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Colpi che deprimono

07 - 10 - 2007

Tratto da "Colpi che deprimono" di Roberto Gotra. Da "La Settimana Sportiva" del 12-09-2007.

1. In Italia non c'è una vera passione per il calcio: la passione vera è per la polemica, per la fantasia complottistica, per la chiacchiera, che trovano nello sport più popolare uno sfogo ideale. Se piacesse il calcio come sport puro, in occasione di alcune partite di grandi squadre straniere in stadi italiani - o quasi, vedi la Germania a San Marino - ci sarebbero migliaia di spettatori, e non la manciata di appassionati veri visti ad esempio nel 1993 per Inghilterra-San Marino allo stadio Dall'Ara di Bologna. Un altro esempio è dato dal fatto che terminato il mercato estivo il 31 agosto, dall'1 settembre nei giornali non si tira un sospiro di sollievo allo slogan "finalmente c'è spazio per analisi tecniche e grandi storie", ma si ricomincia semplicemente a parlare dei "colpi" (avrete notato che sono tutti "colpi", ora, termine che una volta designava solo gli acquisti in grado di mutare le sorti di una squadra) del mercato di gennaio, in un'eterna fiera del sussurro, dell'intrigo, dell'invenzione pura a beneficio dell'amico agente che ti passa le notizie. A me questo atteggiamento deprime molto, ma evidentemente sbaglio io.

2. C'è una considerazione fondamentalmente triste da fare a proposito del recente fondino di un quotidiano che lamenta la mancanza di un contratto tv, e dunque di esposizione televisiva, del campionato di Serie B. Ed è questa: rassegnarsi a tal punto al dominio dell'era televisiva da ritenere che non si valga realmente qualcosa, che non si sia concretamente rispettati se alle partite non ci sono telecamere. A mio avviso è un ragionamento (probabilmente involontario) mostruoso: esisti solo se vai in tv, come dire che hanno ragione troniste, grandi fratelli, quellicheilcalcisti, tutte le tribù che paiono acquisire vita solo con la lucina rossa della telecamera accesa. La dignità è - o dovrebbe essere - invece distinta dall'apparire, il valore dovrebbe essere estrinseco alla ripresa filmata, ma evidentemente non è così. Ovvio che alle società servano i soldi di un contratto tv, e che anche gli introiti da sponsor locali e partner si alzino in corrispondenza di un passaggio televisivo. Ma è da discutere se abbiano realmente bisogno di farsi vedere sugli schermi per sentirsi vive.

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