Comunicato del gruppo "CV1920" della gradinata popolare Civitavecchia PDF Stampa E-mail
Mercoledì 10 Novembre 2010 00:45

Abbiamo deciso di scrivere questo comunicato per un motivo di chiarezza. Oggi c'e' chi ama definirsi ultras anche nel contraddittorio, e a noi nelle contraddizioni non c'e' mai piaciuto stare. Con umiltà e realismo diciamo la nostra con l'esperienza diretta avuta nella nostra gradinata e negli stadi che ci hanno ospitato.
Partiamo da un punto fondamentale: essere ultras per noi allo stadio significa organizzare coreografie, accendere torce e fumogeni, esporre striscioni, sfottò campanilistici, confrontarsi con le altre tifoserie con le mani e con le gambe senza oggetti estranei al proprio corpo, utilizzare il megafono per coinvolgere tutto il settore, andare in trasferta con i mezzi pubblici gratis per permettere a chi non ha soldi di andare in trasferta, non sottostare ai biglietti nominativi e ne tantomeno come oggi alla tessera del tifoso. Oggi tutto questo non si può più fare!
Ebbene si! Siamo rimasti orgogliosamente indietro negli anni ottanta come mentalità, ma almeno con la nostra coerenza e lealtà rimaniamo puliti e puri dal circo che oggi si vede nel mondo calcistico e negli stadi.
Oggi lo spirito della contraddizione in molte realtà continua a diffondersi soprattutto nelle nuove leve con mitomania. Molti in Italia oggi tendono ad immedesimarsi nelle “firm” Inglesi facendo arricchire chi oggi in Inghilterra scrive libri di avventura sul loro passato o chi fa addirittura film. Bene tutto questo è ridicolo facendo creare un giro di business come avviene nel calcio moderno, tra l’atro chi diffonde il modo di vestirsi “casual” o fa stendardi con le raffigurazioni delle marche degli indumenti, fa grossa pubblicità a multinazionali plurimiliardarie e poi si tende a dire che si e' contro il sistema economico del calcio degli stadi e della pay-tv.
Il casual in quegli anni era una scelta tattica di imboscamento, oggi in Italia e' moda.
La repressione si e' ormai inasprita pesantemente al punto di uccidere, come e' accaduto purtroppo a Gabriele Sandri, assassinato l’11 novembre del 2007 in un autogrill ad Arezzo, Sergio Ercolano tifoso del Napoli ucciso ad Avellino, MatteoBagnaresi, tifoso del Parma, investito da un pullman che trasportava un club juventino dove l'autista, preso dalla psicosi che trasmette la stampa e la tv sugli ultras, pensa bene di investirlo. Ma le vittime, anche se non mortali, continuano ad esserci. Come Paolo Scaroni di Brescia che ha problemi fisici perenni dopo essere stato massacrato da agenti nella trasferta di Verona. La lista e' lunga se si va indietro nel tempo e abbiamo imparato che la giustizia in questo paese e' solo una parola...
A contribuire alla repressione è stato anche il fatto che nel mondo ultras dal novanta in poi ci sia stata una sorta di decadenza riguardante la lealtà, passando così all'uso delle lame, che per noi rimane una cosa estranea alle curve e alle gradinate oltre che una vigliaccata. C'e' chi pensa che sia la legge della strada, pur dimenticando che nella strada, in alcune realtà, si sparano pure. Quindi dovremmo andare allo stadio con le pistole?
Una vittima che ricordiamo e' Vincenzo Spagnolo, ultras della gradinata nord di Genova, accoltellato da una mano vigliacca il 29 gennaio 1995.
La decadenza nel mondo ultras c’è stata anche grazie al fatto che alcuni gruppi hanno iniziato a collaborare con le società di appartenenza concordando i treni per le trasferte, accordandosi anche per i biglietti, gestendo servizi dello stadio, creando catene di negozi in franchising e faxando gli striscioni. Tutto questo per noi non ha fatto altro che infangare quei valori di un codice non scritto.
Il nostro motto è essere non apparire, e da tifosi seguiremo i nostri colori, essere ultras è tutta un'altra cosa e lo racconteremo ai nostri nipoti. Essere ultras e' una cosa da trattare con i guanti per noi, ma nel mondo di oggi ci si sporcherebbe sicuramente, e quindi lo conserveremo dentro.
Abbiamo scelto di fare questo comunicato perché crediamo che il capitolo ULTRAS in Italia sia ormai chiuso, e alle soglie del 2011 noi del gruppo Cv 1920, senza tanti giri di parole e con umiltà, non abbiamo vergogna a dire che non ci sentiamo più ULTRAS, ma bensì TIFOSI della nostra squadra e della nostra città.
SEMPRE AL FIANCO DEL CIVITAVECCHIA CALCIO, i tuoi tifosi.         

CV1920