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Amato e Melandri, portateci in tribuna con voi

06 - 10 - 2007

Tratto da "Il Riformista" del 3 ottobre 2007.

- Gli stadi tra gabbie e assurdità -
Amato e Melandri, portateci in tribuna con voi

Ci mancava solo la gabbia. Oppure, se vogliamo edulcorare, la recinzione. Una rete che avvolge lo stadio San Paolo di Napoli, una rete che - almeno così leggiamo sulla Gazzetta dello Sport - non ostacolerebbe in alcun modo la visione dello spettacolo.
E sì, perché la partita di calcio dovrebbe essere uno spettacolo, anche se ormai nessuno più lo ricorda.
Dopo il varo del famoso pacchetto di misure anti-violenza, assistere a una partita di calcio è diventata un'impresa. Il solo acquisto del biglietto è un'operazione laboriosissima. Bisogna andare di persona, esibire il documento d'identità, e non è più possibile comprare il tagliando il giorno stesso della partita (e talvolta neanche te lo vendono, dipende dalle decisioni assunte dall'Osservatorio del Viminale).
Un po' come il rinnovo della patente. Non solo, ma una volta superato l'iter burocratico e passato l'esame tornello (che meriterebbe un trattato a parte) ti ritrovi in una sorta di zoo, insieme con altre belve che come te pagano per stare in gabbia. E per giunta devono chiedere il permesso per manifestare il loro pensiero: non è più possibile esporre striscioni (sono autorizzati solo quelli il cui contenuto viene comunicato con un congruo anticipo alla questura via fax!), e tra poco, ne siamo certi, sarà vietato anche intonare determinati cori. Ancora qualche mese e arriveremo al passaggio del parroco che somministra la comunione e guai per chi oserà rifiutarla. Il tutto, almeno a Napoli, e almeno nei piani del suo vulcanico presidente Aurelio De Laurentiis, con una rete davanti.
Certo, comprendiamo il malumore del presidente, che domenica scorsa ha dovuto disputare una partita a porte a chiuse a causa del lancio di una bottiglietta di yogurt in campo (che ha provocato, leggiamo nel referto, una "sensazione dolorifica" a un assistente di gara) e di uno striscione offensivo nei confronti dei tifosi del Livorno. Ma non è con questo rimedio che si cura la malattia del calcio italiano.
Malattia che di settimana in settimana si aggrava sempre più, come documenta in prima pagina Tommaso Edoardo Frosini. E' di ieri la notizia che alla partita Fiorentina-Juventus non potranno assistere i tifosi bianconeri. AlI'incontro Torino-Sampdoria l'accesso sarà garantito ai soli abbonati.
I tifosi del Napoli non potranno seguire la loro squadra in trasferta a Milano. Bene, direte voi, misure sacrosante se servono a debellare la violenza negli stadi. Ma, stando alle cronache, non sembra proprio che il pacchetto Amato-Melandri stia funzionando.
Ha ottenuto Il solo risultato di spostare gli scontri dagli stadi (dove le società vengono punite per responsabilità oggettiva) all'esterno (dove, a quanto pare, le società sono un po' meno responsabili): a Genova, nel giorno del derby, incidenti nella già tristemente nota piazza Alimonda, due tifosi interisti accoltellati prima di Roma-Inter, Torino teatro di guerriglia a poche ore dall'inizio della sfida Torino-Juventus.
Di questo passo, si raggiungerà l'invidiabile risultato di trasformare intere zone delle città in arene e di svuotare definitivamente gli stadi. Tranne (saremo d'improvviso diventati qualunquisti?) le tribune d'onore dove l'ingresso è gratuito e non saranno mai costruite gabbie.
Ministri Amato e Melandri, una preghiera: portateci allo stadio con voi.

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