Tardini: la politica del prendere
26 - 06 - 2009
Gli uomini di potere contemporanei, generalmente, arrivano quando c'è qualcosa da prendere. E questo sembra accadere anche per il Tardini, specie adesso che siamo tornati in A.
Chi tratta lo stadio in città come un problema, guarda caso, sono proprio i vertici politico-istituzionali. Tra questi: l'assessore allo Sport del Comune di Parma. Forse, se lo dicessero direttamente quelli che "sperano" di prendere in appalto i futuri lavori, sarebbe considerato di cattivo gusto. O meglio: di parte. Perché ormai il malcostume è diventato "il costume", e non ci si scandalizza quasi più per nulla. Ha parlato di "problema" stadio Arturo Balestrieri, lo ha seguito Vittorio Adorni, e adesso è il turno di Roberto Ghiretti. Forse li scelgono apposta. Ghiretti ha invocato un dialogo in merito, come se si trattasse di un'emergenza. L'emergenza, al contrario, è proprio in questa strategia, che vuol far credere che ci sia un problema dove non c'è.
Il vertice cerca di convincere la base su quali sono i suoi problemi, mentre dovrebbe essere il vertice ad ascoltare quali sono i veri problemi della base. E a Parma di problemi ce ne sono. Anche per gli impianti sportivi. Con il Rugby Parma costretto a giocare a Moletolo, dopo esser stato sfrattato dal Lanfranchi; con un Palasport lasciato andare in malora; con un Europeo di baseball che dovrà essere abbattuto per del nuovo cemento.
Eppure il "problema", per qualcuno, sembra essere lo stadio Tardini, rifatto nel 1990. Uno stadio di neppure vent'anni. Forse perché il Tardini sarebbe l'appalto più grande, che libererebbe un'area immensa in centro città. E ancora: il trasferimento dello stadio di calcio potrebbe fungere da traino per ulteriori costruzioni fuori Parma. Magari: la famosa "Cittadella dello Sport", ipotizzata già anni or sono proprio da Balestrieri. E proprio a Baganzola. E magari... proprio sui terreni di Pizzarotti?
Il dialogo ci può essere ma la politica del prendere, da noi BOYS, può ricevere solo dei NO. Non c'è trattativa con chi va contro gli interessi di Parma. I BOYS non si vendono, e non cercano né poltrone né favori. I politicanti, o aspiranti tali, non siedono in via Calestani 10.
La nostra società è sempre più disgregata. I corpi sociali sono praticamente scomparsi, e questo rende la città debole, alla mercé dei poteri forti. Sono rimasti i partiti, ma sono sempre più virtuali, sempre più al servizio del potere economico. Le persone sono state ridotte ad individui, che si formano le opinioni attraverso la propaganda dei mezzi d'informazione privati. Per questo la nostra gente non ha più la forza né la coscienza per opporsi alle ferite che certi imperi le stanno infliggendo.
Che la società sia sempre più sfilacciata dovrebbe impensierire le istituzioni. Invece sembra l'esatto contrario. Le organizzazioni popolari, quelle che fanno aggregazione vera, producono forze sociali capaci di disturbare il potere. Per questo le si vuole combattere e disgregare. Per gli ultras, poi, c'è la repressione. Basta un'errata gestione dell'ordine pubblico (vedi Parma-Inter del 2008) e poi si diffida qua e la, magari proprio qualche leader del Gruppo, anche se completamente innocente.
I BOYS sono un corpo sociale vero, uno dei pochi rimasti. Non un'entità virtuale, non un club di tifosi che si raduna saltuariamente in occasione di taluni eventi sportivi, ma un Gruppo ultras, di ragazzi e ragazze che vivono fianco a fianco, frequentandosi, crescendo, svolgendo una miriade di attività insieme.
Come corpo sociale gialloblù, di ultras del Parma calcio, ci opponiamo a tutte le speculazioni che interessano lo stadio Tardini, patrimonio e simbolo della comunità parmigiana (passata, presente e futura).
Le nostre attività a difesa dello stadio Tardini danno molto fastidio. I politici non ci sono neppure più abituati, e s'imbarazzano o s'innervosiscono. Senza più organizzazioni popolari a contrastarli e contestarli, si credono liberi di fare della città ciò che vogliono. Si sentono dei piccoli padri eterni, perché godono del favore dei potenti. In un articolo recente, apparso su internet, l'assessore Ghiretti ha lamentato una mobilitazione mediatica a difesa dello stadio Tardini. Forse non legge l'edizione cartacea della Gazzetta di Parma, il quotidiano più diffuso a livello locale, che sembra dar spazio solo a chi vorrebbe spostare lo stadio, e oscura tutte le nostre iniziative (che qualcuno glielo abbia consigliato? Chissà).
Dialogo? I poteri forti (che non sono certo gli ultras) dispongono dei mezzi d'informazione di massa per fare opera di convincimento. E' questo che s'intende per dialogo, qualcuno di loro (o per loro) che parla e tutti noi che ascoltiamo?
Un giorno, forse, cercheranno di convincerci che anche le chiese (magari il Duomo) sono un problema, e che sarebbe meglio trasferirle fuori Parma. Ma noi non ci facciamo abbindolare. Certo, lo stadio può arrecare disturbo a chi risiede nelle immediate vicinanze, come ogni luogo di aggregazione può disturbare chi vi abita intorno, ma ogni posto che favorisce lo stare insieme arricchisce l'intera comunità.
Noi BOYS andremo avanti per la nostra strada, fedeli agli interessi della comunità. Questi sono i diktat della nostra coscienza, di ultras e di parmigiani devoti alla città.
A PARMA SI DA. E NON SI PRENDE!
Vedi anche:
Speciale "Giù le mani dal Tardini!"