16 - 09 - 2007
La partita di Bergamo ci ha fatto aprire gli occhi. Siamo tornati bruscamente alla realtà, a quello che è il nostro vero obbiettivo: la salvezza.
Durante l'estate, qualcuno si era illuso di poter finalmente (dopo tre anni di sofferenze inumane), ambire a qualcosa di più che le tribolate salvezze degli ultimi campionati, ma la nostra realtà è questa, sempre la stessa. Per cui: sofferenza, lotta e tanto cuore. Quel cuore che noi chiediamo alla squadra, ai dirigenti e tecnici, ma anche e soprattutto ai tifosi. A Bergamo eravamo in pochi, o meglio, mancavano quei tifosi che si professano tali solo alle serate di gala, ma che in trasferta non si vedono praticamente mai, se non per spareggi e finali. Il tifoso deve essere tifoso sempre, ovunque e comunque, deve liberarsi di quella puzza sotto in naso che troppe volte lo caratterizza. C'è bisogno d'unità, di voglia di tifare, di farsi vedere, senza sottomettersi alle norme e alle leggi che stanno cercando d'annientarci. Non è dandogliela vinta che aiutiamo il calcio, ne tanto mano il nostro Parma, che ha sempre più bisogno della sua gente, del calore del dodicesimo uomo. Per questo vi chiediamo di non sottrarvi alle vostre responsabilità di tifosi, di persone che amano il gialloblu e il crociato.
Detto questo, ci ha fatto enormemente piacere vedere sui nostri pullman un sacco di ragazzi nuovi, che crediamo e speriamo di avere sempre al nostro fianco, per trasmettergli la nostra mentalità e il nostro entusiasmo.
Seppur senza gli strumenti tradizionali del tifo (striscioni, bandiere, tamburi, megafoni, torce) abbiamo tifato e sostenuto la squadra. Siamo riusciti a farci sentire, dimostrando il nostro immutato attaccamento ai colori, alle nostre idee e alla nostra mentalità... ultras sempre!
Tra noi c'è stato il gradito ritorno di un diffidato speciale, per cui al di là del risultato sul campo, possiamo ritenerci soddisfatti e ci auguriamo di poterci migliorare nelle prossime trasferte, a partire da quella di Milano di sabato prossimo (... esserci!!!).
L'ultimo pensiero di oggi è per un ragazzo del gruppo, etichettato da alcuni media locali come delinquente, ancor prima d'averlo ascoltato, ancor prima sia processato, ancor prima di conoscere la verità. Ci consola sapere che uscirà da tutta questa storia a testa alta, grazie ai suoi amici e alla sua caparbietà; perché la verità (ancora una volta) è diametralmente opposta a quella insinuata (soprattutto inizialmente) dai media.
Il diritto alla riservatezza e la presunzione d'innocenza sembrano non valere mai per chi vive ultras, dentro e fuori dallo stadio, sette giorni su sette.
ULTRAS, PRIMA CONDANNATI DOPO PROCESSATI.