Anni '80: dalla stagione 1980-81 alla stagione 1984-85 PDF Stampa E-mail
Mercoledì 10 Luglio 2013 17:02

Visto il successo per gli articoli sulla storia del Parma Calcio continuano gli estratti (da “Storia del Parma Calcio” e Wikipedia-Storia del Parma Calcio Football Club”) sulla nostra storia, in modo da tramandare questa passione da padre in figlio e affinchè i più piccoli possano appassionarsi alla squadra della nostra città,  visto che il 16 dicembre 2013 si festeggeranno i 100 anni.

1980-1981 Ranghi rinnovati e conferma di Rosati, che pero' non fa classifica e lascia il posto a Giorgio Sereni

La retrocessione immediata dalla serie B è una botta tremenda. Il presidente Ceresini, che ha già impegnato cospicui capitali a titolo personale nella società, rivolge appelli per trovare qualcuno che gli "dia una mano", ma nessuno risponde. Da uomo d'onore quale è, il presidente rimane al suo posto, accetta la sconfitta ma riafferma propositi di pronta rivincita.

Lascia invece il direttore sportivo Paolo Borea. Dopo tre stagioni, lavorando con impegno ed onestà, si congeda dalla società gialloblù, senza rotture o contrasti. Il suo sostituto sarà Antonino Canevari, un piacentino, dal quale si attende una collaborazione specifica, mentre si appresta a rifare la squadra ex-novo.

Tom Rosati viene confermato come allenatore: ha chiuso senza onta la stagione precedente ma, soprattutto, la società intende affidargli giocatori nuovi e più giovani, con i quali sia possibile instaurare un clima più rigido, evitando in tutti i modi le "deviazioni" dell'anno precedente.

In chiave mercato sono molte le partenze. Torresani, dopo cinque anni al Parma, approda meritatamente in serie A, acquistato dal Brescia; Boranga, Bonci e Mongardi ricevono la lista gratuita; Zaninelli, Caneo e Casaroli rientrano alla Roma; via anche Agretti (Francavilla) e Scarpa (Livorno).

Restano Matteoni, Marlia, Toscani, Zuccheri e Borzoni, mentre fanno la loro comparsa tre giovani interessanti: Aselli, Farsoni e Murelli.

Ed ecco i nuovi. Dalla Roma arrivano il portiere Orsi, i centrocampisti Allievi e Piacenti e la mezz'ala Borelli; a loro si aggiungono il mediano Biagini (Torino), il portiere Piccoli (Mestrina); il centrocampista Alessandrelli (Piacenza), il difensore Leali (Brescia), le punte Cesati (Pistoiese) e D'Agostino (Taranto), oltre al tornante Pini (Matera).

L'avvio del campionato è promettente.

Pareggio a Novara; vittoria con il Casale (2-1); pari a Forlì (2-2); successo interno con il Prato (2-0). A questo punto, il Parma è primo in classifica, in coabitazione con la Triestina. Ma alla quinta partita, arriva la sconfitta di Mantova e con essa la perdita del primato.

Da questo momento, campionato tutto in salita per difficoltà di ogni genere. A 25 gare dal termine i crociati sono riassorbiti nella mediocrità della media classifica. La Reggiana, che alla fine sarà promossa in B assieme alla Cremonese, ha appena un punto in più dei crociati; tutto è ancora possibile.

Ceresini però licenzia Rosati. La decisione, annunciata con un comunicato ufficiale nel quale, senza frasi di circostanza, si attribuisce a Rosati la responsabilità del non soddisfacente andamento della squadra, suscita comunque sorpresa e perplessità. Da cinque anni il presidente crociato è alla guida della società e da cinque anni si assiste al cambio dell'allenatore: nessuno di quelli scelti all'inizio, riesce a ultimare il mandato.

Ceresini si sente solo, tradito dalla città, dal pubblico, dall'allenatore. Si affida così ai ricordi, richiamando a Parma quel Giorgio Sereni, del quale si è ampiamente parlato. Anche lui però rimarrà bruciato, in un campionato che si rivelerà fra i più mediocri della gestione Ceresini.

L'esordio è choccante. Dopo una rocambolesca partita il Trento espugna il "Tardini" con il risultato di 4-3. Doccia fredda per tutti, soprattutto per Sereni. Otto giorni dopo, parziale riscatto a Spezia (vittoria per 1-0), ma successivamente, per sei partite, il Parma non riuscirà a vincere chiudendo il girone di andata a 17 punti.

Rinasce qualche speranza per un'impennata all'inizio del ritorno, con vittorie sul Novara e a Asti: sembra l'inizio di un recupero, ma sopravviene un'altra serie balorda. Il Parma, per otto domeniche, non vince e precipita sempre più giù.

Arriva 13?, con 30 punti, la classifica peggiore mai registrata in C1.

Basso anche il livello promozione, 46 punti, raggiunto da Reggiana e Cremonese, le quali accedono alla serie B.

1981-1982 Ceresini sceglie personalmente l'allenatore (Danova), ma senza successo. Riccardo Sogliano e' il nuovo D.S.

Se non fosse per l'arrivo di Riccardo Sogliano come direttore generale della società, a girone di ritorno già avanzato, il campionato 1981-82 sarebbe da archiviare, come il precedente, fra i più insignificanti della "gestione Ceresini". Non un bagliore, non un impennata: un torneo vissuto dai crociati fra la metà classifica e la zona immediatamente sottostante, in un crescente disinteresse del pubblico.

E' ancora il presidente che, in fase di campagna estiva, scova personalmente l'allenatore: si tratta di Giancarlo Danova, soprannominato "pantera" per la sua aggressività. Arriva dalla Sanremese, il cui gioco moderno ed efficace induce Ceresini ad ingaggiarlo per il nuovo Parma, la cui situazione finanziaria appare gravissima. Il presidente continua a fare onore agli impegni, mentre nessuno lo aiuta. Solo il Consorzio del prosciutto continua a versare un contributo di qualche decina di milioni in cambio dell'apposizione del marchio sulle maglie dei giocatori.

Il nuovo trainer si porta da Sanremo il difensore Cecchini, con il quale giungono anche i centrocampisti Pari (Inter) e Larini (Cremonese) e lo stopper Stoppani (Rimini). Durante la preparazione si infortuna Larini, indicato come il "regista" della squadra. Si cercano rinforzi e ne arrivano due: Cannata (Pisa) centrocampista e Catellani (Vicenza) difensore.

Un inizio deludente, con un breve intermezzo degno di attenzione, quando la compagine di Danova ottiene un buon pareggio con l'Atalanta, vince a Sanremo e disputa un'altra bella gara con il Vicenza (2-2): sembra l'inizio di una inversione di tendenza, ma la Rhodense, vincendo al "Tardini" per 1-2 con un rete all'ultimo minuto, stronca brutalmente ogni illusione e ricaccia il Parma nella mediocrità.

Ci si attende da un momento all'altro che, in sintonia con quanto fatto negli anni precedenti, Danova venga sostituito: e invece Ceresini ridà fiducia al tecnico e addirittura lo conferma per l'anno successivo.

Il colpo di scena arriva ugualmente allorché, ai primi di marzo, dopo lo 0-0 di Forlì, viene esonerato il direttore sportivo Canevari.

Questo il comunicato della Società: "L'Associazione calcio Parma S.p.A. comunica che il direttore sportivo di detta società signor Antonino Canevari è stato sollevato dall'incarico con definitiva interruzione del rapporto contrattuale sino a oggi intercorso. Questo in seguito a dichiarazioni rilasciate dal signor Canevari al termine della gara di domenica contro il Forlì e riportate con risalto nel quotidiano cittadino, nell'edizione di lunedì 2 Marzo 1982, dichiarazioni con le quali il signor Canevari non solo la leso la dignità personale del presidente ma ha anche dimostrato la più assoluta incomprensione dei suoi doveri e delle sue responsabilità".

Quali le dichiarazioni "incriminate"? Ecco cosa ha scritto in proposito la "Gazzetta di Parma": "Per meglio comprendere la sconcertante vicenda, riandiamo all'edizione della Gazzetta di Parma di lunedì, nella quale, al termine della partita di Forlì, dove i crociati avevano conquistato un buon pareggio, il direttore sportivo Canevari aveva testualmente dichiarato al nostro Attilio Fregoso: "I presidenti vanno presi come sono, purtroppo non si possono scegliere e cacciare come gli allenatori". "La frase - proseguiva Fregoso - non è nostra ma è stata sentita nel comizio di fine partita".

In città la sorpresa è grande, qualcuno sottolinea come non esista neanche la certezza che quella frase sia stata pronunciata proprio da Canevari, ma Ceresini è inflessibile e tronca il rapporto con il d.s. piacentino. Sono in molti a pensare che il licenziamento sia avvenuto non tanto per lo specifico episodio quanto per il fatto che il presidente non è soddisfatto del lavoro svolto dal suo collaboratore, anche lui direttamente coinvolto nell'approntamento di una squadra troppo presto esclusa dai grandi obiettivi.

A sostituirlo arriva Riccardo Sogliano, personaggio di primo piano del calcio italiano. Nato ad Alessandria nel 1942, ex calciatore, arriva a Parma con una brillante esperienza anche come direttore sportivo. Tre stagioni al Varese, poi al Genoa, al Bologna (due anni) prima di approdare alla Roma, dove però non trova l'habitat congeniale alle sue caratteristiche e al suo modo di lavorare.

Come mai, si chiedono in tanti, un personaggio di questa caratura accetta il declassamento dalla A alla C1, per di più in una società in difficoltà, che non ha mai avuto un ruolo di qualche importanza nel calcio italiano?

In proposito, è interessante ascoltare dallo stesso presidente i particolari del "colpo": "Il campionato stava andando molto male, avevo bisogno di rientrare almeno in parte delle somme sborsate, con la vendita di qualche giocatore. In squadra c'era qualche elemento interessante come Pari, Orsi, Biagini, Allievi oltre ai giovani Aselli e Murelli. Per questo decisi di rivolgermi all'amico Luciano Moggi, divenuto direttore sportivo del Torino. In quel giorno si trovava a Coverciano e mi invitò a cena da Sabatini a Firenze per le 20:30 dell'indomani. Ci incontriamo puntualmente e noto, con sorpresa, che insieme con Moggi c'è Sogliano, appena licenziatosi dalla Roma. Con quest'ultimo avevo avuto una vivace discussione pochi mesi prima, relativamente alle comproprietà dei giocatori che la società giallorossa aveva passato al Parma nel quadro dell'operazione Ancelotti. Lui, naturalmente, aveva fatto il suo dovere, difendendo gli interessi della società: ma lo scontro era stato abbastanza duro. Comunque siamo lì, davanti al ristorante: Moggi mi garantisce che, dietro la presenza di Sogliano, non c'è alcun disegno segreto; si tratta di una semplice coincidenza. Si era incontrato casualmente con Sogliano, anche lui a Coverciano e non poteva non invitarlo a cena. Mi rendo conto della sincerità e dell'imbarazzo di Moggi - prosegue Ceresini - Sogliano mi allunga la mano, si scusa per quanto avvenuto e io faccio altrettanto con una cordiale stretta e l'incidente viene chiuso.

Cominciamo a mangiare e Moggi improvvisamente lancia la proposta a Sogliano: "Perchè non vai a Parma? E' una piazza dove si possono fare ottime cose, c'è un presidente in gamba". Per sei o sette volte Sogliano rifiuta. Non vuole declassarsi, finendo in C. Ma Moggi insiste: dobbiamo aiutare Ceresini, che si trova in difficoltà. E' troppo attaccato al calcio, dobbiamo dargli una mano. A questo punto, anch'io incalzo, finchè Sogliano, stretto da quel pressing, si alza e dice: lasciatemi un quarto d'ora di tempo. Vado a telefonare a mia moglie a Varese e torno". Intanto io pensavo: se faccio questo colpo, mi salvo, ritorno a godere il calcio. Di lì a poco, Sogliano ricompare e accetta. Mi si apre il cuore. Non chiede nessun contratto: solo una stretta di mano. E subito al lavoro".

La squadra termina al nono posto, con 31 punti.

Il nuovo d.s. non vede molto l'allenatore Danova e vorrebbe sostituirlo, ma Ceresini lo ha già confermato e rispetta l'impegno. Sogliano non insiste, ma non appare molto soddisfatto.


1982-1983 Il Parma cambia volto: di scena i giovani Pioli, Salsano, Aselli, Davin, Murelli, Pari e Berti.  Danova licenziato, gli subentra Bruno Mora

Sempre con Danova allenatore, Ceresini e Sogliano affrontano il campionato 1982/1983. Il direttore generale mette subito mano allo svecchiamento della squadra e va alla ricerca di giovani. Il movimento di giocatori è nutrito: partono Cecchini (Anconitana), Allievi (Fano), Matteoni (Savona), Paci (Alessandria), D'Agostino (Taranto), Montanini (Padova), Bulgarani (Legnano), Catellani (Vicenza). Non vengono riconfermati, in attesa di collocamento, Zuccheri, Toscani, Piccoli e Cesati.

Alla "vecchia guardia" si affiancano molte facce nuove, fra le quali alcuni ventenni. Sono il terzino David (Torino); il centrocampista Salsano (Sampdoria); l'attaccante Caruso ed il jolly Farsoni, entrambi dal Forlimpopoli; il difensore Albinelli (Alessandria).

Completano l'organico altri elementi di sicuro spicco, che infiammano la fantasia dei tifosi: il centravanti Barbuti (Taranto); il portiere Venturelli (Bari); il difensore Bianco (Mantova); gli attaccanti Bruzzone (Reggiana) e Mariani (Prato).

Nello "staff" tecnico è entrato frattanto anche "Gede" Carmignani, già portiere della Juventus e del Napoli, che fa da secondo a Danova, con l'incarico specifico di allenare i portieri.

La squadra cambia la sede del ritiro precampionato e inizia il ciclo di Tizzano, altra ridente località del nostro Appennino.

Le prime partite di campionato ridanno sostanza alle speranze degli sportivi: all'ottavo turno, il Parma è ancora imbattuto, secondo in classifica a due punti da Carrarese e Triestina. Al nono impegno, però, ecco il primo capitombolo, per 1-3 a Rimini, seguito da una pronta ripresa.

Alla fine del girone di andata, i crociato sono sesti, con 20 punti, distaccati di 5 dalla capolista Triestina.

Sogliano avverte la delicatezza della situazione, spinge su Danova e sui giocatori, che si impegnano e cercano di ridurre i margini di svantaggio: ma quando, alla 21a partita, l'undici locale non va oltre lo 0-0 in casa con la Spal, Sogliano convince Ceresini a licenziare l'allenatore.

A questo punto, con la promozione pressochè compromessa, Sogliano vuole tentare l'ultima carta e chiama Bruno Mora al posto di "pantera", che accetta molto male il provvedimento per lui "inaspettato e ingiusto".

Siamo alla vigilia di Carrarese-Parma, partita di estrema delicatezza, contro una delle "grandi" del girone.

Esordisce Stefano Pioli (classe 1965), elemento del vivaio locale, cresciuto proprio alla scuola di Mora. Un debutto difficile, anche perchè nei primissimi minuti, praticamente al primo intervento, sia pure un pò deciso, l'arbitro Pellicanò di Reggio Calabria estrae con severità eccessiva il cartellino giallo e ammonisce Pioli, limitandone almeno psicologicamente il comportamento successivo.

L'incontro si chiude negativamente per i crociati, sconfitti per 3-1.

Il nuovo allenatore Mora deve aspettare altre tre partite prima di poter provare la gioia della vittoria: gliela dà Barbuti segnando il gol decisivo contro il Rimini al "Tardini".

Ormai il campionato non ha più nulla da dire sul fronte della promozione: unico obiettivo resta il raggiungimento, almeno, del sesto posto, che consentirebbe la partecipazione alla futura Coppa Italia con le squadre di serie A e B.

Sembra che anche questo debba sfuggire, ma alla fine il Parma arriva proprio sesto, al termine di un girone di ritorno disastroso, nel quale conquista solo 14 punti.

Ma il piazzamento non soddisfa. Il pubblico ha progressivamente abbandonato il "Tardini". Qualche cifra. Alla partita con il Treviso (vittoria per 4-0) si registrano 1065 paganti; per Parma-Pro Patria (vittoria 2-0), 1065; per il derby Parma-Modena (sconfitta per 0-2), 2350 dei quali almeno la metà ospiti; e infine, per l'ultima partita con il Fano (1-1), 780 paganti!

Unica nota positiva di questo triste epilogo di campionato, il lancio di un giovanissimo: Nicola Berti (salsese, classe 1967), inserito come centravanti nella trasferta di Trieste e rivelatosi elemento di sicure doti.

Al "Grezar", Mora e Sogliano avevano tenuto in panchina Barbuti per far posto al "ragazzino": la dimostrazione più esasperata di una "politica" ritenuta l'unica in grado di poter garantire un futuro più sereno alla società, nella quale Ceresini continua a sobbarcarsi pesanti sacrifici. E i frutti arriveranno.

1983-1984 Perani parte alla grande, poi rallenta, prima del rush finale che riporta la squadra in serie b

E arriva la seconda promozione dell'era Ceresini in coincidenza con la prima della gestione Sogliano. La stagione precedente si è chiusa con risultati modesti, ma, almeno, la squadra ha acquisito il diritto a disputare la Coppa Italia con società di

A e di B, quindi con maggiori possibilità di qualificare l'immagine sociale ma, soprattutto, di poter contare su qualche incasso consistente, se il sorteggio si rivelerà amico. (E lo sarà, perchè nel girone del Parma verranno estratte per la A, l'Inter e l'Avellino, entrambe al Tardini).

Con grossi titoli sulla Gazzetta di Parma, Ceresini annuncia: "Non posso più fare pazzie, mi sono già impegnato per tre miliardi e non posso andare oltre". Mentre Sogliano incalza: "Tutti i giocatori sono in vendita: dobbiamo risanare il bilancio e ringiovanire l'organico". Le premesse, insomma, non sono esaltanti, ma proprio in questa estate del 1983 cominciano a farsi sentire gli effetti del "nuovo corso" instaurato dal direttore generale. Infatti, proprio nei mesi di luglio e agosto maturano diverse non irrilevanti novità.

Il Consorzio del prosciutto "rinforza" il suo contributo di sponsorizzazione, che non è grande cosa se preso a sé ma che rappresenta pur sempre un gesto di solidarietà e di appoggio, tanto più significativo se si tiene conto dello statuto dell'ente che non prevede espressamente interventi del genere. In cambio, Ceresini "apre" ai prosciuttai più appassionati e chiama alla vicepresidenza il cav. Nando Lori, già presidente del Felino e consigliere dello stesso Parma in epoca precedente, e Gino Manici. Anche in questa operazione si avverte lo zampino del direttore generale, che vuole veramente dare uno scossone ad una realtà ferma da troppi anni e pericolosamente bloccata su di un solo uomo, chiamato a sacrifici ingiusti e assurdi per mantenere in vita il calcio a Parma. Tutto questo mentre il pubblico mostra con segni evidenti di adattarsi malvolentieri a un ruolo così modesto della propria squadra.

Sogliano inventa anche un altro capitolo, nel quadro del rinnovamento in atto. Sempre in accordo con Ceresini, decide di rinunciare alla vecchia e pur gloriosa maglia crociata, per sostituirla con un'altra divisa più moderna, stilizzata, che nel contempo privilegi maggiormente il marchio dello sponsor. In altri tempi, le reazioni degli sportivi —specialmente di quelli meno giovani— sarebbero state roventi. Già trent'anni prima, il presidente principe Bonifazio Meli Lupi di Soragna aveva abbandonato la croce ("porta sfortuna", dicevano in tanti) per una nuova maglia in diverse versioni del giallo e del blu (i colori della città): si erano registrate polemiche e qualche anno dopo (1958) il rag. Pino Agnetti l'aveva ripristinata, in uno dei tanti momenti difficili della società, ottenendo vivi consensi. Con Sogliano, riecco il Parma in giallo e blu, una foggia che richiama un po' le tenute dei clubs sudamericani.

Più che a questo, comunque, l'attenzione degli sportivi è rivolta al nuovo Parma, ormai in fase di radicali cambiamenti. Poco importa se il nuovo trainer si conosce dopo che sono già state definite varie operazioni di vendita e di acquisto. Ceresini non vuole più sbagliare, cerca l'uomo giusto e Sogliano comincia una ampia ricognizione che richiede un congruo lasso di tempo. Primo interpellato è Fascetti, un giovane tecnico già al Varese, che il direttore generale gialloblù conosce molto bene, ma l'affare sfuma e si propongono tanti altri nomi (Bolchi, Magni, Roboni, G.B. Fabbri, Fogli,Perani; poi, anche Catuzzi e Orrico e perfino l'anziano Caciagli). Si va un po' per le lunghe e intanto Sogliano procede nelle vendite e nel ringiovanimento.

Il libero Biagini va all'Avellino e il centrocampista Pari alla Sampdoria: due giocatori in serie A (senza contare Orsi alla Lazio), non era mai capitato al Parma. Altre partenze: Albinelli (Bologna); Allievi (già in prestito, definitivo al Fano); Bulgarani (Legnano); Matteoni (Massese); Sabatini (Pro Patria); Tomassoni (Varese); Venturelli (Bari, poi Akragas); Larini (Reggiana), Bianco (Akragas); Paci (Lucchese).

Come si presenta il nuovo Parma? Vengono confermati tutti i "ragazzi" (Pioli, Murelli, Davin, Aselli, Berti, già utilizzati in prima squadra) con i "meno giovani" Barbuti, Mariani, Cannata, Stoppani. A completare i ranghi, molti e ben mirati gli acquisti: i portieri Dorè (Cagliari) e Gandini (Miglioranza Verona); un libero Panizza (Carrarese); i due difensori Bertozzi (Forlì) e Farsoni (Forlimpopoli); i centrocampisti Pin (dal Forlì, in comproprietà con la Juventus), Marocchi (Bologna), Di Pietropaolo (Lodigiani Roma); una punta (Frara, Pro Patria).

"Neanche stavolta sono riuscito a fare una squadra in economia", è il commento di Ceresini. Intanto si scioglie l'interrogativo dell'allenatore: è Marino Perani classe 1939, bergamasco, ex ala destra dell'Atalanta, del Padova e del Bologna oltre che della nazionale (con Edmondo Fabbri) e, successivamente, allenatore del Bologna, dell'Udinese, del Brescia e della Salernitana. Un tecnico giovane e moderno, che gode la fiducia di Ceresini e di Sogliano: si mette subito al lavoro e nell'ormai consueto ritiro precampionato di Tizzano prepara una stagione che si rivelerà piena di emozioni e di soddisfazioni.

Già il buon comportamento in Coppa Italia (addirittura un 1-1 con l'Inter!) convince anche gli sportivi più scettici della validità del nuovo complesso. Poi, in campionato, cinque vittorie iniziali consecutive (di cui 2 fuori casa) accendono immaginabili entusiasmi. Ceresini e Sogliano capiscono che l'occasione è buona per un ritorno in serie B e compiono un ulteriore sforzo, acquisendo l'attaccante Tiziano Ascagni, classe 1954, originario dell'Oltrepò (Voghera), un trequartista validissimo, giramondo, specialista in promozioni: ne ha già conquistate tre, l'ultima con la Triestina. Anche portafortuna, insomma: e lo sarà ancora una volta, previo importante contributo alla squadra nella quale stanno mettendosi in vista soprattutto i giovani, utilizzati in larga misura da Perani. Murelli, Davin, Pioli, Aselli, Salsano, Pin, Di Pietropaolo, Farsoni, viaggiano su una età media al di sotto dei 20 anni, mentre, dato il ruolo, si possono mettere sulla stessa linea i portieri Gandini e Dorè.

Lo spazio per gli anziani si riduce sempre più: fra l'altro, Cannata si infortuna gravemente a Legnano (seconda partita di andata) e chiude praticamente la carriera di calciatore, mentre l'impiego di Stoppani (sempre puntuale e positivo) non supera le 6-7 presenze. Si procede ormai in piena "linea verde" e il Parma sta per diventare un punto di richiamo per tutto il calcio italiano.

Unico neo, in quella irripetibile serie iniziale, le incomprensioni fra l'allenatore e Mariani, che trovano la loro esplosione più clamorosa a Rimini, dove, lasciato in panchina, il giocatore non gradisce molto l'immissione in campo al 67', dimostra un certo nervosismo e viene tolto all'80'. Un fatto che suscita discussioni e che, in qualche modo, trova un accomodamento anche grazie all'intervento del presidente e del direttore generale. Dapprima impiegato "a tempo limitato", poi reintegrato come

titolare fisso, Mariani si rivela uno degli uomini determinanti per la promozione. Ma Perani, l'anno dopo, appena se ne presenterà l'occasione, convincerà Sogliano a cederlo (dopo poche partite di campionato).

Parma a punteggio pieno, dunque, dopo cinque partite. A questo punto, arriva il Modena al "Tardini" e in uno stadio gremitissimo (12.500 spettatori, 130 milioni di incasso), il Parma frena: non va al di là di uno scialbo 0-0, dopo una partita dominata, incredibilmente, dalla paura. E' l'inizio del periodo più nero del campionato: infatti, nelle successive sette partite, nonostante l'inserimento di Ascagni, la compagine di Perani conquista solo 4 punti. Un incredibile black-out che finisce con il netto successo (3-0) sulla Rondinella, grazie alle reti di Salsano, Pin e Ascagni, tutte nel secondo tempo. Intanto, però, quella che si era profilata come una trionfale e agevole passeggiata si sta trasformando in una rischiosa lotta con una concorrenza ampia e agguerrita. La fine del girone di andata vede il Parma al terzo posto con 21 punti (in testa il Bologna con 23, seguito dal Brescia a 22 a pari punti con il Vicenza) e braccato anche da Reggiana e Spal a 20 e, a 19, da Modena, Ancona e Rondinella. Quando poi, nella prima di ritorno, la squadra di Perani perde malamente a Carrara (0-1), la situazione diventa drammatica, perchè i gialloblù, raggiunti da Ancona e Reggiana, si trovano distanziati di 4 punti dal Bologna e di 3 dal Brescia, preceduti anche da Vicenza e Spal (22).

Un'altra annata no? Sono in molti a temerlo, ma per fortuna, da questo momento, gli uomini di Perani compiono un vero e proprio miracolo. Restano da giocare 16 partite e su 32 punti ne conquistano ben 27, assicurandosi la testa del girone e, naturalmente, la promozione in serie B. Ma vale la pena soffermarsi su alcuni momenti di quella splendida marcia. Si confermano cavalli di razza pura i giovani (Pioli, già venduto alla Juventus; Murelli; Davin, Pin, Salsano, Aselli) mentre "esplode" Barbuti (15 gol in 16 partite) e Panizza, Mariani e Ascagni portano il peso della loro esperienza così come il portiere Gandini (una delle sorprese dell'anno: in porta sembrava dovesse giocare Dorè) si conferma come una sicurezza. Da ricordare con interesse le "spietate" vendette ai danni delle tre squadre che, nell'andata, avevano rifilato al Parma tre sconfitte "in stecca": Brescia, Fano (unico insuccesso casalingo) e Prato: a fronte delle tre batoste dell'andata, ecco altrettante vittorie, fra cui un 3-1 in trasferta a Fano. Zero punti allora, 6 punti poi. Una bella soddisfazione!

Ma il giorno in cui l'undici di Perani supera il Brescia (2-1), diretto concorrente alla promozione, tutta la tifoseria crociata ha un sussulto: a fine gara, Sogliano annuncia le sue dimissioni da direttore generale del Parma. Come mai? Che cosa è successo? L'interessato non appare molto loquace, si limita a dire che ritiene di avere ripristinato una struttura valida e che quindi il suo compito è finito.

Naturalmente si scatena una vera e propria campagna all'insegna della simpatia nei confronti di Sogliano. A tutti i livelli si interviene per convincerlo a desistere dal proposito: sportivi, giornalisti, autorità, sono tutti per lui, insieme con Ceresini che mette in gioco tutto il peso, anche affettivo, del suo ruolo per far rientrare le dimissioni. Per fortuna, Sogliano — toccato da tutte quelle manifestazioni di solidarietà — decide di restare. ? un sollievo per tutti.

Più tardi, il direttore generale confesserà che si era trattato di un momento di "nostalgia", di un pensiero alla serie A nella quale ambiva ritornare e nella quale avrebbe anche sicuramente trovato sistemazioni di notevole prestigio.

Miraggio di più cospicui guadagni? Pare proprio di no: e lo stesso presidente Ceresini porta molti elementi a suffragio di questa tesi. "Con Sogliano non abbiamo mai parlato di stipendi, di premi, di indennità di nessun tipo. Non esiste un contratto. C'è solo una grande, infinita stima reciproca ed una amicizia che supera i livelli consueti: se mi è consentito, siamo come due fratelli, parliamo anche delle nostre cose personali e ci consigliamo su tutto. Sogliano è un uomo eccezionale e Parma gli deve davvero molto. La stretta di mano al Sabatini di Firenze ha suggellato un sodalizio che continua ancora".

Ma rieccoci al campionato 1983-84 e al Parma lanciato nella sua irresistibile marcia. Anche gli avversari, però, vanno spediti e si arriva alla terz'ultima partita con queste posizioni di vertice: Bologna e Vicenza 43; Parma 42. Tutti gli altri sono ormai "out". Il calendario riserva, con maligna casualità, lo scontro diretto fra i biancorossi veneti e i gialloblù, allo stadio "Menti".

Un autentico spareggio-promozione: solo vincendo il Parma può ritenersi promosso. Oltre ventisettemila spettatori (diverse migliaia anche da Parma) per un incasso che sfiora i 300 milioni.

Nel Parma, l'allenatore Perani mette in campo come terzino destro Stoppani che, già all'andata, aveva inesorabilmente bloccato il temutissimo fromboliere avversario Rondon. Sempre assente Pin, il suo posto è preso da Marocchi: e proprio quest'ultimo, subito in avvio, porta in vantaggio i gialloblù anticipando di testa il portiere Petrovic. Il Parma gioca bene, appare molto più fresco dell'avversario, ma al 39' viene raggiunto su rigore, trasformato da Nicolini.

Tutto dunque affidato alla ripresa: le cose sembrano mettersi male quando, al quarto d'ora, Panizza sciupa un calcio di rigore. Il momento è delicato, si temono i contraccolpi psicologici di un errore così importante, ma il Parma riprende a macinare gioco e coglie i frutti, torna in vantaggio al 70' con una perfetta deviazione di testa di Mariani. Avversari letteralmente in barca, trafitti poi altre due volte da Barbuti, la seconda su penalty. Quattro a uno per il Parma, dunque, e stadio Menti ancora portafortuna.

Mancano due partite alla conclusione e tutto, in teoria, potrebbe accadere: ma la realtà non tradisce le previsioni più logiche e più belle per gli appassionati gialloblù. Arriva dunque l'Ancona, come penultimo impegno, e il Tardini presenta l'aspetto delle migliori occasioni (quasi 13 mila spettatori, con incasso superiore ai 100 milioni). Barbuti sigla un altro capolavoro segnando in acrobazia nel primo tempo: poi, la partita procede senza scosse, intelligentemente controllata dai padroni di casa che cercano sì il gol della sicurezza ma non si scoprono più di tanto, ad evitare sgradite sorprese.

Facile immaginare l'atmosfera nella quale si prepara la trasferta a Sanremo decisiva per la promozione del Parma. Tutti sono mobilitati, l'occasione è troppo bella, tanto più che si può abbinare il fatto sportivo ad una bella gita nella "perla" della riviera di Ponente.

Si organizzano pullman a prezzi modici, molti andranno con mezzi propri; qualcuno, più "in", usufruirà addirittura dell'aereo privato. A Sanremo non ci sono aeroporti: bisogna atterrare a Albenga (un piccolo scalo fra le montagne) e poi raggiungere lo stadio in automobile, percorrendo altri 60 km. Comunque, si va con tutti i mezzi.

A metà settimana, però, da Sanremo rimbalza una notizia che frena qualcuno: lo stadio locale non può contenere più di 5 mila persone, per cui, in teoria, esiste il pericolo di non trovare posto.

Un po' questo, ma soprattutto il tempo inclemente della domenica fanno sì che ci sia spazio per tutti. La giornata è da tregenda: la riviera è implacabilmente battuta da una pioggia torrenziale, e da un forte vento, la temperatura autunnale: a pochi km di distanza, appena al di là del confine con la Francia, a Montecarlo, il G.P. automobilistico di formula 1 viene rinviato prima ancora di iniziare.

Gli spalti del piccolo stadio sanremese, ad Arma di Taggia, prima della grande curva che immette nel centro, sono gremiti di parmigiani. La presenza locale praticamente non esiste. Il campo sembra più una risaia che un terreno da calcio.

L'arbitro Frigerio di Milano (infelice protagonista del derby di Reggio, qualche domenica prima) comincia male, annullando, per fuorigioco discutibile, una rete di Ascagni. Ma di lì a poco ci pensa Pioli, con un'accorta e anche fortunosa deviazione di ginocchio, a segnare il gol che riporta il Parma in B. ? anche il più bel saluto alla tifoseria locale, prima del grande balzo con la Juventus.

Alla fine, naturalmente, pacifica invasione di campo e grande entusiasmo. Poi, il lento, interminabile viaggio di ritorno. Anche a Parma infuria il maltempo (uno degli aerei privati proveniente da Albenga non può atterrare per il forte vento e viene dirottato a Bologna) e persino il consueto rituale delle feste per le strade cittadine viene un po' annacquato. Comunque, Parma di nuovo in B. A questo punto, dalla fine della guerra (1945), il conto delle promozioni sale a quattro (1954, 1973, 1979, 1984) e compensa quello delle retrocessioni (4 anch'esse: 1949, 1965, 1975, 1980).

1984-1985 Un campionato maledetto, il Parma resta sempre in coda inutile l'arrivo del mister Carmignani, si retrocede!

Raggiunta nuovamente la serie B, Ceresini, in stretta collaborazione con Sogliano e Perani (riconfermato), affronta le insidie del nuovo campionato. La situazione finanziaria non è brillante, anche se — grazie alla nuova politica legata all'arrivo di Sogliano — non appare più disastrosa come qualche anno addietro: non ci fossero state tante infauste gestioni fra il 1976 e il 1982, le cose sarebbero sicuramente messe in modo diverso, le preoccupazioni minori. Si completa anche lo staff amministrativo con un segretario ?di ruolo?: Sergio Canuti, proveniente da Salerno.

L'impegno verso gli sportivi è quello di ottenere una dignitosa salvezza. Invece si registra un'altra annata disastrosa, nella quale si sommano errori, incomprensioni, contraddizioni. Accadono, nell'arco di dieci mesi, episodi perfino incredibili, tutti in negativo ovviamente. Il Parma arriva penultimo, con 26 punti, a nove lunghezze dalla quota salvezza, dopo che la fine del girone di andata lo ha visto addirittura fanalino di coda. Ebbene: dopo un comportamento così deludente, molti giocatori trovano sistemazione in serie A e B: una delle tante contraddizioni di una stagione dalle realtà paradossali.

Così come nell'anno precedente, due giovani gialloblù finiscono in serie A: Pioli alla Juventus e Salsano alla Sampdoria. Spira aria nuova nella città. Molte le richieste anche per Aselli, che però resta. Della squadra promozione, se ne vanno, ad eccezione di Ascagni (Brescia), elementi di secondo piano come Di Pietropaolo (Lucchese), Bertozzi (Vicenza) e Frara (Pro Patria). Rimangono i tre ?riscattati? Davin (Torino), Marocchi (Bologna), Panizza (Carrarese), insieme con Gandini, Dore, Farsoni, Barbuti, Murelli, Mariani e Stoppani. A fine campionato, Sogliano dirà: ?Ho sbagliato nel non vendere tutti i giocatori richiesti, nel non rifare ex novo la squadra. In tale modo, abbiamo perduto in soldi e in immagine?.

Per completare l'organico a disposizione di Perani molti gli acquisti: Bruno (Juventus), Benedetti (Torino); Bonetti (Brescia), Burgato (Spal), Fermanelli (Palermo); Macina (Arezzo). Del Nero (Carrarese) e Coppola (Padova). Tutti elementi giovani, ritenuti in grado di assicurare un onorevole campionato.

Fra l'altro, le cose sembrano essere andate abbastanza bene anche sotto il profilo economico: la ?Gazzetta di Parma? pubblica uno ?specchietto? dal quale risulta che, fra introiti per le cessioni e spese per gli acquisti, la Società ha chiuso con oltre un miliardo di attivo. Una cifra destinata a diventare più cospicua (e di molto) perchè, quando ancora il campionato non si è aperto, ben quattro fra i nuovi vengono a mancare alla ?rosa? gialloblù.

Bonetti (valutato 650 milioni per la comproprietà) acquistato dalla Juventus che lo vuole ?provare? in B, dopo avere dato la parola a Sogliano, preferisce trasferirsi al Genoa (ne nasce anche un ?caso? che finirà davanti alla Magistratura sportiva); Coppola (600 milioni in comproprietà) non ?lega? con Perani, che lo tiene in panchina per provare l'accoppiata Barbuti-Macina, e preferisce andarsene a Catania (con grande rammarico da parte di Sogliano che vede molto bene l'ex patavino, autore nell'annata precedente di nove reti, senza rigori); Del Nero (450 milioni in comproprietà), dopo aver siglato la rete della vittoria gialloblù a Como in Coppa Italia, fa sapere di non trovarsi neanche lui in sintonia con il tecnico e ritorna alla Carrarese.

E non è ancora finita perché, di li a poco, anche Burgato (prestito) se ne torna al paesello, riducendo ancora più gli effettivi della ?rosa?. A questo punto, l'utile della società – sempre prendendo per buone le cifre sopra indicate – sale a oltre due miliardi e mezzo, destinati però ad assottigliarsi sensibilmente, come vedremo.

Mentre maturano e vengono a infelice soluzione tutti questi ?casi?, la squadra disputa un ottimo girone di Coppa Italia, qualificandosi per gli ottavi (nei quali eliminerà clamorosamente la Roma, facendosi poi mettere fuori nei quarti dalla Fiorentina).

Il campionato si preannuncia più pericoloso, anche per un calendario ?non amico?, che riserva ai gialloblù ben quattro trasferte nelle prime sei gare. Esordio a Bari, dove la squadra di Perani si batte bene ma è sconfitta per 2-0, con due calci di rigore concessi ai baresi dall'arbitro romano Baldi, il primo dei quali suscita qualche perplessità. E proprio per gli arbitri, nel campionato 1984-85, scatta una novità inizialmente molto discussa ma poi divenuta fatto acquisito, sia pure dopo consistenti modifiche: la designazione, non più per scelta dell'organismo di categoria, ma attraverso il computer.

Emergono subito elementi di perplessità, anche in relazione ai pericoli che certe scelte possano innescare, in un mondo nel quale basta un niente a scatenare teppismo e violenza, pericolose micce. Proprio il caso del Parma costituisce pressante richiamo a quelle modifiche poi sollecitamente introdotte. Infatti, dopo la sconfitta di Bari, il sorteggio arbitrale riserva ai gialloblù, impegnati in casa con il Perugia, lo stesso Baldi di Roma: in altre sedi, riproporre colui che otto giorni prima ha ?causato? (si sa come ragionano i tifosi...) la sconfitta della propria squadra, equivarrebbe a una vera e propria provocazione. Se ne rendono conto anche in alto loco e il meccanismo del sorteggio subisce opportuni e radicali correttivi. Intanto, il Parma non va oltre lo 0-0 con il Perugia (e Baldi se la cava bene): perde a Taranto (1-2) e in casa con il Pisa (1-3).

Ceresini e Sogliano, che hanno già avvertito i segni di una preoccupante debolezza, cercano di correre ai ripari. Primo acquisto, la mezz'ala Facchini dal Bologna, buon elemento, pagato profumatamente, che esordisce (4a gara) a Trieste. La squadra gioca bene, ma è ancora sconfitta (0-1, gol di Romano), mentre batte alle porte un'altra trasferta a Catania: qui, Panizza e compagni danno segni di ripresa, cogliendo uno strameritato pareggio (1-1), grazie alla prima rete messa a segno in campionato da Macina. In questa trasferta, il presidente Ceresini accusa un aggravamento dei suoi disturbi cardiaci e per fortuna supera, alla vigilia della gara, una preoccupante crisi: rientrato, viene ricoverato in ospedale e successivamente sottoposto a Ginevra ad un serio intervento per l'applicazione di by-pass.

? il figlio Fulvio, nell'intervallo, ad affiancare Sogliano, il quale tenta disperatamente ogni carta per uscire dall'impasse (dopo sei partite, la squadra è ultima, assieme al Cagliari, con soli due punti, a meno sei in media inglese). Perfeziona un'operazione già avviata con il presidente, che resterà come una delle poche ?trombature? della sua carriera: acquista la mezza punta Bertoneri, dall'Avellino, elemento già affermatosi in serie A con il Torino e poi nella squadra irpina. Dovrebbe rappresentare l'uomo in più, per una squadra carente soprattutto dalla metà campo in avanti.

Lo paga 900 milioni: Bertoneri arriva a Parma in difetto di preparazione, ma recupera. Schierato nell'ultima parte della gara interna con il Monza, collabora in modo concreto alla prima vittoria dei gialloblù propiziando fra l'altro, con un perfetto cross, il gol vincente di Barbuti. Si vede: non è ancora del tutto pronto e anche nella successiva trasferta di Bologna (un 1-1 che riapre le speranze degli appassionati parmigiani) l'ex avellinese viene utilizzato part-time, in attesa di un impiego ?totale?. Il giocatore, però, fatica più del previsto a raggiungere la forma piena e Perani non se la sente di bruciarlo dall'inizio: il rendimento non giustifica certo l'ingente spesa, ma si spera... nel domani.

Si va avanti così per qualche domenica, finchè il giocatore scompare da Parma. Nessuno sa dove sia finito. Sogliano riesce finalmente a ristabilire il contatto, gli parla come sa fare lui, ma capisce che il carattere dell'uomo è labile, difficile, refrattario alle reazioni di orgoglio. Lo lascia al suo destino: in estate lo cederà per 450 milioni al Perugia. I movimenti in casa gialloblù non si fermano però qui. Avvalendosi di una amicizia personale, che pure lo costringe a smentire le sue ben note teorie sulle preferenze per i giovani, Sogliano mette a disposizione di Perani anche l'anziano Damiani (ex Juventus, Milan, Napoli).

Forse, un uomo di esperienza come lui, può dare un reale contributo ad una squadra in crisi di personalità e di fiducia. E Damiani riesce a far sentire la propria presenza, con qualche gol e, soprattutto, con tanti consigli. Ma un infortunio a Roma (durante la partita di Coppa Italia con i giallorossi) lo toglie definitivamente di scena. Annata balorda, in tutti i sensi, come si vede. Ha sbagliato perfino Sogliano.

Il deludente procedere del campionato accentua anche i malesseri interni. Perani non ?vede? Murelli e Davin, che formano una coppia di terzini a suo giudizio troppo bassi di statura al confronto di attaccanti avversari molto atletici: li schiera (soprattutto Murelli) sempre più saltuariamente, preferendo Farsoni. Sogliano non è d'accordo: ritiene il ?piccolo? terzino destro validissimo nella marcatura a uomo (?Se si dovesse marcare Platini, dice, nessuno saprebbe fare meglio di Murelli?), ma non vuole creare altri motivi di polemica e lo cede all'Avellino, facendo arrivare dalla Massese quel Mussi di cui si sentirà spesso parlare.

Perani lo utilizza subito, fra i consensi del pubblico. Purtroppo, anche Mariani accusa sintomi di... saturazione a Parma: forse riemergono le vecchie incomprensioni con il ?mister?, forse incidono altre motivazioni, fatto sta che a novembre anche la scattante ala destra lascia i gialloblù ed emigra a Livorno, in C1.

In questo clima, la squadra va letteralmente a rotoli. Nelle otto partite successive alla prima vittoria contro il Monza, e al pareggio di Bologna, il Parma conquista solo tre punti (fra l'altro perde in casa con Empoli e Lecce...) e così, dopo 16 gare, si ritrova all'ultimo posto con soli 8 punti, a quattro lunghezze dai penultimi Cagliari e Campobasso e a sei dalla zona salvezza.

La sorte di Perani è segnata: l'allenatore della promozione viene liquidato e alla 17a partita in panchina esordisce ?Gede? Carmignani, per il quale si crea subito un ?caso? regolamentare: non possiede il cartellino di allenatore di 1a categoria e deve chiedere una deroga, che gli viene concessa a tempo determinato.

Il nuovo trainer non interrompe però la serie nera, che continua a Varese con un'altra sconfitta per 2-0. Carmignani tenta di cambiare qualcosa, alla ricerca di un recupero difficile ma non ancora impossibile.

Comincerà utilizzando a tempo pieno il giovanissimo Berti (che nel frattempo si è trasformato da centravanti in ottimo centrocampista) e cerca di dare altri stimoli ai giocatori in evidente crisi morale. Seguono due onorevoli pareggi, in casa con il Cesena e a San Benedetto del Tronto (entrambi per 1-1), e così si conclude il girone di andata con i gialloblù all'ultimo posto, a soli 10 punti mentre la salvezza sarebbe a 16. Si gira, con il Bari al Tardini. C'è da cancellare il 2-0 dell'andata, ma soprattutto bisogna ripristinare l'appuntamento con la vittoria che manca dall'ormai lontana settima partita (1-0 con il Monza).

La squadra di Carmignani mostra maggiore spigliatezza e determinazione: una vittoria sui pugliesi, ormai in odore di promozione (sono secondi dietro il Pisa) potrebbe avere un'importanza maggiore anche dei due punti in palio. Arbitra Pezzella di Napoli, che al 20' concede un giusto rigore agli ospiti. Bivi però sbaglia calciando fuori e il Parma trae ulteriore spinta, andando in gol con Pin, e chiudendo il primo tempo sull'1-0.

Nell'intervallo, cala sullo stadio una nebbia piuttosto fitta: un fenomeno consueto, in febbraio a Parma, ma Pezzella viene dal caldo sole del golfo partenopeo e fa trascorrere per intero il quarto d'ora d'intervallo, anche se il regolamento gli consentirebbe di ridurlo. Quando rientra per la ripresa, la visibilità è scarsa, ma decide di continuare. I gialloblù si portano sul 2-0 con una rete di Lombardi e di lì a poco fissano il 3-0 con una prodezza di Berti, che parte da metà campo e arriva tutto solo davanti a Imparato battendolo senza scampo.

Inutili le reiterate proteste dei baresi, che chiedono la sospensione della gara: Pezzella dice di vederci e prosegue. Finalmente, ecco il triplice fischio di chiusura. Le squadre rientrano negli spogliatoi e così si appresta a fare l'arbitro che, nel tragitto dal campo, viene avvicinato dall'allenatore barese Bolchi il quale gli fa osservare che ha fischiato la fine quasi 3' prima del 90'. Il direttore di gara si consulta con i guardalinee, accerta che effettivamente ha anticipato la chiusura e richiama le squadre in campo per disputare la... coda. I baresi oppongono qualche difficoltà (?Siamo già sotto la doccia? e altre cose del genere); si perdono minuti; l'arbitro con i capitani controlla la visibilità e decide che... non ci si vede e pertanto dichiara la partita sospesa. Tutto da rifare. Partita nulla anche per il Totocalcio.

Una vera e propria truffa per il Parma, che si vede derubato in quel modo della seconda vittoria del campionato: tutta la stampa nazionale stigmatizza il comportamento di Pezzella (uscito indenne dal Tardini dopo la... prodezza), ma la partita non è valida.

Viene ripetuta la domenica successiva e, per fortuna, il Parma vince ancora, per 1-0, grazie ad un gol di Facchini a 8' dalla fine. Ma gli strascichi della gara sospesa si prolungano: l'ingiustizia è stata troppo palese perché la si possa frettolosamente archiviare. Pezzella non subisce alcuna censura da parte della sua organizzazione: dopo due domeniche, riprende ad arbitrare, come se nulla fosse accaduto. Un fatto ?strano?, comunque, si registra quando, verso la fine del torneo, chiamato a dirigere Fiorentina-Parma di Coppa Italia per i quarti di finale, lo stesso arbitro accusa un infortunio in allenamento e si dichiara indisponibile. Dal febbraio 1985 e fino alla conclusione del campionato 1986-87, Pezzella non dirigerà più incontri in cui sia impegnato il Parma. Solo ?colpa? del sorteggio?

Superato l'infuocato episodio, il Parma segnala qualche sintomo di ripresa e disputa alcune gare di ottimo livello (pareggio in casa del capolista Pisa e a Genova; successo sul Bologna), ma il risultato finale è infausto: penultimo posto e retrocessione con Cagliari, Varese e Taranto, mentre Pisa, Lecce e Bari, vanno in A.

Ma proprio per tutto l'iter del torneo ci sono complicazioni in casa gialloblù. L'ultima, non meno assurda di altre cui abbiamo fatto cenno, riguarda la guida tecnica della squadra. Scaduta l'autorizzazione temporanea di Carmignani, il Parma fa ricorso ad un allenatore regolarmente diplomato, l'ex comasco Flaborea. Discorso chiuso, quindi, ma solo apparentemente perché, chissà da dove, piove sui tavoli federali un'altra denuncia secondo la quale Carmignani avrebbe continuato a svolgere la sua consueta attività, sempre presente anche nelle dichiarazioni del dopo-partita.

Un fatto insignificante, tanto più in presenza di una squadra da mesi condannata alla retrocessione. Ma il rigore dei regolamenti si abbatte implacabile ancora una volta sulla società e Flaborea e Carmignani vengono squalificati per un lungo periodo.

E' l'ultima pagina di un campionato maledetto.

 

Novara-Parma 1980-81

 

 

I BOYS esibiscono il primo striscione conquistato (fine anni '70), si tratta di Venceremos del Como. Notare il terzo ultras da destra con la maschera antigas. Venceremos fu poi barattato nel 1980 a Novara con lo striscione storico Forever Ultras dei reggiani.

 

 

Anni '80, serie di stemmi CUS