rai si impegnata spendere oltre 440 milioni di euro per i diritti di Champions (42 milioni all'anno per le tre stagioni 2006-2009: ogni gara di Champions costa 4 milioni, quando una puntata di Dr. House, per fare un esempio, costa solo 100.000 euro...), Euro 2008 (115 milioni) e Mondiali Sudafrica 2010 (175 milioni). A questi bisogna aggiungere 175 milioni per i Mondiali Brasile 2014.
Per il calcio italiano non è rimasta una briciola: Coppa Italia e serie B aspettano e sperano. Ma la Rai, si chiede non solo Matarrese, è o non è servizio pubblico? Chi paga il canone ha diritto a lamentarsi o no?